Il caso

Caro teatro Sociale, così proprio non va

Bellinzona: la maggioranza della Gestione non le manda a dire e chiede di costituire una Commissione artistica esterna - Sotto la lente anche la scarsa affluenza e la durata del mandato di prestazione
© CdT/Archivio
Alan Del Don
11.11.2022 20:45

«È innegabile un certo malcontento per il modo in cui è gestito il teatro. L’operatività è lacunosa nel suo insieme, in aggiunta la proposta artistica non sembra trovare troppi consensi tra la gente come confermato dalle cifre sulle presenze in sala. La struttura deve fornire un serio contributo culturale alla Città e incidere maggiormente nella dinamica turistica regionale, invece di restare nell’ombra come purtroppo succede ormai da troppo tempo». È un sì con il naso turato quello della maggioranza della Commissione della gestione al mandato di prestazione da 534 mila franchi circa per l’ente autonomo Bellinzona Teatro. Il relatore Sacha Gobbi (Lega-UDC) e i colleghi (il rapporto non è stato firmato da Lisa Boscolo e Martina Malacrida Nembrini dell’Unità di sinistra e da Giuseppe Sergi del gruppo Verdi-FA-MPS-POP) si dicono delusi innanzitutto dal fatto che quanto suggerito negli scorsi anni non sia tanto considerato dalla direzione del teatro Sociale: «Ci saremmo aspettati una maggiore reattività nell’implementazione di quanto evidenziato o quantomeno la motivazione alla base del mancato intervento. Un atteggiamento di indifferenza difficile da spiegare se si pensa agli organi coinvolti: Municipio, Comitato direttivo e Amici del teatro».

Un consesso di supporto

Ma non è tutto. Gli esponenti del PLR, del Centro e della destra rappresentati in seno alla Gestione vanno ben oltre. In primo luogo chiedono di costituire una Commissione esterna di esperti «che possa supportare il Comitato direttivo (non forzatamente composta da persone vicine al teatro) e la direzione nelle scelte artistiche». Un po’ come avviene per l’altro ente autonomo culturale, quello riguardante i musei. In alternativa, annotano Gobbi e colleghi, si potrebbe optare per l’audit esterno di modo da poter «individuare delle potenzialità di miglioramento. In entrambi i casi l’obiettivo è di capire – viste le cifre sull’affluenza – se l’offerta è adeguata (e sono altri fattori a influire negativamente) o se è proprio quest’ultima che va obbligatoriamente modificata nell’intento di suscitare più interesse». Ecco, arriviamo all’ulteriore tasto dolente secondo la maggioranza del consesso: il poco pubblico.

«I numeri parlano chiaro: uno spettacolo su tre (30%) non raggiunge i 100 spettatori (su più di 300 posti disponibili), mentre 3 spettacoli su 5 (60%) non raggiungono i 150 spettatori. Neppure le produzioni proprie sfuggono a questa logica: per la prima di ‘Olocene’ c’erano 150 posti liberi (nonostante numerosi inviti, molti dei quali gratuiti), a ulteriore conferma di un problema di obiettivi e di orientamento al risultato. Questo significa che per oltre la metà della programmazione mezza sala è regolarmente vuota, senza dimenticare che le cifre a volte sono ‘gonfiate’ dalla raccomandazione fatta alle scuole di frequentare la struttura. Una fotografia che, oltre a lasciare perplessi, deve portare a una profonda riflessione nel breve periodo. I necessari correttivi non possono più tardare».

Fra utilizzo e sponsor

Il terzo aspetto è relativo all’utilizzo del Sociale. Nel senso che, puntualizza la Gestione, tra ottobre e maggio vanno in scena 60-70 spettacoli comprese le repliche: «Per circa 300 giorni all’anno la struttura può quindi essere utilizzata per altri scopi. Questa possibilità non è però sfruttata, ad eccezione di alcune giornate di porte aperte durante l’estate e di un numero ridotto di eventi a carattere privato. Un vero peccato non riuscire a sfruttare maggiormente la struttura con un marketing e una vendita più aggressivi che potrebbero portare nelle casse qualche soldo in più da investire nella programmazione degli spettacoli. Parallelamente anche la raccolta di sponsor potrebbe essere incentivata e non fare affidamento quasi esclusivamente a sponsor istituzionali, rispettivamente al sostanzioso contributo dell’Azienda multiservizi Bellinzona».

Il quarto ed ultimo punto sollevato da Sacha Gobbi e dagli altri cinque commissari riguarda la durata del mandato di prestazione. Secondo il Municipio dev’essere triennale; quindi, nella fattispecie, per gli anni dal 2022 al 2025. Il contributo, per l’Esecutivo, dovrebbe ammontare a 534 mila franchi circa fino al 2023 e a 560 mila per gli altri due esercizi. La maggioranza della Gestione non ci sta, ed invita il plenum ad approvare un mandato annuale: «Una maggiore disciplina è sicuramente auspicata: oggigiorno mancano indicazioni tempestive sull’aspetto economico, su quello artistico nei termini temporali previsti proprio dal mandato. A conferma di quanto detto, questo documento è stato trasmesso a metà agosto, quindici giorni prima dell’inizio dell’anno preso quale riferimento contabile. Il Consiglio comunale si esprimerà quindi con ben tre mesi di ritardo sull’inizio del mandato. Un fatto che, una volta di più, rende esplicita una certa superficialità gestionale».

Altri due rapporti in vista

Nei prossimi giorni arriveranno, verosimilmente, altri due rapporti. Il primo (sempre di maggioranza, che quindi invita ad approvare il messaggio) sarà quello firmato da Lisa Boscolo e da Martina Malacrida Nembrini. Naturalmente avrà altri contenuti e toni rispetto a quello degli altri sei membri della Gestione. La terza relazione sarà per contro quella sottoscritta da Giuseppe Sergi. Il quale negli scorsi giorni ha inoltrato una mozione al Municipio attraverso la quale chiede che l’ente Teatro torni sotto la conduzione diretta della Città, alla luce della gestione artistica ed amministrativa ritenuta insoddisfacente dal rappresentante del gruppo Verdi-FA-MPS-POP.

Insomma, il Legislativo della Turrita lunedì 21 novembre troverà sui banchi della storica sala a Palazzo Civico tre documenti. Sarà inevitabile, come peraltro successo negli ultimi anni, che vi sia una discussione anche accesa che monopolizzerà una seduta straordinaria che all’ordine del giorno annovera, oltre a quattro mozioni, pure il messaggio da 6 milioni di franchi per la realizzazione di altri impianti fotovoltaici.

Correlati