Giovani

Serie Netflix «Adolescence», ha senso proiettarla nelle scuole ticinesi?

Il DECS non ha sinora preso in considerazione la possibilità di mostrarla in modo generalizzato nelle scuole medie o post-obbligatorie –Ma le tematiche presentate «vengono affrontate con svariati progetti, partendo dalla realtà locale, e investendo nella prevenzione»
© Netflix
Jenny Covelli
30.04.2025 16:27

È una miniserie britannica. E, al contempo, un pugno allo stomaco. Sono queste le parole che abbiamo utilizzato per commentare Adolescence, la serie Netflix da quattro episodi che a un mese e mezzo dal debutto è ancora tra i primi posti nella classifica delle più viste in Svizzera sulla piattaforma e ha ottenuto ascolti record a livello globale. Vengono trattati temi come violenza, odio, bullismo, cyberbullismo e fenomeni come la sottocultura incel (celibi involontari) sui giovanissimi, che diventa radicalizzazione.

Adolescence parla ai giovani e agli adulti. Del ruolo (anche pericoloso) dei social media, di mascolinità tossica, di genitorialità (e di come non sempre basti essere presenti per conoscere davvero i propri figli). Parla di socializzazione e digitalizzazione. Come detto, la visione della serie ha rappresentato per molti, e per svariati motivi, un pungo nello stomaco. Tanto da riaccendere il dibattito sull'introduzione di una età minima per l’accesso a piattaforme quali TikTok o Instagram – il Consiglio federale ha riconosciuto la necessità di approfondire la questione e valutare eventuali interventi – e sulla proibizione dei cellulari a scuola. In Ticino, l’uso dei telefonini nelle scuole medie è regolato da una direttiva del DECS, che impone di tenerli «non visibili e in modalità aereo» nel perimetro scolastico. I singoli istituti o addirittura i singoli docenti possono adottare misure più severe.

La polizia di pubblica sicurezza portoghese (PSP) ha lanciato una campagna destinata a educare e sensibilizzare i genitori sui significati occulti degli emoji. Ma ha anche sensibilizzato i più giovani sul pericolo del cosiddetto «grooming» (non sapendo chi ci sia dall'altra parte dello schermo, potrebbero chattare con persone più anziane, finendo vittime di un un processo di manipolazione che inizia con un approccio non sessuale per guadagnare la fiducia della vittima e poi incoraggiarla a condividere contenuti intimi o a organizzare un incontro).

Il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato di avere guardato Adolescence con i suoi figli e ha riconosciuto l’urgenza di affrontare il problema della radicalizzazione online e della mascolinità tossica. Inoltre, è stata lanciata una campagna per combattere la cultura misogina tra gli adolescenti, con la visione «gratuita e approfondita» della serie nelle scuole secondarie quale «supporto adeguato agli studenti nell'affrontare le sfide contemporanee e affrontare le influenze maligne». «Siamo incredibilmente orgogliosi dell'impatto che ha avuto lo show e siamo lieti di poterlo offrire a tutte le scuole del Regno Unito», ha affermato Anne Mensah, vicepresidente per lo streamer dei contenuti del Regno Unito.

E in Ticino? Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), da noi interpellato, non ha sinora preso in considerazione la possibilità di mostrare la serie Adolescence – ambientata nello Yorkshire, nel nord dell’Inghilterra – in modo generalizzato nelle scuole medie o post-obbligatorie, «che si inseriscono in un contesto diverso da quello ritratto nella serie». Ciò detto, in termini generali, il DECS «riconosce la necessità di affrontare tematiche delicate quali quelle presentate nella serie, in particolare la violenza giovanile, la misoginia e il bullismo, fenomeni in crescita anche nel contesto digitale. Lo fa con svariati progetti, partendo dalla realtà locale, e investendo nella prevenzione».

L'impegno del DECS nel preparare le giovani e i giovani ai rischi del mondo digitale «si concretizza inoltre attraverso l’integrazione dell'educazione ai media digitali in modo trasversale nelle diverse discipline scolastiche, fornendo alle allieve e agli allievi strumenti per affrontare in modo consapevole e responsabile le sfide cui sono confrontati. Viene attribuita particolare importanza allo sviluppo del pensiero critico, alla capacità di discernere le fonti affidabili dalle fake news e alla comprensione delle implicazioni etiche dell'uso delle tecnologie. L'obiettivo è di formare cittadine e cittadini consapevoli, in grado di utilizzare le tecnologie in modo sicuro, responsabile e critico». Al tema “Digitale e benessere” è tra l’altro stato dedicato, l’11 e il 12 aprile scorsi, il convegno organizzato dal Centro di risorse didattiche e digitali (CERDD) in occasione del suo decimo anno di attività.

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