Lugano

Cinquecento indagini risolte grazie alla videosorveglianza

La Città dispone di quattrocentoventotto telecamere di sicurezza sparse sul territorio comunale che aiutano la polizia nell'identificazione degli autori di reati – A breve sul tavolo del Governo potrebbe esserci la nuova legge cantonale
Valentina Coda
18.10.2022 06:00

Dal 2021 a oggi sono circa cinquecento le indagini di polizia che hanno riguardato Lugano e che sono state risolte grazie anche a un occhio più tecnologico. Stiamo parlando delle quattrocentoventotto telecamere di videosorveglianza sparse su tutto il territorio comunale di proprietà della Città. Uno dei casi più recenti (il fatto risale a dicembre dell’anno scorso) ad aver interessato la cronaca regionale è stata l’aggressione all’autosilo Balestra, dove i filmati delle telecamere hanno permesso di immortalare la violenza perpetrata da un giovane luganese ai danni della compagna. Questi impianti tappezzano strade, piazze, vie, parcheggi e autosili della città sul Ceresio e sorvegliano esclusivamente il demanio pubblico comunale.

Ad oggi, è bene ribadirlo, il loro operato si limita, per così dire, a una sorveglianza «passiva», e gli autori di eventuali reati vengono identificati grazie all’operato degli agenti (la Polizia della Città di Lugano impiega quasi un’unità a tempo pieno per le ricerche, sia su richiesta del Ministero pubblico, sia in caso di incidenti). Per ora, dunque, non si prevede un upgrade tecnologico, come ad esempio il riconoscimento facciale. «Allo stato attuale non si prevede di implementare tale tecnologia, che tra l’altro non è al momento conforme con la legislazione vigente», spiega la capodicastero Sicurezza e Spazi urbani Karin Valenzano Rossi. Ma proprio a livello cantonale qualcosa potrebbe cambiare a breve.

Con le dovute riserve

«Posso anticipare, con le dovute riserve perché poi spetterà al Governo decidere come priorizzare la questione, che il progetto di una nuova legge cantonale quadro sulla videosorveglianza pubblica e il rispettivo messaggio governativo sono stati inoltrati al gruppo di lavoro per le ultime osservazioni o proposte. Se tutto va bene, verosimilmente a fine ottobre dovrebbe essere sul tavolo del Governo». A parlare è Giordano Costa, delegato cantonale per la protezione dei dati, che a fine 2020 ha attivato un gruppo di lavoro – composto dai rappresentanti delle polizie comunali e della cantonale – sulla sorveglianza pubblica in Ticino. Un team incaricato proprio di creare una nuova legge cantonale. «Abbiamo tematizzato non solo la videosorveglianza pubblica demaniale, ma anche tutti gli strumenti e le applicazioni di sorveglianza pubblica in Ticino, come ad esempio il riconoscimento facciale e l’identificazione di targhe di veicoli – prosegue Costa spiegandoci punto per punto cosa è stato fatto in questi anni –. Ottenuta una panoramica degli strumenti attualmente in atto, abbiamo distinto due campi di lavoro: una proposta di nuova legge cantonale quadro e una revisione della Legge sulla polizia». Per quanto riguarda quest’ultimo caso, il delegato cantonale evidenzia che «si andranno a disciplinare le tecnologie strettamente legate ai compiti di polizia e a situazioni di reati imminenti, quali strumenti invasivi come le bodycam, il riconoscimento facciale e l’identificazione di targhe di veicoli. Un’altra ipotesi è che si continui a livello legislativo con lo status quo, ovvero che vengano creati dei regolamenti ad hoc per i Comuni, le polizie e i patriziati».

«Opera zelante di sicurezza»

Il 28 aprile 2020, la Sezione enti locali (SEL) aveva spedito una circolare ai Municipi dei comuni ticinesi dal titolo «Aggiornamento modello Regolamento videosorveglianza sul sito dell’Incaricato della protezione dei dati», in cui veniva indicato che «alcuni Comuni stanno valutando - e in parte già usano - nuove tecnologie di sorveglianza e di controllo del cittadino. Queste applicazioni implicano elaborazioni di dati che sollevano questioni di ordine legale e costituzionale, attualmente non ancora del tutto chiarite a livello di legge cantonale e federale». Costa ci conferma che «in passato abbiamo ricevuto segnalazioni di vari Comuni che in questa opera zelante di sicurezza hanno introdotto tecnologie come il riconoscimento facciale e l’identificazione di targhe e veicoli. Attualmente, però, nessun Comune le utilizza, piuttosto sono a disposizione di alcuni Comuni che stanno aspettando il via libera dal legislatore cantonale».

Lugano vede bene

Tornando invece alla rete di videosorveglianza in riva al Ceresio, Valenzano Rossi ci spiega che è stato sostanzialmente concluso il progetto Securcity (che coinvolge il centro cittadino). Per la municipale, però, «l’implementazione della videosorveglianza, come auspicato dal Consiglio comunale nell’ambito delle discussioni e dell’approvazione del relativo credito, non deve esaurirsi alla sola zona centrale, ma dovrà in futuro poter venire allargato anche agli altri quartieri della città, laddove viene constatata un’urgenza». In altre parole, il centro è coperto, e la rete verrà ampliata anche ai quartieri se dovesse rendersi necessario. Ma c’è di più. «Al fine di garantire il rispetto dei principi di proporzionalità e di opportunità nella scelta di eventuali allargamenti della rete – prosegue Valenzano Rossi –, sono al vaglio delle valutazioni concernenti l’entità e il tipo di esigenze di sicurezza per capire se sia indicato procedere con la posa di sistemi di videosorveglianza fissi o se sia invece maggiormente indicato un utilizzo dinamico di telecamere mobili con un’intensificazione della presenza della Polizia». Insomma, Lugano ci vede bene, anzi, molto bene.

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