Chiasso

«Agirono da codardi»: sono due assassini

I due fratelli che l’11 settembre 2024 tolsero la vita alla moglie di uno di loro sono stati condannati rispettivamente al carcere a vita e a 19 anni di prigione – Per la Corte «agirono da vigliacchi, sorprendendo la donna nel sonno»
©CdT/Chiara Zocchetti
Lidia Travaini
17.12.2025 18:06

«Ha agito da vigliacco, da codardo, sorprendendo una donna mentre dormiva, e lo ha fatto coadiuvato da un altro uomo così che la vittima fosse tenuta ferma». Altrimenti detto, ha sentenziato il giudice Amos Pagnamenta, ha agito da assassino. Il presidente della Corte delle assise criminali lo ha affermato per il 50.enne dello Sri Lanka a processo perché accusato di aver ucciso la cognata l’11 settembre del 2024 a Chiasso, in via degli Albrici. E lo ha ripetuto poco dopo rivolgendosi all’altro imputato, il fratello di 45 anni, marito della vittima e con lui prima, durante e dopo l’uccisione. «Per lui lo scopo e il movente del delitto non sono stati la gelosia, ma la paura che la donna se ne andasse di casa con la figlia. Sarebbero elementi già abbastanza gravi da configurare un assassinio, ma la modalità lo è a maggior ragione: soffocare una persona durante il sonno è una modalità di rara crudeltà», ha dichiarato. Per il 50.enne invece, è stato sottolineato, «tutti e tre i presupposti del reato di assassinio sono realizzati: movente, modalità e scopo particolarmente perversi». Inoltre, «per lui scopo e movente sono tra i più futili che si possono immaginare. Egli non tollerava l’onta per la sua famiglia a causa del comportamento della cognata (che aveva un amante, ndr). Da lì la decisione di prendere in mano la situazione, la premeditazione è evidente. È pure venuto in Svizzera apposta dall’Italia».

Le sentenze stabilite sono impietose. Per il 50.enne «promotore di tutta la vicenda, ha dato il la al piano», carcere a vita. Un uomo che non ha mai collaborato durante inchiesta e processo, ha cambiato versione innumerevoli volte e ha mentito sistematicamente, è stato spiegato dal giudice. Per il 45.enne 19 anni di carcere: «Si deve considerare una certa collaborazione e che la sua ultima versione della storia, benché la terza, sia credibile». Gli elementi a favore «sono però parzialmente cancellati dagli aggravanti, come l’aver fatto trovare il corpo della mamma morta alla figlia di 6 anni». Le loro colpe, è stata la conclusione del giudice, «sono di una gravità estrema, difficilmente si trovano le parole per qualificare la gravità».

Passa la linea dell’accusa

La Corte in camera di consiglio si è trovata nella condizione di soppesare proposte di pena molto diverse tra loro. Da una parte la procuratrice pubblica Chiara Buzzi che ha chiesto la condanna per assassinio di entrambi gli imputati, suggerendo una condanna a 19 anni di carcere per il 45.enne e la carcerazione a vita per il 50.enne (più l’espulsione per 15 anni per entrambi). Dall’altra le patrocinatrici dei due uomini che si sono battute per sostanziali riduzioni delle pene. Giorgia Maffei, avvocata del 50.enne, ne ha chiesto la piena assoluzione perché «non ha partecipato ai fatti» ed è stato «incolpato dal fratello che voleva uscire dal carcere per stare con la figlia». Fiammetta Marcellini questa mattina ha invece cercato di convincere la Corte che il suo assistito fosse colpevole di omicidio intenzionale e non di assassinio. La colpa del 45.enne per Marcellini «è oggettivamente grave, ma soggettivamente è di grado medio perché bisogna tenere conto della situazione psicologica in cui versava in quelle settimane. È arrivato a quel giorno in uno stato di estrema sofferenza». Il movente inoltre, per la legale non sarebbe la gelosia, bensì «la paura di perdere la figlia a causa della volontà della madre di crearsi una nuova famiglia con l’amante. Il problema era la custodia della bambina, questo era il cruccio del mio assistito. Era convinto di non avere una via di uscita», ha detto prima di chiedere una pena detentiva non superiore ai 13 anni di carcere e di prescindere dall’espulsione. «Ha piena consapevolezza del male che ha causato, è pentito» ha concluso. Un sentimento, quest’ultimo, confermato anche dall’uomo in una lettera scritta per la figlia e letta in aula: «Volevo stare con te, ho solo pensato che saresti andata via con la mamma, senza rendermi conto che avevi bisogno anche di lei. Perdonami».

A conti fatti, le decisioni della Corte ricalcano in tutto e per tutto le proposte della procuratrice pubblica. Anche per quanto riguarda l’espulsione dalla Svizzera: 15 anni per entrambi.

Crimine scoperto giorni dopo

L’uccisione per soffocamento avvenne l’11 settembre 2024, tre giorni dopo la fine di un soggiorno a Chiasso dell’amante della vittima. Che si trattasse di un crimine violento e non di una morte naturale (come si cercò di far credere) venne alla luce però soltanto a inizio ottobre, quando il marito «crollò» durante un interrogatorio e ammise l’omicidio. Il coinvolgimento del fratello maggiore è a sua volta successivo: a «incastrarlo» e collocarlo sulla scena del delitto fu la videosorveglianza chiassese.

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