Una maratona per evitare futuri blackout, e l'atomo non è da escludere

L’energia torna di prepotenza sui banchi del Consiglio nazionale la prossima settimana. Dopo lo scampato pericolo di un’eventuale penuria (in realtà il rischio non si è mai percepito in questi mesi), il Parlamento deve ora garantire la corrente anche a lungo termine e su base solide.
Per farlo, i consiglieri nazionali inizieranno lunedì pomeriggio un dibattito fiume che si concluderà solo mercoledì. I deputati avranno tre giorni di tempo per discutere la «Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili».
Dipendenza dall'estero
Questo atto mantello – che il Consiglio degli Stati ha già iniziato a trattare lo scorso settembre - riunisce le revisioni della legge sull’energia e quella sull’approvvigionamento elettrico. E dovrebbe entrare in vigore non prima del 2025, referendum permettendo.
Ma di cosa si tratta? La legge mira a limitare la dipendenza energetica dall’estero. Per farlo, la Confederazione è chiamata a potenziare fortemente la produzione di energia «verde». Le grandi installazioni rivestiranno un interesse nazionale e potranno essere realizzate mediante procedure accelerate, tenendo tuttavia conto della tutela del paesaggio.
Oltre alle centrali idroelettriche ad accumulazione (che permettono di garantire l’approvvigionamento elettrico nei mesi invernali), Berna dovrà anche creare le condizioni favorevoli per un rapido potenziamento dell’eolico e del fotovoltaico. Settimana prossima si parlerà in parte anche di quest’ultimo ambito, anche se la cosiddetta «offensiva solare» è stata separata dalla legge in discussione. Oggi tutti sono concordi nel voler sviluppare le energie rinnovabili. Le opinioni divergono però sugli obiettivi e sui limiti, con i «senatori» che hanno deciso di spingersi ben oltre quanto prospettato dal Consiglio federale. Ora spetterà alla Camera del popolo scegliere quale strada seguire e quali modifiche proporre.
Obiettivi ambiziosi
Diversamente dal progetto governativo, la produzione annuale di elettricità da energie rinnovabili - esclusa la forza idrica - dovrebbe raggiungere almeno 35 terawattora (TWh) nel 2035 e almeno 45 TWh nel 2050, invece dei valori previsti dall’Esecutivo (rispettivamente 17 TWh e 39 TWh). A titolo di paragone, il diritto vigente impone di raggiungere una produzione indigena media di almeno 11,4 TWh nel 2035.
Per quanto riguarda invece l’energia idroelettrica, il Consiglio degli Stati vuole raggiungere una produzione annuale di almeno 37,9 TWh (+0,5 TWh rispetto al progetto del Governo) entro il 2035 e di almeno 39,2 TWh (+0,6 TWh) entro il 2050. Questi obiettivi, seppur ambiziosi, dovranno essere vincolanti.
Importanza nei mesi freddi
Un altro punto critico riguarda l’importazione netta di elettricità nel semestre invernale (dal primo di ottobre al 31 marzo): per i «senatori» non potrà superare il valore indicativo di 5 TWh, ma il Consiglio nazionale potrebbe invece proporre l’introduzione di una quota.
Nel frattempo, sempre su questo tema, è stata lanciata l’iniziativa popolare «Ogni chilowattora indigeno e rinnovabile conta», per sviluppare in modo rapido le fonti rinnovabili indigene, in particolare per non dipendere dalle importazioni durante i mesi invernali. Se queste importazioni dovessero superare una certa soglia, Berna dovrebbe prendere provvedimenti per aumentare la produzione: l’interesse nazionale per la costruzione, l’ampliamento o l’autorizzazione di impianti e di altre infrastrutture che ricorrono a energie indigene rinnovabili dovrà così avere la precedenza su altri aspetti. Ad esempio quelli ambientali.
I promotori dell’iniziativa, in questo modo, vogliono tenere alta l’attenzione affinché non ci siano cedimenti, anche perché il rischio di referendum sulla legge attualmente discussa in Parlamento è elevato. Ad esempio da parte dalle associazioni a difesa della natura.
Protezione dell'ambiente
Uno dei possibili limiti di questa legge è infatti l’utilizzo del territorio. In futuro l’approvvigionamento energetico non dovrà essere garantito a scapito della protezione dell’ambiente e della tutela del paesaggio.
Una parte preponderante della discussione riguarda i biotopi. Il Consiglio nazionale – a differenza degli Stati–potrebbe infatti mantenere il diritto vigente secondo cui nei biotopi d’importanza nazionale «non sono ammessi nuovi impianti per l’impiego di energie rinnovabili». Lo scorso settembre, invece, i «senatori» avevano lasciato la porta socchiusa, abolendo la protezione assoluta di questi biotopi.
Qualora si andasse alle urne, eventuali allentamenti in merito alla protezione dei biotopi e di alcune riserve (ad esempio per gli uccelli) avrebbero però poche possibilità di essere approvati dal popolo.
Un altro punto controverso e molto dibattuto riguarda i deflussi residuali minimi, ovvero la quantità d’acqua minima che deve rimanere nei fiumi: i «senatori» avevano deciso di mantenere le disposizioni attuali. Una possibilità era di sospendere le disposizioni fino al 2035 per sfruttare maggiormente l’acqua per produrre energia. Il rischio è però di mettere a repentaglio una serie di faticosi compromessi: i pescatori, in passato, su questo aspetto avevano lanciato un’iniziativa popolare (denominata «Acqua Viva», poi ritirata a favore di un controprogetto indiretto). Si parlerà inoltre di geotermia, riduzione dei consumi individuali e sostegni finanziari.
L'atomo non è da escludere
Nella nuova legge potrebbe però anche tornare d’attualità l’atomo. Attualmente non sono rilasciate autorizzazioni di massima per la costruzione di centrali nucleari. Alcuni deputati dell’UDC vorrebbero però introdurre nella legge la possibilità di costruire reattori a determinate condizioni. Ad esempio, tramite la concessione di autorizzazioni generali per la realizzazione di centrali nucleari di terza generazione. Oppure escludendo dal divieto «le centrali nucleari intrinsecamente sicure».