Turismo

Viaggi negli Stati Uniti: «Cittadini svizzeri, attenzione agli arresti»

Il caso di una 38.enne elvetica arrestata all'aeroporto JFK di New York, nonostante avesse con sé documenti validi, crea preoccupazione - Il DFAE aggiorna i consigli di viaggio, mentre aumentano le richieste di assistenza per l'ingresso negli USA degli svizzeri
© Shutterstock
Red. Online
21.06.2025 13:45

«A una cittadina svizzera è stato negato l'ingresso negli Stati Uniti». Questa la notizia diffusa, nel mese di maggio, dal «Sonntagsblick». Il DFAE, interpellato sulla vicenda, aveva riferito essersi trattato di un «caso isolato». Ora, però, con il passare del tempo emergono nuove informazioni sulla faccenda. E, al tempo stesso, tra gli svizzeri aumentano i timori che qualcosa possa andare storto, durante un viaggio verso gli States.

Ad oggi, il DFAE è a conoscenza di due casi di donne svizzere respinte una volta atterrate negli Stati Uniti. Tuttavia, come si legge sul Blick, il caso che ha visto protagonista una 38.enne elvetica, in particolare, è stato definito «scioccante». La donna, lo scorso 9 aprile, è atterrata all'aeroporto JFK di New York. Nonostante avesse con se tutti i documenti necessari per entrare negli Stati Uniti, è stata prelevata dai funzionari di frontiera e portata in prigione. Qui è stata bloccata con manette e catene, mentre i funzionari hanno controllato le sue mail e i suoi account social. Ventiquattro ore dopo, nonostante i documenti siano stati ritenuti validi, la donna è stata espulsa e rimandata in Svizzera. Il motivo? I funzionari non credevano che la 38.enne volesse «solo andare in vacanza negli Stati Uniti».

Sempre il Blick sostiene che, di fronte alle lamentele della donna - che ha riportato lividi e abrasioni a causa delle catene, oltre a diversi traumi che le hanno causato insonnia nelle settimane seguenti - le guardie le abbiano gridato che «stava mentendo».

Il caso, neanche a dirlo, non è passato inosservato agli occhi del governo federale che, anzi, è intervenuto. Contattate le autorità statunitensi, ha espresso «la sua preoccupazione per il trattamento dei viaggiatori che entrano negli Stati Uniti». E non solo. Considerato quanto vissuto dalla turista elvetica, ha inasprito i consigli di viaggio per gli Stati Uniti sul sito del DFAE.

«Occorre informarsi in anticipo presso l'Ambasciata degli Stati Uniti d'America a Berna in merito alle condizioni precise relative all'ingresso, al soggiorno e altre disposizioni. In caso di violazione delle prescrizioni, si rischia l'espulsione, l'arresto, la detenzione e/o una multa. Normative speciali si applicano inoltre alle persone che hanno soggiornato in certi paesi o che pianificano un viaggio a Cuba», si legge nella pagina del DFAE dedicata ai consigli di viaggio per gli Stati Uniti.

Al momento, come detto, il DFAE è a conoscenza solo di due casi di donne svizzere respinte alla frontiera statunitense. Tuttavia, lo stesso Blick rivela che a diversi svizzeri è stata negata l'autorizzazione ESTA prima ancora di partire. Motivo per cui, i cittadini elvetici, di riflesso, sono sempre più preoccupati. Come segnala, ancora, il Blick, da marzo la linea di assistenza del DFAE ha ricevuto oltre 170 richieste relative all'ingresso negli Stati Uniti. Si tratta del triplo rispetto allo stesso periodo del 2024.

Nonostante, in un primo momento, la domanda per i viaggi negli USA fosse rimasta stabile anche dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, nelle ultime settimane le agenzie di viaggio svizzere hanno segnalato un calo della domanda. Complici, soprattutto, i dazi annunciati dal presidente americano. Fino a qualche mese fa, gli States era una destinazione tradizionalmente molto gettonata fra gli abitanti della Confederazione. Ora, però, i clienti sembrano reagire alle politiche del nuovo presidente americano Donald Trump e, più titubanti, scelgono altre mete.

Recentemente, anche gli Stati Uniti hanno però aggiornato le raccomandazioni di viaggio per la Svizzera. La principale raccomandazione? Rimanere vigili, in particolare nelle grandi città. Il Dipartimento di Stato segnala infatti un leggero aumento del rischio di microcriminalità, come borseggi e reati simili, nelle zone turistiche più frequentate. Ciononostante, la Confederazione, in termini di rischio, figura al livello più basso (1), per gli Stati Uniti.