Cosa vorrei in città

«A Lugano serve un cambio di mentalità»

L’appuntamento con 5 personaggi e la loro idea di città - Oggi tocca ad Alessandra Gavin-Müller, Clarissa Indemini, Andrea de Gottardi, Federico Soldati e Cristina Milani - DITE LA VOSTRA!
La regista Alessandra Gavin-Müller.
Red. Lugano
22.10.2019 06:00

Nella quinta puntata dello speciale dedicato a «Cosa vorrei in città» diamo voce a personaggi diversi tra loro. Oggi tocca alla regista Alessandra Gavin-Müller, all’avvocata Clarissa Indemini, al primario EOC Andrea De Gottardi, all’imprenditore Federico Soldati e alla presidente del World Kindness Movement Cristina Milani. Se vi siete persi le ultime puntate potete leggerle cliccando QUI.

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Un cambio di mentalità per lasciare a casa l'auto

Alessandra Gavin-Müller, regista

Si sente sempre dire che la gente non abita più in città, ma io che ci abito non ho questa percezione. Mi sembra che Lugano abbia una bella dimensione proprio per abitarci. Sia io che la mia famiglia facciamo tutto a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Tutte le attività che riguardano la scuola, lo sport, la cultura e le uscite serali. A casa non abbiamo un giardino, ma abbiamo il parco Ciani, i campetti di quartiere, la Foce del Cassarate e il Lido san Domenico. A venti minuti di tragitto con il bus poi, abbiamo a disposizione i boschi della Capriasca e le passeggiate della Val Colla. Ci sono caffè e osterie dove mi sento a casa, incontro gente, scambio impressioni. Certo, vorrei che ci fossero più piste ciclabili, poter fare compostaggio anche in città, vorrei un mercato più fornito e che qualche negozio in più possa istallarsi nei quartieri. Vorrei anche più vie dedicate a donne meritevoli. Ma a cambiare deve essere pure la mentalità della gente: lasciare a casa l'auto quando non è necessaria, appropriarsi della città e lasciare che anche i propri figli se ne approprino. Perché una città è fatta dalla gente che ci abita e/o ci lavora. Lugano ha il potenziale per essere uno spazio inclusivo, che sia in grado di racchiudere universi differenti. Un luogo dove tutti possano trovare un proprio spazio e sentire un legame con la città. Lugano è incredibilmente cinematografica, stratificata da un milione di storie che io e i miei colleghi registi non smetteremo mai di filmare.

Una scala mobile dal LAC fino al Tassino

Clarissa Indemini, avvocata

Con l’inaugurazione del LAC si è fatto un notevole passo avanti nell’offerta culturale; per migliorarla, o renderla ancora più sociale, ritengo occorra implementare tutto quello che riguarda la mobilità sostenibile, principalmente a favore di quella che è l’attività popolare e giovanile. Un primo passo sarà compiuto con l’arrivo del tram-treno fino in centro, ma poi occorrerà creare tutti i collegamenti mancanti dal centro verso l’esterno e i servizi annessi, per riuscire ad unire di più Lugano alla sua periferia non solo con collegamenti veloci, ma anche con percorsi ciclabili e pedonali. Questo risultato potrebbe essere raggiunto creando spazi che uniscano invece di dividere, trasformando, dove possibile, gli ostacoli in canali di collegamento, con passerelle, scale mobili o altri passaggi che favoriscano i pedoni. Se vogliamo entrare nel campo delle utopie, si potrebbe pensare alla creazione di un percorso di scale mobili al posto della funicolare degli Angioli che dal LAC salga verso via Motta e il parco del Tassino. Un’accresciuta mobilità del singolo permetterà anche di favorire l’inserimento di più unità abitative nel centro e immediate vicinanze, per evitare che Lugano si svuoti con la chiusura di uffici ed esercizi pubblici, diventando una città fantasma.

