A processo per l’aggressione alla ex fidanzata

Era stato un caso che aveva fatto parecchio discutere, con tanto di manifestazione di protesta davanti a Palazzo di Giustizia a Lugano. E ora un altro capitolo giudiziario sta per essere scritto. Si aprirà infatti tra poco più di una settimana, il 5 settembre, il processo alle Assise correzionali di Lugano a carico del 26.enne che lo scorso 12 dicembre ha aggredito l’ex compagna all’autosilo Balestra.Il 13 giugno la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo, titolare dell’inchiesta, ha rinviato a giudizio il giovane con le accuse principali di tentate lesioni gravi, lesioni semplici. Il fatto più grave contestatogli è proprio l’aggressione avvenuta all’autosilo Balestra a Lugano. Come ricorderete, il 26.enne era stato lasciato dalla fidanzata il mattino del 12 dicembre e la sera stessa, attorno alle 20.30, era riuscito a incontrarla all’autosilo. Dopo i rifiuti della ragazza a riprendere la relazione, l’imputato l’aveva sbattuta contro l’automobile e colpita con alcuni calci alla parte alta del corpo. La vittima, sotto shock, aveva riportato contusioni ed escoriazioni al petto, al polso e al sopracciglio ed era stata soccorsa da due passanti. L’aggressore si era invece allontanato ed era stato fermato poco dopo dalla polizia, da lui stesso allertata, in un esercizio pubblico. In seguito era stato rilasciato.
L'arresto
E proprio il fatto che il giovane fosse a piede libero aveva scatenato la protesta del Collettivo «Io lotto ogni giorno», il quale aveva organizzato un presidio davanti a Palazzo di Giustizia sabato 18 dicembre. E il caso, in pochi giorni, era finito al centro dei riflettori mediatici. Due giorni dopo, il Ministero pubblico e la polizia cantonale avevano però reso noto che il 26.enne era già stato arrestato venerdì 17, con il giudice dei provvedimenti coercitivi che aveva convalidato la misura restrittiva della libertà.
Il presunto precedente
Tornando al processo davanti alla Corte delle assise correzionali, presieduta dal giudice Marco Villa, il 26.enne è pure accusato – novità finora non emersa – di aver colpito con un mestolo in legno un’altra ragazza, ossia l’ex compagna con cui aveva avuto una relazione nel 2016. Di qui l’imputazione di lesioni semplici. A difendere la ragazza aggredita all’autosilo sarà l’avvocato Ioana Mauger; a patrocinare la seconda donna, l’avvocato Giuseppe Gianella. Dal canto suo l’imputato, difeso dall’avvocato dall’avvocato Deborah Gobbi, ammette sostanzialmente i fatti (l'aggressione all'autosilo era stata filmata dalla videosorveglianza, ndr.).
Come detto, il dibattimento si terrà alle Assise correzionali; ciò significa che la pena massima non può superare i due anni di carcere. In ogni caso, dallo scorso 26 gennaio il giovane si trova in regime di espiazione anticipata della pena al carcere della Stampa.
Sorveglianza attiva e passiva
Il caso aveva riportato d’attualità il tema della violenza domestica. E dal primo gennaio il Ticino ha introdotto un nuovo strumento: il braccialetto elettronico in ambito civile. Si tratta di una cavigliera elettronica con un sistema GPS che permette di controllare a posteriori eventuali violazioni del divieto di avvicinamento imposto dal Pretore o dal giudice civile. L’uso di questo strumento, va ricordato, avviene solo su domanda da parte della vittima e del suo legale e non è invece imposto dal Pretore. La politica, e in particolare la Commissione Giustizia e diritti del Gran Consiglio aveva auspicato il passaggio alla sorveglianza di tipo attivo. E, come confermatoci il 26 marzo dalla direttrice della Divisione della Giustizia, Frida Andreotti, «sul tavolo c’è l’intenzione di costituire un gruppo di lavoro permanente sul monitoraggio elettronico che studierà anche la possibile applicazione della sorveglianza attiva sia in ambito civile sia in ambito penale» delle vittime di stalking o violenza domestica. E, potenzialmente, potrebbero essere le stesse vittime che hanno richiesto questa misura a poter «attivare» il tracciamento. Ma questa è musica del futuro.