Come sta, davvero, la Polizia cantonale? «Serve un audit indipendente»

«Negli ultimi anni sono emerse a più riprese avvisaglie di un malessere diffuso all’interno del Corpo di Polizia cantonale, in particolare in relazione ad alcuni episodi specifici che sono stati portati in luce anche dai media». È l'inizio di una mozione presentata dal presidente del Centro, Fiorenzo Dadò, e da Natalia Ferrara del PLR. «Questo, oltre ad aver suscitato comprensibili polemiche, ha contribuito a generare nell’opinione pubblica e in una parte della politica un senso di inadeguatezza e insicurezza in relazione alla conduzione delle forze dell’ordine e alla qualità del clima di lavoro nel quale gli agenti sono chiamati ad operare» si legge nel testo.
Un recente sondaggio promosso tra gli agenti della Cantonale dai sindacati OCST, VPOD e dalla Federazione dei funzionari, e anticipato dal Corriere del Ticino, ha messo in luce un clima di lavoro non troppo positivo, tant'è che uno su quattro sta cercando un altro impiego. Pesa, in particolare, il carico di lavoro mentre manca, a detta degli interrogati, l’ascolto dei superiori.
La polizia è il «braccio» della magistratura, proseguono Dadò e Ferrara, «per la quale esegue le istruttorie, le inchieste e prepara le basi su cui i procuratori prima e i giudici poi, si basano per svolgere i loro compiti istituzionali ed è, altresì, la rappresentanza fisica della giustizia più prossima alla cittadinanza. È quindi di fondamentale importanza, a tutela del diritto di uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge, che tutti gli agenti possano operare in un clima scevro da condizionamenti di qualsivoglia natura, e nel miglior contesto lavorativo possibile».
L’ultimo episodio in ordine temporale «è attualmente oggetto di alcune interpellanze e di un’inchiesta penale da parte del Ministero pubblico sfociato in un rinvio a giudizio per due agenti». E ancora: «Se per queste ultime si attende che l’iter giudiziario e parlamentare facciano il loro corso, a destare forte apprensione è appunto il clima non propriamente disteso che sembrerebbe emergere direttamente dall’interno del Corpo di Polizia. Se oggi l’opinione pubblica si trova a dover assistere a quanto sta avvenendo, è evidente che un certo grado di malessere deve pur esserci, altrimenti mal si spiegherebbe la necessità da parte di un certo numero di agenti di doversi tutelare dietro a lettere anonime o altre modalità di segnalazione del loro disagio».
Anche il deputato Marco Noi e l’ex ufficiale nonché già deputato Giorgio Galusero hanno affrontato il tema. Rispondendo a un’intervista su Tio.ch, nel 2024, Galusero ha chiesto «di riflettere sul malessere che sembra esserci nella polizia». Sempre Galusero: «La vicenda Gobbi, al di là di come si concluderà, fa ipotizzare dissapori, fragilità (…) Sembra che stia emergendo un certo malessere presente all'interno del Corpo di Polizia». Noi, nell’articolo Quo vadis polizia apparso su LaRegione nell'aprile del 2024, aveva scritto il nocciolo della discussione verte a sapere se le nostre forze di polizia sono in grado di fare ciò che devono fare, citando esempi quali «il furto di una pistola da parte di ragazzini avvenuto all’Hotel du Lac durante un’esercitazione, l’abbattimento senza licenza edilizia di uno stabile dell’ex Macello a Lugano, e l’uso eccessivo della polizia per controlli minuziosi presso persone in possesso di permessi di soggiorno per identificare presunti falsi centri di interesse». Noi aveva concluso: «Di questa (cattiva) condotta qualcuno deve assumersene volente o nolente la responsabilità sia dal punto di vista operativo sia da quello politico».