Fermate dei bus davanti agli ospedali

Andrea De Gottardi, primario EOC di gastroenterologia ed epatologia e professore all’USI

Sono arrivato a Lugano dopo 9 anni a Berna, dove con i trasporti pubblici arrivavo davanti all’entrata principale dell’Ospedale universitario. Berna offre una rete con fermate pensate anche per chi si deve spostare in sedia a rotelle, con una frequenza ottimale e con veicoli spesso ibridi o elettrici, per cui molti preferiscono recarsi al lavoro in bus. A Lugano mi sto integrando in un centro ospedaliero di carattere universitario di medie dimensioni ma di grande qualità e la mia prima impressione della città è molto positiva. Tuttavia, l’accessibilità di ospedali e cliniche con i trasporti pubblici può certamente essere migliorata. Il bus si ferma ancora troppo lontano dall’entrata principale, le fermate non sono a misura di persone anziane o a mobilità ridotta. Inoltre, vorrei vedere bus equipaggiati con schermi per le informazioni sulla viabilità e le coincidenze e con una rete WiFi. E se gli ostacoli architettonici non permettono di costruire o adattare le fermate ovunque, perché non pensare anche a navette autonome (vedi Easymile del Politecnico di Losanna o Smartshuttle a Sion) che collegano direttamente l’entrata dell’ospedale con la stazione e il centro città? Nel mio piccolo farò il possibile per usare la bici o il bus, anche se oggi ci vuole ancora troppo tempo rispetto all’auto privata.

Un evento su larga scala per celebrarla

Federico Soldati, imprenditore nel settore della ristorazione

Mi piacerebbe che a Lugano venisse organizzato un evento su larga scala durante più giorni, che celebri la città e suoi abitanti. Una festa che riunisca sotto lo stesso tetto cultura, commercio e turismo, in modo da rilanciare il nome della città e allo stesso tempo riunificare i suoi cittadini. Abbiamo tutti i presupposti per poterlo sviluppare: la natura con un paesaggio splendido che gli farebbe da cornice, la cultura con il LAC e i suoi spettacoli, il Dicastero eventi per organizzare concerti ed attività per le famiglie, i commerci per rendere vive ed invitanti le festività e, infine, l’ente turistico per la gestione della clientela esterna e della comunicazione. Per rendere il tutto più attraente e sostenibile, non andrebbe celebrata ogni anno, ma ogni 3 o 4 anni, in modo d’aver sempre delle novità entusiasmanti e il tempo per pubblicizzarle a dovere. Una festa di questo genere porterebbe benefici a tutti gli attori coinvolti. I cittadini in primis, che potrebbero godere di una maggiore coesione sociale; i turisti, che condividerebbero il meglio di tutta una regione con il minimo sforzo; i commercianti che potrebbero guadagnare visibilità pubblicizzando le loro attività e, infine, la città sul piano nazionale ed internazionale. È evidente che per organizzare un evento di queste proporzioni ci vorrebbe l’aiuto di molte associazioni ed una visione innovativa.

Lugano mi è mancata, ma ora punti sul verde

Cristina Milani, presidente del World Kindness Movement

Avendo vissuto per molti anni all’estero - in città di grandi dimensioni come Londra, New York, Hong Kong e Milano - tornare a vivere a Lugano è stato un bellissimo choc. Ho ritrovato quello che negli ultimi vent’anni un po’ mi è mancato: sicurezza, efficienza del servizio pubblico, cordialità delle persone, ordine e pulizia. E il verde. Tanto verde. Quando si ha la fortuna di essere immersi in tanta bellezza a volte ci si dimentica di quanto si è privilegiati. Non sto dicendo che Lugano sia la città perfetta, ma sicuramente è un luogo ideale dove vivere e crescere i propri figli. Tutto funziona bene ed è a misura d’uomo. Credo però che la città si dovrà organizzare in vista dei grandi impegni in favore dell’ambiente e dell’invecchiamento della popolazione. Mi piace immaginare che sarà una città immersa nel verde per aiutare le persone a sopportare meglio le ondate di calore che saranno sempre più importanti, ma anche per pulire l’aria. Vorrei vedere più abitazioni in condivisione, dove persone di età e nazionalità diversa potranno avere in comune degli spazi, e gli anziani potranno restare in un nucleo familiare anche se non il loro. E vorrei vedere molte aree, oggi ricoperte di cemento (e anche molti tetti) trasformati in orti comuni dove coltivare frutta e verdura e ridare importanza alle relazioni umane.