Preventivo 2024

Alla ricerca di un'intesa

Trattative serrate fra i partiti di maggioranza per trovare un punto di convergenza e sbloccare il dossier – Lega e Centro lavorano all'eliminazione del taglio ai sussidi di cassa malati e del contributo di solidarietà, ma il PLR frena
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
19.01.2024 21:31

Dopo un lungo, lunghissimo tira e molla, potrebbe stagliarsi all’orizzonte una possibile intesa sul Preventivo 2024 e sul primo pacchetto di misure di rientro presentato lo scorso ottobre dal Governo. L’alleanza, d’altronde a questo punto l’unica possibile (poiché PS e UDC si sono già chiamati fuori), dovrebbe riguardare la Lega, il PLR e il Centro. Martedì, dopo l’audizione del Governo in Commissione gestione e finanze, PLR e Centro avevano spinto per poter chiudere il dossier entro martedì prossimo e portare così il preventivo in Gran Consiglio nella sessione di febbraio. Restava dunque da convincere la Lega dei ticinesi. Che proprio giovedì aveva però posto due condizioni per dare il suo appoggio al documento: lo stralcio dei tagli ai sussidi di cassa malati e l’azzeramento dei contributi che il Cantone versa al settore degli asilanti. Ora, sul fronte dei sussidi di cassa malati, la Lega sembrerebbe a sua volta aver convinto il Centro. Ma non solo: la possibile intesa di cui si parla in queste ore riguarderebbe anche l’eliminazione del «famoso» contributo di solidarietà chiesto ai dipendenti dell’amministrazione cantonale, pari al 2% della parte di salario che eccede i 60 mila franchi. «Se da parte della Lega arriverà la richiesta di stralciare la misura sui sussidi di cassa malati – spiega il capogruppo del Centro Maurizio Agustoni – incontrerà il nostro favore. D’altronde, abbiamo sempre indicato che non avremmo voluto penalizzare il ceto medio». La proposta di eliminare il contributo di solidarietà, invece, è giunta proprio dal Centro. Ancora Agustoni: «Siamo sempre stati contrari, anche dal punto di vista del metodo, perché si tratta di un taglio una tantum e indiscriminato». Per il Centro, dunque, «non è il modo giusto di affrontare la revisione della spesa». Si tratta ora di capire se questa proposta, a sua volta, incontrerà il favore della Lega.

A questo punto, va pure detto che i telefoni tra i tre partiti interessati sono parecchio sollecitati in queste ore. E non è dunque detto che, da oggi a martedì, le carte in tavola possano nuovamente cambiare. Anche perché, se da una parte nelle ultime ore l’asse Lega-Centro sembrerebbe essersi rafforzato, dall’altra il PLR cerca di frenare.

Per la capogruppo Alessandra Gianella, infatti, «sembra che ci sia mancanza di volontà politica (ndr. da parte di Centro e Lega) nel decidere certi risparmi». I liberali radicali avvertono infatti sul rischio di poi trovarsi con una situazione peggiore il prossimo anno. Già, perché se al deficit già preventivato – che al momento si aggira intorno ai 106 milioni: i 95,7 milioni messi e preventivo dal Governo più il mancato introito causato dalla nuova imposta di circolazione – si aggiungesse anche il mancato taglio sui sussidi e l’eliminazione del contributo di solidarietà, il disavanzo per il 2024 si avvicinerebbe ai 130 milioni di franchi. Detto diversamente, spiega ancora Gianella: «Quando poi arriverà il nuovo preventivo per il 2025 sarà ancora peggio. Non decidere quest’anno semplicemente sposterà il problema all’anno prossimo».

I timori delle cliniche private

Nel frattempo, a chiedere un’accelerata sull’approvazione dei conti del Cantone è anche l’Associazione cliniche private ticinesi (ACPT), che negli scorsi giorni ha scritto al presidente della Gestione Michele Guerra (Lega) esprimendo «preoccupazione per i ritardi che si stanno accumulando». Nella missiva viene spiegato che «le cliniche non hanno ancora potuto sottoscrivere il contratto che regola il pagamento delle prestazioni per l’anno in corso». E «se da un lato il Cantone garantisce fin qui anticipi analoghi a quelli versati nel 2023, dall’altro ciò non offre alcuna garanzia su quanto sarà effettivamente riconosciuto sull’arco dell’anno». In proposito, il presidente dell’associazione, Giancarlo Dillena, sottolinea che «quanto lo Stato versa non costituisce un “sussidio” ma un contributo alle ospedalizzazioni che le cliniche garantiscono alla popolazione». Ma non è tutto, perché l’ACPT esprime anche una certa «inquietudine» per la ventilata introduzione di un «contributo di solidarietà» pari all’1,5% da dedurre dal contributo annuo complessivo (circa 1,6 milioni). «La prospettiva - viene spiegato - è preoccupante, perché metterebbe oltremodo sotto pressione gli istituti sanitari, che da tempo soffrono per il sotto finanziamento delle prestazioni».  

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