Adescava i minori online: stesso copione, stessa persona, altra condanna

«Mi sento male, sono arrabbiato e deluso. Il fatto che le vittime potrebbero essere segnate a vita da quanto ho commesso mi uccide». Si esprimeva così davanti al giudice Mauro Ermani, nel gennaio del 2024, l’uomo che aveva adescato in chat una ventina di ragazze per ottenere immagini e video a sfondo sessuale. Allora la Corte delle assise criminali lo aveva condannato a una pena di 36 mesi, 22 dei quali sospesi, oltre all’obbligo di seguire un percorso di assistenza riabilitativa. Una condanna che, a conti fatti, non è servita da lezione. Già, perché questa mattina il 27.enne del Mendrisiotto è ricomparso in aula ed è stato nuovamente condannato. Questa volta dovrà passare in carcere due anni e mezzo (nei suoi confronti è stata revocata la sospensione della condanna precedente) e dovrà seguire un trattamento ambulatoriale.
Il 27.enne, in sostanza, ci è ricascato. «Mi sono lasciato andare – ha spiegato al giudice Amos Pagnamenta –. Con la psicologa e le analisi andava tutto bene, poi sono ricaduto nel baratro». Da qui il nuovo arresto e, come detto, la sentenza pronunciata oggi nei suoi confronti. L’uomo è stato riconosciuto colpevole dei reati di atti sessuali con fanciulli (ripetuti e in parte tentati), ripetuta pornografia dura, violazione dell’assistenza riabilitativa e delle norme di condotta, ripetuta guida in stato di inattitudine e infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti. Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta coordinata dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis – fatti peraltro ammessi – l’uomo, a fine gennaio 2025, ha indotto un minorenne a inviargli video a sfondo a sessuale. In un altro caso, invece, il minore si è rifiutato. Oltre a quanto appena raccontato, gli inquirenti hanno trovato nel suo cellulare oltre una ventina di rappresentazioni di atti sessuali reali con minorenni. Non bastasse, l’uomo – difeso dall’avvocato Davide Ceroni – a partire dal novembre del 2024 si è sottratto all’assistenza riabilitativa, ordinata nella precedente condanna: in sostanza non si è più presentato ai controlli per verificare che si astenesse dal consumo di alcol e stupefacenti.
Le ricerche online
È recidivo, come abbiamo visto, il 27.enne. Dei due precedenti se n’era occupata la procuratrice pubblica Pamela Pedretti. Tra il 2018 e la primavera del 2021 il primo caso: allora l’imputato fu arrestato grazie a una segnalazione della Fedpol la quale aveva collegato l’uomo a delle ricerche di contenuti pedopornografici fatte online. Poi, ancora, da marzo a giugno del 2023. Dopo oltre due mesi di carcere preventivo il 27.enne era stato rimesso in libertà e, nel giro di poco tempo, ci era ricascato. Anche allora le autorità federali avevano segnalato il caso al Ministero pubblico. Poi il processo culminato con la condanna, nel gennaio del 2024, a una pena parzialmente sospesa.
«Dimostrerò con i fatti»
Quest'oggi l’ultimo verdetto: 30 mesi di carcere (comprendenti anche la revoca della precedente sospensione), una multa di 500 franchi e l’obbligo di seguire nuovamente un trattamento ambulatoriale. Durante il dibattimento – svoltosi in forma abbreviata perché accusa e difesa hanno sottoposto un accordo di pena alla Corte, poi accettato – il giudice Amos Pagnamenta ha rivolto alcune domande all’imputato. In particolare ha sottolineato il fatto che, malgrado la giovane età, fosse già alla sua terza volta in un’aula di tribunale: «Non posso più permettermelo – ha commentato l’imputato –. Ho 27 anni, non posso fare una vita così».
Ora spazio al carcere e alle cure: «Mi dispiace – ha detto al momento di quella che viene definita l’ultima parola prima della sentenza –. Questa volta dimostrerò con i fatti, le parole non servono a molto».

