Bertoli: “Chiedo scusa a Liliana Segre”

LUGANO - Terminata la testimonianza, raccontata con parole chiare e dirette per due ore, il direttore del DECS Manuele Bertoli ha voluto ringraziare Segre per la sua presenza precisando come “è stata vittima di leggi sbagliate. Anche delle nostre, che non hanno saputo dare accoglienza”. Il consigliere di Stato ha poi aggiunto: “So che questo compito spetterebbe alle autorità federali, ma è mio onore personale chiedere scusa a Liliana Segre. Chiedere scusa e sperare che quell’errore non si ripeta più. Che sia un errore che appartiene alla storia e al passato”.
L’arrivo
Verso le 10, l’ospite d’onore della giornata arriva al campus di Lugano e automaticamente tutti si alzano per accogliere Segre con un applauso che dura minuti interi. Un abbraccio caloroso che lascia posto ai discorsi di rito. A prendere la parola è il rettore dell’USI Boas Erez che rileva come “è un momento unico e non so dove ci porterà questo esercizio di memoria. Ma quello che è certo è che la presenza di Segre qui, oggi, è inestimabile”. E a sottolineare l’importanza della giornata è stato anche il sindaco di Lugano Marco Borradori: “La testimonianza di cui sentiremo oggi ha un grande valore storico, perché ci vuole una forza enorme per narrare l’inenarrabile”. Per poi aggiungere: “Mi ha lasciato stupito vedere come voi tutti vi siete alzati e, come un corpo unico, avete applaudito all’arrivo di Liliana Segre. È un gesto che testimonia la vostra sensibilità di giovani che, pur non avendo vissuto questi anni difficili, sapete riconoscere i valori come pure quei fatti che possono calpestare la dignità umana. E quindi riconoscere la forza di chi ha saputo rialzarsi e trovare il coraggio di raccontare questi fatti. Quasi come se, con questo applauso, il Ticino si sia voluto scusare per quella guardia che anni fa non fece entrare Segre e suo padre in Svizzera”.
E poi il momento che tutti attendevano: a prendere la parola è Segre e, in un’aula magna gremita, in ogni ordine di posto, di oltre 400 tra allievi e professori, cala un silenzio surreale. Con una voce chiara, la ragazzina sopravvissuta all’Olocausto racconta a decenni di distanza gli orrori che ha conosciuto a un pubblico di ragazzi. Giovani che ascoltano attenti, il telefonino lontano dagli occhi, dimenticato nello zaino o nella tasca della giacca. “Io – afferma Segre - sono una nonna e sono i giovani che mi interessano. Con la loro curiosità viva e l’intelligenza limpida. È a loro che io racconto la mia storia. Perché non sono sempre stata così vecchia, anch’io sono stata una bambina. Una bambina ebrea milanese in un’epoca antisemita”.
L’attesa
C’è grande attesa all’aula magna dell’USI di Lugano per l’incontro con Liliana Segre, la senatrice italiana sopravvissuta alla Shoah. Poco a poco, gli studenti dei sei licei cantonali sono arrivati al campus per visitare una mostra allestita per l’occasione. L’emozione, nel vociferare dei ragazzi, è forte. Un chiacchierio che risuona per le scale che portano all’aula magna ma che poi, improvvisamente, lascia spazio al silenzio di fronte alle immagini dell’Olocausto e dei campi di concentramento nazisti esposte in mostra. Alle 10, dopo il saluto del rettore dell’USI Boas Erez, del direttore del DECS Manuele Bertoli e del sindaco di Lugano Marco Borradori sarà Segre a prendere la parola.
Cosa ne pensano i giovani?