Canicola

Anziani in casa con più di trenta gradi

L’appello del direttore sanitario della Croce Verde: «Temperature alte negli appartamenti di molti anziani che abbiamo soccorso»
Giuliano Gasperi
16.07.2022 06:00

Uno dei consigli contro la canicola è rinunciare ad uscire nelle ore più calde. Stare a casa, in altre parole. Un invito che fa riaffiorare le sensazioni più opprimenti della pandemia. Stare a casa è certamente meglio che camminare lungo una via asfaltata senza l’ombra di un albero, ma le mura domestiche non sono sempre un valido riparo. Lo testimonia Alessandro Motti, direttore sanitario della Croce Verde, ora particolarmente impegnata ad aiutare anziani in stato di disidratazione o di malessere fisico generale a causa del caldo. «La temperatura negli appartamenti di numerose persone che abbiamo soccorso è chiaramente alta, vicina o superiore ai trenta gradi – racconta il dottore – anche perché la maggior parte delle abitazioni dove vivono anziani in città è datata e priva d’impianti di raffreddamento».

Le raccomandazioni generali sono quelle di sempre – chiudere le finestre durante il giorno e arieggiare la notte appena la temperatura esterna lo consente, consumare pasti leggeri, bere molto, consultare il medico o il farmacista se si assumono psicofarmaci o anti-ipertensivi, avvisare i vicini o i servizi sociali se si deve passare un periodo da soli ed evitare di uscire nelle ore più calde – ma la temperatura dentro certi appartamenti resta un nodo da sciogliere.

Vuoto giuridico

Dal punto di vista dei diritti degli inquilini, pensando appunto a chi vive in affitto, la situazione è relativamente nuova e non ha un rimedio giuridico. «Non esiste una temperatura massima oltre la quale non si può andare, solo una minima sotto cui non si può scendere» sintetizza il presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini Adriano Venuti. «Se un appartamento è troppo freddo, chi ci abita può chiedere al proprietario di fare qualcosa, oppure una riduzione del canone. In caso contrario, ogni intervento rischia di essere a carico dell’inquilino». E quindi, come uscirne? «Non è facile da risolvere, anche perché dimostrare che un alloggio è troppo caldo risulta più complicato rispetto alla situazione opposta. Senza dimenticare che alcuni anziani non vogliono avere l’aria condizionata».      

Se un appartamento è troppo freddo, chi ci abita può chiedere al proprietario di fare qualcosa, oppure una riduzione del canone. In caso contrario, ogni intervento rischia di essere a carico dell’inquilino
Adriano Venuti

Cappotti costosi

Ma un locatore, leggi a parte, dovrebbe intervenire? E quanto potrebbe costare? «Parliamo di una spesa importante» spiega Renata Galfetti, segretaria cantonale della Camera ticinese dell’economia fondiaria, che rappresenta i proprietari. «Bisognerebbe isolare completamente l’abitazione con il classico ‘cappotto’. Prima di tutto un lavoro del genere ha poco senso se fatto su un unico appartamento. Si agisce piuttosto sull’intero stabile. Poi di solito è accompagnato da interventi sui vetri, i davanzali, il tetto... Servono molti soldi». Galfetti snocciola alcune cifre tratte dal Piano energetico cantonale. «Come prima stima dei costi per il risanamento energetico di un edificio residenziale, il costo medio indicato è di 600 franchi al metro quadro. E questo solo per l’isolamento termico. Se si vuole fare di più, applicando standard come Minergie ad esempio, si può arrivare a 2.400 franchi. Se prendiamo un valore medio, 1.200 franchi, e lo applichiamo a un alloggio di 80 metri quadri, arriviamo a 96.000 franchi». E l’investimento, essendo un’opera di miglioria, si ripercuote sull’affitto. «L’aliquota è del 6%, quindi sarebbero 480 franchi in più al mese: un aumento difficile da imporre». Resta il fatto che parliamo di salute di persone fragili. «Non voglio deresponsabilizzare i proprietari – chiarisce Galfetti – se possono migliorare le condizioni degli inquilini, lo facciano. Il problema tuttavia è più ampio. E la soluzione non è solo nello stabile. È giusto, ad esempio, che ci siano tanti marciapiedi senza alberatura? Bisognerebbe pensare a più soluzioni, oltre che adottare dei piccoli accorgimenti come l’acquisto di apparecchi refrigeranti».

Non hanno tutti lo yacht

La questione va effettivamente oltre il rapporto fra inquilino e proprietario. È anche un tema sociale, se pensiamo agli anziani che vivono soli. E che a volte muoiono soli. «Spero che i proprietari possano mettere a posto queste situazioni» osserva Tiziano Galeazzi, municipale di Lugano responsabile della salute pubblica. «La spesa è importante, ancora di più con i tassi d’interesse in rialzo, però si crea un valore aggiunto per lo stabile». La politica comunque, secondo Galeazzi, qualcosa potrebbe fare. «Si potrebbe discutere di offrire degli incentivi. Non si tratterebbe di ‘dare soldi ai ricchi proprietari’, come direbbe qualcuno. Anche perché non hanno tutti lo yacht in Sardegna. È un aiuto che andrebbe a favore anche degli inquilini, migliorando la loro vita».

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