Vail Resorts, tutto bene? «Per Andermatt e Crans-Montana spese cifre folli»

L'eldorado degli americani? Sì, ma attenzione. Dopo aver riferito del boom di richieste, da parte di acquirenti statunitensi, per Andermatt, il Blick entra nel merito o, meglio, a gamba tesa: secondo l'investitore Taylor Schmidt, scrive il quotidiano zurighese, Vail Resorts ha pagato una cifra spropositata per mettere le mani sulle stazioni sciistiche di Andermatt, nel canton Uri, e Crans-Montana, in Vallese. Per il pacchetto di maggioranza (55%) della Andermatt-Sedrun Sport AG, per intenderci, il colosso americano ha sborsato 155 milioni di franchi. Peccato che, secondo Schmidt, il comprensorio sciistico abbia generato un utile di appena 2,6 milioni di dollari. Tradotto: il prezzo di acquisto ha superato di 60 volte l'importo citato. Solitamente, nel settore gli investimenti tendono a fluttuare fra 6 e 12 volte i profitti. Il Blick, leggiamo, parla con cognizione di causa avendo avuto accesso a un rapporto di 88 pagine in cui sono stati elencati tali eccessi.
Schmidt, tramite la sua società di investimenti Late Apex Partner (LAP), vanta una partecipazione in Vail Resorts. L'accordo per Andermatt, a suo dire, è un disastro per gli azionisti. O, meglio, per alcuni azionisti. Altri, invece, si sfregano le mani: l'ex proprietario, l'imprenditore egiziano Samih Sawiris, a suo tempo legato anche al club hockeistico dell'Ambrì Piotta, ha mantenuto una partecipazione del 40%. Non solo, ha imposto una condizione strategica: oltre il 70% della cifra investita da Vail per assicurarsi gli impianti va reinvestito nella destinazione sciistica urana. La classica situazione win-win per Sawiris, dal momento che qualsiasi miglioria agli impianti automaticamente fa aumentare il valore dei numerosi progetti immobiliari che ha portato e sta portando avanti l'imprenditore egiziano.
A Crans-Montana, per contro, la situazione è perfino peggiore. L'ex proprietario degli impianti, infatti, ha lasciato un'eredità pesante. Secondo il rapporto curato da LAP, Vail ha pagato quasi 141 milioni di dollari per un utile operativo di appena 5 milioni. Un affare, insomma, solo per chi ha venduto, il miliardario ceco Radovan Vitek, che per anni di investimenti per migliorare la stazione sciistica non ne ha voluto sapere. Nel 2023, Vail Resorts ha promesso di investire 30 milioni di franchi svizzeri in cinque anni a Crans-Montana. Quest'anno, 4 milioni saranno spesi per l'innevamento. Sarà una sfida difficile per gli americani: le strutture più recenti hanno circa dieci anni. Molti impianti di risalita e funivie, addirittura, hanno tra i 30 e i 60 anni. Alcuni operatori del settore non credono ai loro occhi. Per molti, Vítek non avrebbe dovuto ricevere più di un franco simbolico, visti i colossali investimenti necessari per aggiornare il comprensorio sciistico.
Contattati dal Blick, i dirigenti di Vail Resort non hanno voluto commentare direttamente le esorbitanti somme spese per acquisire i due resort svizzeri. «Siamo convinti che Andermatt-Sedrun e Crans-Montana abbiano opportunità di crescita uniche dopo la nostra acquisizione e il nostro investimento» si è limitato a dire il responsabile stampa del gruppo americano, John Plack. Agli occhi di Schmidt, i risultati delle acquisizioni delle due stazioni sono tutt'altro che soddisfacenti. Secondo lui, gli azionisti potrebbero addirittura subire una perdita di capitale di circa 180 milioni di dollari. «Per noi è incomprensibile che il management dedichi le sue energie alla costruzione di un impero quando ci sono chiari segni di negligenza operativa proprio in Nord America».
Vail Resorts è sotto pressione a causa dei dati di crescita poco incoraggianti. L'anno scorso, la società è riuscita ad aumentare le vendite solo aumentando i prezzi. Le vendite dell'Epic Pass, il cuore del suo modello di business, sono leggermente diminuite. Questo pass, ricordiamo, dà accesso a 42 località del gruppo e a un numero analogo di località partner. Per il momento, però, i due domini svizzeri frenano la redditività del gruppo. Eppure, Vail ha cercato a lungo di affermarsi in Europa per guadagnare quote di mercato. Una strategia che Schmidt ritiene sbagliata: «A mio avviso, il vero potenziale di crescita a lungo termine per Vail è diventare il leader mondiale dei pacchetti multistazione. Il concorrente Alterra lo sta già facendo molto bene, mentre Vail ha ancora molto da imparare».
Dal 2019, Vail ha investito quasi due miliardi di dollari nei suoi resort, comprese le acquisizioni in Svizzera. Tuttavia, il rapporto LAP sottolinea che i risultati finanziari tardano ad arrivare. Anzi, non ci sono del tutto. A detta di Schmidt, c'è un modo semplice di valutare la situazione: «Il prezzo delle azioni rimane il miglior indicatore della performance». E non si può negare: il valore di Vail si è quasi dimezzato in tre anni. Agli occhi di Schmidt è chiaro che «i problemi risiedono nell'attuale management». In questo senso, ha chiesto che l'amministratrice delegata di Vail Resort, Kirsten Lynch, venga sostituita e che la strategia del gruppo venga riorientata sull'esperienza del cliente. L'investitore ha già espresso le sue critiche in due lettere alla direzione del gruppo.
Vail Resorts, dal canto suo, ha difeso la sua strategia: a suo avviso, i risultati finanziari ne dimostrano l'efficacia. Vail Resorts gode di una solida posizione di cassa rispetto ai suoi concorrenti nel settore del turismo e del tempo libero. Concentrandosi sulla gestione dei propri resort, Vail sostiene di avere un maggiore controllo sull'esperienza dei clienti. «Grazie ai dati in nostro possesso come azionista di maggioranza, possiamo investire in modo più mirato e diretto nei nostri domini e nella soddisfazione dei visitatori» ha ribadito Plack. Come finirà, dunque, questo braccio di ferro? Staremo a vedere.