Accoltellamento di Pura: «Imputata da assolvere»

La 35.enne ticinese che la sera del 17 marzo 2022 nella sua abitazione a Pura ha accoltellato – sprofondando la lama per 11,5 centimetri – l’ex marito al termine di un litigio è da assolvere in quanto ha agito per legittima difesa. Al limite va condannata per lesioni semplici, o gravi, nel caso la Corte riterrà che vi sia stato un eccesso di legittima difesa. È quanto ha sostenuto il legale della donna, avvocato Fabio Creazzo, nella sua arringa. Un’arringa in cui ha contestato la ricostruzione della procuratrice pubblica Chiara Buzzi – che ha chiesto la condanna della 35.enne a 4 anni e 10 mesi per tentato omicidio – non solo nei contenuti, ma anche nei modi: «Ritengo che il Pubblico ministero a un certo punto dell’inchiesta abbia sposato la tesi della vittima e smesso di credere e di ascoltare l’imputata. E ora la vittima ha una patente di credibilità che va oltre il buonsenso». Per Creazzo, infatto, la credibilità delle parti è ribaltata rispetto a quanto sostenuto da Buzzi: l’imputata è stata lineare e coerente, la vittima no.
Un esempio è la questione del mignolo fratturato dell’imputata: l’accusa non ha escluso che si possa essere procurata da sola la ferita, ma Creazzo ha retoricamente chiesto: «Perché autoinfliggersi la ferita e poi non farne cenno né quando allerta la polizia poco dopo i fatti, né quando la polizia arriva?». Più probabile, quindi, che la frattura sia avvenuta mentre – come sosteneva la donna – l’ex marita la tratteneva. Motivo per cui poi lei avrebbe preso il coltello – per farlo desistere – e l’avrebbe ferito accidentalmente, senza intenzionalità. «Perché avrebbe voluto cercare di ucciderlo proprio quel giorno, in un periodo tutto sommato tranquillo della (turbolenta ndr.) relazione fra loro e quando aveva bisogno di lui perché le era stata ritirata la patente? E se la sua intenzione fosse stata quella di ucciderlo, perché avrebbe usato la sua mano più debole, la sinistra? Perché poi avrebbe chiamato subito la polizia e preservato le prove? In realtà il fendente aveva il solo scopo di interrompere l’aggressione in corso».
La sentenze della Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta è attesa per le 16.30