Ticino

Autonomia della Giustizia, tutti d’accordo ma ci vorrà tempo

Il principio di dare maggiore indipendenza al terzo potere dello Stato è ben visto da tutti i partiti di Governo, ma prima di implementarlo occorreranno diversi approfondimenti – Anche il Tribunale d’appello sta lavorando a un documento - Tattarletti: «Un segnale di conferma importante»
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
14.10.2025 22:00

Sul principio sono tutti concordi: occorre dare maggiore autonomia amministrativa e finanziaria al potere giudiziario ticinese. D’altronde, quello stesso principio era stato affermato anche nella risoluzione generale contenente le «Riforme in favore della giustizia ticinese» approvata lo scorso anno dal Gran Consiglio. Per comprendere nel dettaglio come sarà implementato tale principio, invece, occorrerà un po’ di tempo. Ma, d’altronde, lo stesso Dadò ha definito la sua iniziativa – anticipata oggi – una prima proposta che non vuole «già determinare la scelta di un modello» definitivo. In generale, ad ogni modo, la proposta del presidente del Centro è stata accolta, nel merito e senza ancora entrare nei dettagli, come un primo passo che rappresenterà un elemento della discussione per implementare il principio dell’autonomia del terzo potere dello Stato. Discussione che, come vedremo, con ogni probabilità entrerà nel vivo all’inizio del prossimo anno.

Un rapporto in vista

E questo anche perché, nel frattempo, lo stesso Tribunale d’appello (TA) sta lavorando a un rapporto interno per approfondire la questione. Da noi contattato per un commento, il presidente del Tribunale d’appello Giovan Maria Tattarletti spiega infatti che tale documento sarà con ogni probabilità pronto per la fine dell’anno. «Non conosciamo la proposta di Fiorenzo Dadò nel dettaglio e dunque non abbiamo ancora potuto discuterne al nostro interno», premette il presidente. Tuttavia, aggiunge, «personalmente penso sia un segnale importante, che conferma la volontà già espressa dalla Commissione e dal Parlamento di rafforzare l’autonomia della Giustizia sul piano amministrativo e finanziario». Un principio, questo, «che come ho già avuto modo di dire all’apertura dell’anno giudiziario è essenziale per rafforzare il principio della separazione dei poteri e l’indipendenza della Giustizia in uno Stato di diritto». Detto ciò, Tattarletti conferma che «la Commissione amministrativa del TA sta approfondendo la tematica e proporrà, verosimilmente entro la fine dell’anno, un rapporto in cui vi sarà anche un raffronto tra i vari modelli adottati dai Cantoni». A quel punto, spiega il presidente del TA, «quando si tratterà di discutere quale modello implementare per il Ticino, presumo che ci si interfaccierà anche con la proposta di Dadò».

Tra critiche e consensi

Seppur con qualche critica sulla modalità con cui è stata depositata l’iniziativa (ossia senza discuterne prima con gli altri partiti), la proposta di Dadò è – di principio e nel merito – vista di buon occhio anche da alcuni colleghi della Commissione giustizia e diritti. Anche perché, hanno ricordato tutti, il principio era già stato affermato nella «famosa» risoluzione. «Di andare verso una maggiore autonomia della Giustizia – spiega ad esempio la deputata Cristina Maderni (PLR) – ne abbiamo già discusso quando abbiamo redatto la risoluzione generale. La volontà di andare in questa direzione, quindi, c’era già e c’è adesso». Detto ciò, aggiunge la liberale radicale, «personalmente penso sia giusto andare in questa direzione, ma restano ancora molti dettagli da chiarire». Ossia: «Prima di arrivare al modello definitivo bisogna ancora approfondire molti aspetti». Solo per citare un esempio, «rispetto alla proposta di Dadò mi piacerebbe capire se la gestione amministrativa possa essere ancora più centralizzata, per essere più efficaci nell’utilizzo delle risorse». Ad ogni modo, andando al cuore della proposta, Maderni rileva che «andare nella direzione di creare un budget per la Giustizia approvato dal Gran Consiglio (e poi rispettato in sede di consuntivo) possa essere una direzione da praticare».

Un po’ più critico sulle modalità è invece il presidente della Commissione, il deputato leghista Alessandro Mazzoleni. «Non voglio fare polemiche. Ma da presidente ritengo che la ‘fuga in avanti’ di Dadò abbia più il sapore di politica che di reale beneficio per la Giustizia. È un po’ peccato: il rischio è quello di politicizzare una proposta su cui stavamo già lavorando e sulla quale, di principio, siamo tutti d’accordo. Lo ritengo uno sgarro nei confronti dei partiti che stavano già lavorando a una proposta». Detto ciò, aggiunge Mazzoleni, «sul principio di dare maggiore autonomia alla Magistratura non ho nulla di contrario. Anche se, va detto, da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Dal momento che ci sarà un budget, esso sarà da rispettare e non sarà illimitato». Più in generale, osserva poi il leghista, la proposta di Dadò «potrebbe venire a costare 2 milioni di franchi solo per il personale e l’apparato amministrativo aggiuntivo, in un periodo in cui occorrerebbe agire con parsimonia». Da questo punto di vista, chiosa Mazzoleni, «l’idea (ndr. avanzata dal Governo) dell’Unità amministrativa autonoma (UAA) magari non era perfetta, ma perlomeno evitava un aumento dei costi. Come Commissione avremmo potuto approfondirla, giungendo alla fine al medesimo risultato, ma con costi risparmiati».

Anche il capogruppo del PS, Ivo Durisch, si dice un po’ sorpreso della modalità di presentazione dell’iniziativa. Ma, al di là del metodo, il socialista afferma: «Nella sostanza siamo d’accordo e come socialisti siamo sempre stati d’accordo a dare maggiore autonomia amministrativa e finanziaria alla Giustizia».

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