Il caso

Arrestati fiduciaria e gestore patrimoniale attivi a Paradiso

I due negli scorsi mesi apparivano fra le carte di due distinte inchieste italo-svizzere, e una loro società era stata commissariata dalla FINMA – I reati ipotizzati sono quelli di truffa e appropriazione indebita, amministrazione infedele e riciclaggio di denaro
©Chiara Zocchetti

Una fiduciaria e un gestore patrimoniali attivi a Paradiso sono stati arrestati nei giorni scorsi in Ticino. La notizia è stata anticipata dal giornale italiano Il Fatto Quotidiano ed è stata confermata da Ministero pubblico e Polizia cantonale, i quali annunciano l'apertura di un procedimento penale «nato a seguito di indagini sviluppatesi nel corso degli ultimi mesi». I reati ipotizzati sono quelli di truffa e appropriazione indebita, amministrazione infedele e riciclaggio di denaro.

Gli accertamenti sono finalizzati a comprendere se sussistano i presupposti di reati di natura penale nell'ambito di una estesa attività di raccolta e gestione di fondi (investimenti finanziari) in Svizzera e all'estero. Negli scorsi giorni si è proceduto a perquisizioni e sequestri di materiale, sia cartaceo sia informatico. Ispezioni di Polizia sono in corso anche questa mattina nelle sedi delle società legate alle due parsone, a Paradiso.

In manette sono finiti, come detto, una 48.enne cittadina svizzera e un 39.enne cittadino italiano, entrambi domiciliati nel Luganese. Misure restrittive della libertà già confermate dal Giudice dei provvedimenti coercitivi (GPC). Ulteriori atti istruttori verranno valutati nei prossimi giorni in base anche all'esito delle verifiche e degli accertamenti.

Le inchieste anche sul territorio italiano

I nomi delle due persone arrestate sono apparsi in due distinte inchieste italo-svizzere negli scorsi mesi. Una società di Paradiso da loro gestita aveva provato ad acquistare una quota di maggioranza di una società della ministra italiana Daniela Santanché, ma l'operazione era sfumata anche perché la FINMA aveva commissariato la società di Paradiso, eseguendo fra l'altro blocchi patrimoniali, come avevamo potuto riferire consultando la decisione – ampiamente censurata – della FINMA stessa.

Alcune società di cui figuravano quali organi dirigenziali, poi, apparivano nella carte della maxi-inchiesta Moby Dick, in cui però né loro né le società apparivano quali indagati. Come rivelato da questo giornale, la Procura europea era in particolare convinta che un uomo vicino al clan camorristico di Lauro fosse in realtà il gestore di una di queste società (peraltro il suo nome figurava a Registro di commercio), e quest'uomo, al momento dell'arresto a Ginevra, era stato trovato in possesso di una carta di credito intestata alla fiduciaria ed emessa per conto di una società ceca che ha una succursale a Paradiso, gestita proprio dalla fiduciaria.

Non è al momento chiaro se si tratti di una di queste due fattispecie, o un'altra questione ancora, ad averli fatti finire in manette.

In questo articolo:
Correlati
L'ombra della camorra dietro una società di Paradiso
Dalle carte dell’inchiesta europea Moby Dick emerge che una persona vicina al clan Di Lauro ne avrebbe gestito le comunicazioni sociali e i pagamenti - E non è l’unica azienda svizzera citata nei documenti: diverse sono riconducibili a una stessa fiduciaria del Luganese
Caso WIP Finance, la Finma ha bloccato dei soldi
Le 18 misure superprovvisionali dell’Autorità di vigilanza riguardano, oltre alla nomina di un «incaricato dell’inchiesta», anche il divieto di accettazione di nuovi fondi e il blocco di valori patrimoniali – La decisione depositata è in gran parte «pecettata»