Campione fa spazio alla dogana con la Svizzera

ILCCI: l’acronimo, coniato nella bozza della manovra italiana di bilancio 2020, sta per Imposta locale sul consumo di Campione d’Italia, da applicarsi «alle forniture di beni, alle prestazioni di servizi nonché alle importazioni» nel territorio dell’enclave. Significa, stando alle previsioni, che dal primo gennaio a Campione arriverà l’IVA con aliquote pari a quelle elvetiche. Il territorio ancora oggi non appartiene alla zona di applicazione dell’IVA, ma da parte svizzera ne era stata rivendicata l’esazione, contestata da parte italiana come violazione della sovranità nazionale. La nuova imposta, il cui beneficiario sarà il Comune, salvaguardia la concorrenzialità ma penalizza i consumi, bilanciati però da una norma che si propone di incentivare il rilancio con crediti d’imposta alle imprese che fino al 2024 effettueranno investimenti. Come osservano gli specialisti, gli effetti della combinazione delle due norme, IVA e agevolazioni fiscali, saranno da valutare in base ai prossimi interventi del Governo, cui la criticissima situazione campionese non sarebbe estranea. Sia sul versante della casa da gioco, chiusa da quindici mesi, sia sull’incombente applicazione della direttiva UE destinata a integrare l’enclave nella propria area doganale. Dal primo gennaio 2020, praticamente domani rispetto ai tempi necessari per prorogare o sospendere l’applicazione di una misura destinata a sconvolgere le consuetudini in riva al Ceresio.
Quel valico che sembra inevitabile
Proprio i tempi strettissimi, infatti, obbligano ad adottare provvedimenti preparatori, qualora non andasse in porto la proroga. La volontà politica, ribadita dal Governo in carica, avrebbe dovuto trovare espressione concreta nell’Esecutivo precedente ponendo la questione in sede comunitaria entro la fine di giugno. Non fu fatto, e adesso si teme che il conto alla rovescia sia inarrestabile. Sul tema un tavolo tecnico è previsto a Berna settimana prossima («stiamo avendo a Roma, in Ticino e a Berna riunioni importanti» ha del resto dichiarato nei giorni scorsi al CdT l’ambasciatore italiano in Svizzera), ma intanto Campione è costretto, suo malgrado, a prepararsi. Sarebbero stati individuati l’area doganale a ridosso dell’arco d’ingresso dell’enclave, gli uffici delle dogane, italiana e svizzera, in quelli che sono stati l’ultima sede della locale Azienda turistica. Un paradosso: dove si sollecitava l’accesso a Campione funzionerebbe un dissuasore dei giocatori, se il Casinò riaprisse, costretti a un transito in dogana addirittura doppio per chi provenisse dall’Italia.
