Mendrisio

Braccia incrociate alla Riri

Diverse decine di collaboratori dell’azienda leader nella produzione di chiusure lampo hanno scioperato davanti ai cancelli – Alla base dell’azione il difficile clima lavorativo e i turni definiti massacranti – I sindacati: «La direzione ha detto di voler risolvere le problematiche» – I vertici: «La forte ripresa degli ordinativi ha portato a una fase di eccezionale intensità di lavoro»
Stefano Lippmann
06.04.2022 06:00

Lavoratori con le braccia incrociate lunedì mattina a Mendrisio. Quanto avvenuto in via al Gas, a partire dalle 6 del mattino, non è passato inosservato a chi si alza di buon’ora: erano infatti diverse decine i lavoratori fermi davanti al cancello della Riri, l’azienda leader famosa per le chiusure lampo, dette anche zip. Sul posto, oltre ai dipendenti e alla rappresentativa sindacale, sono giunte anche alcune pattuglie di polizia.

Sotto la lente il clima lavorativo

Ma cos’ha portato le molte lavoratrici e i lavoratori ad incrociare le braccia e non iniziare il proprio turno in azienda? La risposta arriva direttamente da un dipendente, al quale abbiamo garantito l’anonimato. L’azienda, va detto, sottostà al Contratto collettivo di lavoro per il settore dell’abbigliamento: un contratto che prevede la possibilità di lavorare fino a 18 sabato all’anno (detto anche accordo di flessibilità). Ma in questo caso, a detta del nostro testimone, si è andati anche oltre: «Una volta lavorati i 18 fine settimana, qualora non dessimo la nostra disponibilità, ci viene richiesto di fornire una giustificazione – ci racconta –. Alla terza assenza è successo che qualche collega ricevesse una lettera di richiamo». Ma, a mente del nostro interlocutore, non ci sarebbero unicamente questioni contrattuali. Gran parte del disagio sul posto di lavoro è da attribuirsi alle dinamiche: «Parliamo di trattamenti poco idonei da parte di qualche responsabile nei confronti dei dipendenti e, inoltre – ci confida – sono emersi alcuni commenti decisamente poco eleganti nei confronti della categoria femminile». Il clima di lavoro sarebbe ulteriormente perturbato dalla gestione «a grida e urla» da parte dei responsabili e il tutto andrebbe ad inserirsi in una realtà lavorativa con «ritmi massacranti».

È in questo contesto che, dunque, lunedì i lavoratori del primo turno hanno incrociato le braccia. Dopo il presidio effettuato davanti ai cancelli dell’azienda, gli scioperanti – insieme ai rappresentanti dei sindacati UNIA e OCST si sono spostati in una sala di una vicina struttura alberghiera. Ne è seguita un’assemblea del personale e un primo incontro con alcuni membri della direzione di Riri. Poi la votazione che ha sancito i temi da sviluppare durante le trattative che, stando a nostre informazioni, dovrebbero portare le parti a sedersi attorno a un tavolo già nel corso della prossima settimana. Lo sciopero si è quindi fermato nelle prime ore del pomeriggio, dopo aver coinvolto anche i lavoratori del secondo turno i quali hanno ripreso l’attività produttiva.

«C’è dialogo con la direzione»

Abbiamo sentito il sindacalista di UNIA Vincenzo Cicero il quale ha confermato che all’interno dell’azienda sono stati segnalati dei problemi. «Per questo motivo – ci spiega – UNIA ha promosso un’azione alla Riri con un’assemblea che si è svolta durante il tempo di lavoro». Cicero aggiunge inoltre che «è stato raggiunto un accordo con la direzione la quale si è dimostrata molto aperta alla discussione, manifestando la grande volontà di risolvere le problematiche». Non va oltre il sindacalista, proprio per il fatto che è stato avviato un dialogo con la direzione. «Quanto emerso merita una risposta concreta – evidenzia, dal canto suo, il sindacalista di OCST Giorgio Fonio – e di conseguenza saluto positivamente l’apertura del tavolo tecnico che dovrà trovare le soluzioni ai problemi segnalati dai lavoratori».

Fase di eccezionale intensità

Anche Riri, da noi interpellata, ha confermato lo sciopero, riconoscendo la volontà di instaurare un dialogo costruttivo. Alla base del malessere, secondo l’azienda, potrebbe aver influito la forte ripresa degli ordinativi. «Riri ha affrontato il periodo pandemico marzo settembre 2020 gestendo una riduzione del giro d’affari annuo di circa il 20% e conseguente effetto sulla redditività, salvaguardando l’occupazione anche grazie all’utilizzo dello strumento del Lavoro Ridotto» commenta il Chief Financial Officer Andrea Moretta. «Da ottobre 2020 ad oggi – prosegue – abbiamo registrato una forte ripresa degli ordinativi che hanno portato ad una fase di eccezionale intensità di lavoro per tutto il personale del Gruppo». Anche per questo motivo nell’ultimo anno e mezzo la ditta di via al Gas ha assunto «una decina di lavoratori a tempo indeterminato, oltre al personale temporaneo, per reagire all’aumento degli ordinativi e alle numerose assenze legate alla recrudescenza della pandemia e alle conseguenti quarantene obbligatorie». In merito allo sciopero Moretta rileva che «ieri mattina (lunedì per chi legge, ndr) una sigla sindacale esterna (UNIA, ndr), che non ci aveva mai contattato prima, ha avviato una iniziativa di sciopero che ha raccolto l’adesione di buona parte delle maestranze di produzione che hanno manifestato un disagio collegato a tale fase di eccezionale intensità di lavoro chiedendo un intervento dell’azienda per migliorare il clima aziendale e i flussi comunicativi». Riri, fa sapere, «ha sempre coltivato con eccellenti risultati il dialogo con le parti sociali e anche in questa occasione ha ritenuto naturale dare apertura al dialogo costruttivo». Resta, da parte della direzione, un sentimento si sorpresa: «Le modalità scelte da UNIA ci hanno effettivamente sorpreso perché non avevamo mai ricevuto alcuna comunicazione al riguardo; ciononostante, abbiamo concordato una data per discutere a breve termine di tutti gli argomenti posti sul tavolo, in modo da proseguire, anche insieme a OCST, sulla strada del dialogo costruttivo che ha sempre contraddistinto l’azione imprenditoriale di Riri».