Fatto di sangue

A Lugano regna lo sbigottimento: «È stato uno choc»

Piazza Dante il giorno dopo: l’umore e le opinioni di cittadini e negozianti dopo l’attacco alla Manor - E qualcuno è scettico sulla pista jihadista: «Sembra opera di una donna con problemi mentali»
© CdT/Gabriele Putzu
Michele Montanari
25.11.2020 14:33

Poteva succedere a chiunque. È questa la cosa che spaventa più di tutte. Se proviamo a ricordare le volte che distrattamente abbiamo fatto la spesa in un centro commerciale, non si può far altro che pensare ad una sola cosa: poteva succedere a me. L’attacco avvenuto ieri alla Manor in piazza Dante a Lugano scuote la «nuova normalità» legata all’emergenza sanitaria. Questo equilibrio forzato che abbiamo raggiunto nei mesi segnati dal coronavirus è nuovamente sbilanciato, perché in Ticino, sembra impensabile, oggi la parola «pandemia» passa in secondo piano rispetto ad una che l’Occidente vive sulla pelle da molto più tempo: «terrorismo». Lugano, il giorno dopo, non si abbatte, si rialza e va avanti. La vita di tutti i giorni continua, anche se davanti alla Manor un furgone della polizia e diversi agenti di presidio fanno capire che forse qualcosa è cambiato. La gente lavora, passeggia, fa acquisti. Tutto sembra normale, ma ecco cosa pensano davvero le persone di quanto avvenuto ieri, quando un coltello da cucina esposto in un negozio si è improvvisamente trasformato in un’arma che poteva uccidere.

Servono più controlli di polizia, ma credo che questi siano errori del passato, forse è stata sottovalutata la situazione

«Oggi è un giorno come gli altri. Forse c’è meno gente in giro, ma questo è dovuto alla pandemia. C’è la polizia, ma i controlli andavano fatti prima, non dopo», commenta un esercente a pochi passi dal teatro del fatto di sangue. «Io comunque sono sempre pieno di lavoro, ieri ho solo notato molta agitazione verso le 14», ci spiega. Un venditore di caldarroste dice la sua: «Ogni fatto del genere deve preoccuparci. Servono più controlli di polizia, ma credo che questi siano errori del passato, forse è stata sottovalutata la situazione. Penso che casi del genere affiorino ora perché sono amplificati dai problemi economici e psicologici legati alla pandemia. Anche se fosse un caso isolato, è sintomo di una situazione generale: è un problema internazionale che può colpire tutti. Il mio pensiero va alla vittima, una donna che stava facendo tutt’altro ed è stata attaccata senza un motivo». La responsabile di un negozio di abbigliamento parla di un vero e proprio choc: «Sono cose scioccanti, ma informazioni chiare e attendibili non ci sono ancora. Vediamo cosa emergerà di ufficiale dalle indagini. Purtroppo in questo periodo c’è molta tensione già a causa della crisi sanitaria, ma per fortuna molti riescono ad andare avanti. Sicuramente sotto il periodo di Natale faranno più controlli di polizia e questo mi rende serena». Non solo negozianti, piazza Dante questa mattina brulica di gente. Ed è proprio ai passanti che chiediamo un parere su quanto avvenuto: «C’è sconforto, è una cosa inedita. Come puoi immaginarti una cosa così? Io ho una figlia giovane, e posso solo sperare che non viva mai un’esperienza del genere. Non credo ci sia bisogno di più polizia, ma certa gente va sicuramente tenuta sotto controllo».

C’è sconforto, è una cosa inedita. Come puoi immaginarti una cosa così?

A prevalere nella popolazione è il senso di incredulità, come ci confessa un uomo: «Sono un assiduo cliente della Manor e sono davvero senza parole. Un possibile legame col terrorismo, in Svizzera, ma soprattutto in Ticino, è una cosa da non credere: mai avrei pensato ad una cosa del genere. Purtroppo siamo sotto pressione in tutto il mondo, da Parigi, a Nizza, a Monaco di Baviera, fino a Barcellona. È incredibile. Io penso che comunque non dobbiamo farne un grosso problema, altrimenti andiamo fuori di testa. La polizia fa già bene il suo lavoro e dobbiamo dire grazie ai cittadini che hanno agito prontamente». E qualcuno fa notare che «anche in Ticino la vita è cambiata, come già avvenuto in altre parti del mondo, ma penso si tratti di un caso isolato». Poca preoccupazione dunque. Come sottolineano altri passanti: «Sono fenomeni che accadono ovunque. Se dovesse essere opera di un lupo solitario, come dicono, non c’è da preoccuparsi molto. È chiaro che bisogna tenere alta la guardia. È un episodio increscioso, ma io mi sento tranquillo, pandemia permettendo: la Svizzera è uno dei Paesi più sicuri al mondo».

Se avesse voluto fare una strage, avrebbe attaccato in un altro modo e in un altro momento

Mentre alcuni giovani sono convinti che non si tratti di un atto terroristico, ma piuttosto di un raptus legato a problemi psichici: «Penso che i legami jihadisti siano un caso, per me questa è piuttosto l’opera di una persona con problemi mentali. C’è bisogno di più controlli di polizia, ma penso che il caso sia stato un po’ gonfiato. Comunque meno male che sono intervenuti dei cittadini a fermare l’autrice del gesto violento, avrei fatto la stessa cosa». Un coetaneo gli fa eco: «Se avesse voluto fare una strage, avrebbe attaccato in un altro modo e in un altro momento. Non credo fosse un gesto premeditato». Alla fine incontriamo una giovane che era presente ieri quando si è sfiorata la tragedia: «Sono sopraffatta dalle emozioni in questo periodo. Dopo l’incendio del Mulino di Maroggia, ieri ero all’interno del centro commerciale quando è successo. Ero al piano di sotto e non ho sentito molto. So solo che quando sono uscita ho visto la piazza piena di gente, la polizia che interveniva e la donna che veniva portata fuori, ma non sono riuscita a vederla. Gli agenti la coprivano». Anche la giovane è scettica sull’ipotesi del terrorismo: «Probabilmente il collegamento con lo jihadismo c’è, ma se fosse stato un attacco terroristico avrebbe atteso un momento in cui erano presenti più persone. Non sembra qualcosa di premeditato: la donna ha preso i coltelli che ha trovato nel negozio, non aveva altre armi con sé. Credo comunque che servano più controlli di polizia nei luoghi affollati, perché potrebbe davvero sorgere la paura nella popolazione». La ragazza, come detto, era presente ieri, e oggi è tornata sulla «scena del crimine», dove qualcosa è cambiato: «Hanno tolto i coltelli esposti».

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