Caslano

Bally, firmato il piano sociale

Raggiunto un accordo tra l’azienda di moda e il sindacato OCST – Confermati i trenta licenziamenti: agli operai verranno corrisposte delle buonuscite – «L’azienda vuole puntare sul marchio svizzero»
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
24.09.2025 16:21

È stato firmato questa mattina il piano sociale per il licenziamento di trenta dipendenti di Bally annunciato la scorsa settimana. Le trattative tra il sindacato OCST e i vertici dell’azienda di moda con sede a Caslano hanno portato alla sottoscrizione di un accordo di natura finanziaria valido per un anno.

«Chi aveva diritto a uno o due mesi di preavviso ne ha ottenuti tre, oltre a una buonuscita pari a tre mensilità. In alcuni casi, è stata concessa una buonuscita ulteriore pari al 40% o al 60% di un salario mensile», spiega al Corriere del Ticino il sindacalista dell’OCST Luca Robertini. Parlare di soddisfazione per il risultato raggiunto, da parte sindacale, è però eccessivo: «Sono comunque state licenziate trenta persone; ciò significa trenta famiglie senza reddito. E non va dimenticato che parliamo di operai altamente specializzati nell’industria calzaturiera». Ossia difficilmente reinseribili nel mercato del lavoro.

«Il minimo che abbiamo chiesto è stato in ogni caso ottenuto», continua Robertini. «Le trattative – ammette – sono state complicate: rispetto allo scorso anno (a novembre 2024 erano state licenziate 65 persone, ndr) il management è cambiato quasi tutto e si è trovato tra l’incudine e il martello: da un lato le nostre richieste, dall’altro quelle del fondo proprietario, Regent LP. Alcune delle promesse di allora, inizialmente non sono state rispettate; le proposte iniziali non erano soddisfacenti ma alla fine abbiamo raggiunto un accordo». In ogni caso, tra azienda e sindacato sono in programma nuovi incontri nei prossimi i mesi. «Discuteremo del futuro, ma l’incertezza – anche in seno ai lavoratori – è alta. Abbiamo ricevuto rassicurazioni che il fondo ha deciso di puntare su un marchio svizzero. Come noto, ventisette persone rimarranno infatti attive nella produzione dell’extralusso a Caslano.

Dopo Luxury Good, in Ticino si assiste a un altro ridimensionamento. «La politica – conclude Robertini – dovrebbe interrogarsi se non vale la pena attirare industrie al servizio del territorio e delle persone».

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