Atti sessuali con fanciulli, chiesti altri due mesi di prigione per il poliziotto del Locarnese

Altri due mesi di carcerazione preventiva per l’agente di un Corpo di Polizia comunale del Locarnese, accusato di aver compiuto atti sessuali con fanciulli. Li ha richiesti il procuratore pubblico Luca Losa, titolare dell’inchiesta che lo scorso 22 luglio ha portato all’arresto dell’uomo poco più che quarantenne. Una decisione del Giudice dei provvedimenti coercitivi (GPC) - che aveva fissato inizialmente in sei settimane il periodo durante il quale l’uomo sarebbe dovuto rimanere in prigione, periodo che scade domani, martedì 2 agosto - è attesa entro la fine della corrente settimana. Sulla richiesta formulata dal pp Losa formulerà le sue osservazioni anche il patrocinatore del poliziotto, l’avvocato Marco Masoni.
Nel frattempo l’agente è già stato sentito dallo specialista incaricato dal procuratore pubblico di eseguire una perizia psichiatrica nei suoi confronti. Per giungere alle prime conclusioni - la perizia completa richiederà alcune settimane - sono però necessarie ancora altre sedute, in particolare per determinare un eventuale pericolo di recidiva dell’uomo. Anche per questo motivo il titolare delle indagini ha chiesto una proroga della carcerazione preventiva.
Diverse presunte vittime
Il lavoro degli inquirenti intanto prosegue e di recente sono state sentite alcune presunte vittime dell’agente. Le attenzioni inopportune nei loro confronti il poliziotto le avrebbe commesse in un periodo antecedente rispetto a quelle per le quali è finito in prigione. Si tratterebbe di fatti commessi quando l’uomo era molto giovane e non indossava ancora la divisa di poliziotto. Molto più recenti, invece, i presunti atti sessuali con fanciulli in relazione ai quali è stato aperto il procedimento penale: sarebbero avvenuti tra cinque e sei anni fa. Procedimento penale che è scattato a seguito di un altro episodio del quale si è reso protagonista l’uomo: un presunto maltrattamento ai danni del figlioletto del quale si sarebbe accorto il personale sanitario che aveva preso in cura il minore. Da qui la segnalazione alle autorità che ha fatto partire gli accertamenti per appurare l’origine dei traumi riportati dal minore. Sarebbe stata in particolare l’analisi dei file custoditi nel telefono cellulare dell’agente a portare al suo arresto.