Ticino

Claudio Zali: «La Polizia cantonale è sana, non ci sono seri problemi»

Il consigliere di Stato interviene sulla richiesta di un audit esterno formulata da Fiorenzo Dadò e Natalia Ferrara
©Gabriele Putzu
Andrea Stern
Andrea Stern
12.10.2025 09:00

Prima di invocare un audit esterno da parte di una società con sede fuori cantone, si lasci almeno il tempo al Consiglio di Stato di prendere conoscenza dei risultati del sondaggio sull’ambiente di lavoro all’interno della polizia cantonale, di discuterne con tutte le parti interessate e di valutare eventuali correttivi.

«Ma il problema è che taluni membri del nostro Legislativo stanno male se non leggono il loro nome sul giornale ogni tre giorni», afferma Claudio Zali, consigliere di Stato che a seguito del parziale arrocco con Norman Gobbi ha ripreso la conduzione della polizia.

Mozione fulminea

Zali si riferisce evidentemente al deputato e presidente del Centro Fiorenzo Dadò e alla sua collega PLR Natalia Ferrara, che all’indomani della presentazione dei risultati del sondaggio promosso dai sindacati hanno presentato una mozione, anticipata da La Regione, con la quale chiedono «l’avvio di un audit indipendente che valuti la situazione generale in cui si trova oggi il corpo di polizia del Cantone Ticino », una verifica che per i due deputati «deve essere affidata tramite concorso pubblico a un ente esterno al Cantone Ticino, di comprovata esperienza e affidabilità, in ambito legale, amministrativo e delle risorse umane».

Una richiesta, quella di Dadò e Ferrara, che il responsabile della polizia giudica prematura e inopportuna. «C’è un problema di metodo - sostiene Zali -. Nel nostro ordinamento esiste il principio della separazione dei poteri, per cui il Legislativo fa il Legislativo, l’Esecutivo fa l’Esecutivo e il Giudiziario fa il Giudiziario. Ora, verificare i risultati di questo sondaggio e portarli in discussione con il comandante della polizia e con tutte le parti interessate è compito del Consiglio di Stato. Invece noto con dispiacere che ci sono due parlamentari che mettono fuori la freccia per superare a destra l’Esecutivo, avanzando scenari catastrofici. Se non fosse che si parla di polizia cantonale potrei anche fregarmene di questo modo di procedere schizofrenico. Ma qui no, non posso tacere, perché vorrebbe dire lasciar passare il messaggio che in polizia ci sono seri problemi».

Un audit su un audit

Ciò che, a detta del consigliere di Stato leghista, non è affatto il caso. «La polizia è un corpo sano, funziona bene, i cittadini non si devono preoccupare perché la sicurezza è garantita - afferma -. Poi ci possono essere dei problemi, come in qualsiasi struttura. Bisogna affrontarli e cercare delle soluzioni. Ma questo lo si fa internamente, seguendo le procedure. Non si sentiva alcuna necessità che questi due parlamentari bruciassero i tempi chiedendo un audit esterno sulla base dei risultati di un sondaggio che io non ho ancora ricevuto sul tavolo e che probabilmente nemmeno loro hanno letto. Pensi che mercoledì hanno chiesto addirittura di fare un audit sull’audit del caso del funzionario del DSS...» Non che Zali sia contrario di principio agli audit esterni, se servono. «Ma è una questione di metodo - spiega -. Per qualcuno sembra che le soluzioni per il nostro cantone siano sempre fuori cantone, come se noi fossimo una manica di incapaci. A questi due deputati ricorderei il principio della separazione dei poteri. Che lascino fare il lavoro a chi lo deve fare. Questo loro starnazzare non ha alcun senso, se non di campagna pre-elettorale».

Il sondaggio

Il 72% degli agenti ha già pensato di lasciare la polizia cantonale e il 25% sta cercando un altro lavoro, secondo un sondaggio effettuato dai sindacati OCST e VPOD e dalla Federazione dei funzionari di polizia.

Tuttavia, la netta maggioranza degli agenti si dice anche soddisfatta del proprio lavoro. Solo il 4% degli interpellati giudica «negativo» il clima di lavoro nel proprio gruppo o nella propria sezione e solo l’8% si dice «insoddisfatto» del proprio lavoro.

Emergono però le richieste di un maggiore riconoscimento e di una migliore conciliazione famiglia/lavoro. Viene inoltre denunciata una «burocrazia eccessiva».

«Parlano per chi?»

Zali mostra inoltre poca comprensione per il fatto che a firmare la richiesta di un audit esterno sul presunto malessere in polizia non siano stati due deputati qualunque bensì il presidente di un partito di governo e un’esponente di spicco del PLR, con esperienza in magistratura. «Fossero due cani sciolti, sarebbe un’altra cosa - afferma -. Ma questi sono due parlamentari influenti di due partiti di governo. È legittimo chiedersi se stiano parlando per loro stessi o anche per i loro partiti. Chi rappresentano questi due parlamentari con queste sortite che evidentemente non portano nulla di buono al funzionamento del nostro cantone e ai corretti rapporti tra livelli istituzionali? ».

«Nessun allarmismo»

Il consigliere di Stato leghista ne avrebbe anche per i sindacati, «che inviano i risultati del sondaggio prima ai media che al Consiglio di Stato, tanto che viene da chiedersi quale sia il loro reale obiettivo». Ma il suo messaggio, più che polemico, vuole essere rassicurante.

«Il mio messaggio è che la polizia è sana, funziona bene e i cittadini non hanno bisogno di allarmarsi - ribadisce -. Quando riceverò il rapporto lo leggerò, ne discuterò con i vertici della polizia, con le parti sindacali e con tutti quelli con cui va discusso. Poi valuteremo le soluzioni ed eventuali correttivi. Il tutto nel rispetto delle procedure e della separazione dei poteri, un principio che evidentemente alcuni deputati sembrano aver dimenticato».

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