Politica

A Caslano c’è chi vorrebbe vietare i telefonini a scuola

Presentata una mozione interpartitica che chiede la creazione di un apposito regolamento comunale – Giorgio Barozzi, primo firmatario: «Seguiamo l’esempio del Comune di Köniz (BE) affrontando un problema concreto»
© CdT/Gabriele Putzu

Il tema è di stretta attualità, le discussioni sono molte e anche parecchio accese. Stiamo parlando di giovani e smartphone. Nello specifico, della presenza dei dispositivi elettronici a scuola. Nell’attesa (forse) di una regolamentazione a livello cantonale o federale, ci sono Comuni che potrebbero decidere di fare da sé. Perlomeno, per ciò che li riguarda. È il caso della mozione presentata a Caslano - primo firmatario il consigliere comunale indipendente Giorgio Barozzi - che auspica la creazione di un regolamento comunale per vietare i telefonini alla scuola dell’infanzia e alle elementari. Un divieto non solo d’uso, ma che escluderebbe totalmente la presenza degli smartphone.

«Un dibattito su questo tema particolarmente sensibile e sentito è certamente importante. È necessario mostrare che le Istituzioni sono in grado di sapere affrontare i problemi concreti della popolazione e dei genitori, in questo caso specifico», scrivono i sei consiglieri comunali (Indipendenti, Lega-UDC-UDF e Insieme a sinistra) che hanno firmato la mozione. Chiedono «una disposizione dal seguente tenore: "Agli allievi di scuola dell’infanzia ed elementare non è consentito portare con sé a scuola e durante le attività formative previste dalla legislazione scolastica smartphone e altri dispositivi connessi. L’ordinanza può prevedere eventuali deroghe per esigenze didattiche o in presenza di gravi motivi"».

La situazione attuale

In Ticino, l’utilizzo del telefonino nelle scuole è già regolamentato da una direttiva del 2020 del DECS, «Norme sull’uso dei dispositivi mobili personali nelle scuole medie», la quale prevede che «nel perimetro dell’istituto scolastico i dispositivi tecnologici di comunicazione personali, sono spenti e non visibili fisicamente». I singoli istituti, o addirittura i singoli docenti, possono adottare misure più severe.

L’impegno del DECS nel preparare le giovani e i giovani ai rischi del mondo digitale «si concretizza inoltre attraverso l’integrazione dell’educazione ai media digitali in modo trasversale nelle diverse discipline scolastiche, fornendo alle allieve e agli allievi strumenti per affrontare in modo consapevole e responsabile le sfide cui sono confrontati. Viene attribuita particolare importanza allo sviluppo del pensiero critico, alla capacità di discernere le fonti affidabili dalle fake news e alla comprensione delle implicazioni etiche dell’uso delle tecnologie. L’obiettivo è formare cittadine e cittadini consapevoli, in grado di utilizzare le tecnologie in modo sicuro, responsabile e critico».

La linea dura del Centro

Il Centro, come annunciato a metà aprile al comitato cantonale, lancerà a breve un’iniziativa popolare per il divieto degli smartphone alla scuola dell’obbligo. La mozione presentata a Caslano riprende le parole di uno dei promotori dell’iniziativa, il granconsigliere Giuseppe Cotti: «Non è soltanto un’opportunità ma un dovere, un modo per andare avanti sul serio» e per «ripristinare il segno di dignità dell’educazione e restituire ai ragazzi tempo reale e attenzione, libertà dal confronto costante e la possibilità di giocare, sbadigliare, relazionarsi».

Nel resto della Svizzera

«Il Comune di Köniz, nel canton Berna», è stato uno dei primi a introdurre, lo scorso febbraio, il divieto assoluto di usare il cellulare «nelle scuole elementari», sottolinea il primo firmatario della mozione, Giorgio Barozzi. Un divieto che include la ricreazione e la pausa pranzo. Il Canton Nidvaldo ha optato per un giro di vite contro i cellulari dall’anno scolastico 2025/26: saranno permessi solo per scopi didattici o per emergenze. «Esempio seguito anche dal Canton Argovia». Il parlamento di Soletta ha respinto un divieto di questo tipo, decidendo di lasciare la scelta alle singole scuole. Lo stesso hanno fatto Svitto e Lucerna. «Ma il dibattito è aperto e molto sentito un po’ in tutto il mondo», conclude il consigliere comunale indipendente. «La Francia» ha optato per una pausa digitale forzata: alle medie gli studenti dovranno chiudere gli smartphone in armadietti o custodie all’inizio della giornata scolastica, per poi riprenderli solo una volta che si è conclusa. «È un tema spinoso - taglia corto dal canto suo il sindaco di Caslano, Emilio Taiana - e mi chiedo se una misura come quella proposta sia di competenza comunale».

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