Arzo segnò la vita di Segre, la memoria permetterà di non dimenticare

Era l’8 gennaio 1943 quando Liliana Segre venne respinta alla frontiera di Arzo dalle autorità svizzere. La Segre aveva 13 anni e come al padre e a due cugini le fu negata la possibilità di attraversare la frontiera e rifugiarsi in Ticino. Quell’anno gli ebrei italiani che cercarono rifugio in Svizzera per salvarsi dalla persecuzione nazista e fascista furono molti.
La storia della donna superstite dell’Olocausto è stata raccontata nei giorni scorsi in un documentario trasmesso dalla RSI dal titolo «Arzo 1943». Un documentario di Ruben Rossello che ricostruisce che cosa accadde quel giorno, dall’interrogatorio - descritto da Segre come disumano – alle scuole di Arzo che fungevano da caserma, alla decisione del respingimento presa da un ufficiale del nostro esercito probabilmente inadatto per giudicare un caso simile.
Per non dimenticare
Alla luce di queste nuove rivelazioni e in occasione della Giornata della memoria nelle scorse ore un nutrito gruppo di consiglieri comunali di Mendrisio si è fatto promotore di un’iniziativa che possa aiutare a non dimenticare e a trarre insegnamento dal passato. I firmatari voglio innanzitutto trasmettere «l’esigenza del ricordo e della memoria, intesi come unico strumento efficace per reagire ai drammi e per fare sì che essi non possano ripetersi. La memoria diventa dunque un comandamento morale al quale nessuno di noi può sottrarsi» si legge nella premessa della mozione trasmessa al Municipio di Mendrisio.
La memoria collettiva
Il testo ha un duplice obiettivo. Il primo è di «intitolare uno spazio pubblico nel quartiere di Arzo alla memoria di questi fatti». Dietro questa richiesta vi è la volontà «di mantenere nella nostra memoria collettiva sia gli episodi di respingimento che consegnarono alla barbarie nazifascista donne, uomini, e bambini, colpevoli solamente del crimine di essere nati, sia gli episodi di umanità e solidarietà grazie ai quali si consentì all’86% dei rifugiati che si presentarono alle nostre frontiere di salvarsi».
Il secondo obiettivo, che corrisponde anche alla seconda richiesta, è che il Municipio di Mendrisio conferisca «la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, la cui storia personale è strettamente legata ad Arzo, a causa della scellerata decisione di respingimento, presa nei confronti della sua famiglia da due ufficiali dell’esercito. Nessuno meglio della signora Segre incarna i valori che questa mozione intende trasmettere».
Il primo firmatario del testo è il consigliere comunale Jacopo Scacchi (l’Alternativa). La mozione è stata tuttavia sottoscritta anche da 10 altri rappresentanti de l’Alternativa, da due esponenti del gruppo Lega-UDC-UDF, da uno del PLR e da uno del PPD.
Per quanto concerne il documentario andato in onda nei giorni scorsi, i firmatari aggiungono: «A nostro parere fornisce un nuovo tassello alla memoria collettiva del Mendrisiotto e contribuisce a mantenerla viva: quegli anni terribili raccontano infatti storie di disumani respingimenti e accorati appelli alla solidarietà. Nel rispetto sia di chi purtroppo fu condannato a un destino abominevole, sia di coloro che divisero la propria miseria con chi non disponeva nemmeno di quella, riteniamo giusto che vengano ricordati per sempre nella nostra memoria collettiva».
Vite al confine
Un’altra storia avvenuta nel 1943 al confine tra il Mendrisiotto e l’Italia è quella di Bruna Cases. Ve l’abbiamo raccontata qualche giorno fa, quando la signora oggi 87.enne è stata accolta dalle autorità di Stabio ed è tornata nei luoghi che quando aveva 9 anni, l’hanno condotta verso la salvezza. Cases attraversò il confine con un gruppo di 11 persone che, guidato da alcuni contrabbandieri, creò un varco nella rete metallica che lo delimitava.