«Insoddisfazione, disagi e malessere covano da tempo sotto la cenere» ribadiscono Dadò e Ferrara. «Un’insoddisfazione che sembrerebbe non essere una novità. Nel passato non troppo lontano si era già sentito parlare di un crescente malessere che stava covando all’interno delle forze dell’ordine. Il tema era stato sollevato pubblicamente dalla Federazione e soprattutto dai sindacati che si occupano di tutelare gli interessi professionali degli agenti di polizia. Nel marzo del 2019 la VPOD, nel dicembre 2022 e 2023 l’OCST, tanto per fare alcuni esempi apparsi anche sulla stampa». Per tacere, appunto, dell'ultimo sondaggio di cui il Corriere del Ticino ha ampiamente riferito. «Al capitolo sulla motivazione del personale emerge ad esempio uno dei dati più allarmanti: sette agenti su dieci riferiscono infatti di aver pensato di lasciare la Polizia cantonale e il 25% sta cercando attivamente un altro lavoro» scrivono il presidente del Centro e l'esponente del PLR. «A trattenerli, viene spiegato, è il legame con i colleghi, con il Corpo di Polizia e la passione per il lavoro. Tuttavia, sulla decisione di restare pesa anche la mancanza di alternative. Sul fronte della conciliabilità lavoro e famiglia, solo il 20% si dichiara soddisfatto della politica aziendale, mentre uno su tre dice di non esserlo affatto».
Al sondaggio, ricordiamo, hanno risposto in 345 agenti. «Il 19 settembre di quest’anno il Consiglio federale ha approvato le conclusioni e i suggerimenti contenuti nel rapporto in adempimento del postulato 23.4349 della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale che nel novembre del 2023 aveva chiesto una verifica presso l’Ufficio federale di polizia (fedpol), in particolare per valutare se la stessa fosse in grado di adempiere il suo mandato legale» si legge sempre nella mozione. «Questa verifica, voluta dalla Commissione nonostante il parere negativo del Consiglio federale, ha evidenziato importanti lacune e disfunzionalità che causerebbero, tra altro, importanti ritardi nei procedimenti penali se non addirittura l’impossibilità di una loro apertura, mettendo così a rischio la sicurezza interna della Svizzera».
L’ultimo audit effettuato sul funzionamento della Polizia Cantonale nel Cantone Ticino, riferiscono Dadò e Ferrara, «fu affidato dal Consiglio di Stato all’ex comandante della Polizia cantonale di Neuchâtel, Laurent Krügel, e risalirebbe al lontano 2006-2008. L’obiettivo era di valutare l’efficacia della riorganizzazione del Corpo di Polizia ticinese. Dopo tale data non si troverebbero ulteriori tracce pubbliche di verifiche indipendenti sullo stato della Polizia cantonale, nonostante la persistenza del disagio tra gli agenti, denunciato anche dai sindacati. Considerato il difficile compito al quale sono chiamati gli agenti, e l’importanza del ruolo della Polizia anche per la qualità del lavoro svolto per la Magistratura, un’analisi periodica, seria e indipendente, sul grado di soddisfazione interno, che possa sollevare per tempo eventuali criticità e malumori, dovrebbe essere un’ovvietà».
Nel 2022 a seguito della delicata vicenda degli abusi avvenuti all’interno dell’Amministrazione cantonale, «dopo non poche polemiche e discussioni, il Gran Consiglio decise per la prima volta di dare avvio a una verifica tramite un audit dai poteri accresciuti, affidando gli accertamenti a specialisti che potessero svolgere tale compito con le dovute conoscenze e competenze, in completa autonomia e indipendenza». Il rapporto, con i relativi suggerimenti, «fu presentato al Gran Consiglio nel settembre del 2023 e rappresentò un’esperienza di analisi innovativa che evitò malintesi e strumentalizzazioni, riscontrando la generale soddisfazione di tutte le forze politiche e della cittadinanza. Un esempio virtuoso di modalità operativa, che ben si presta per i casi delicati come quelli a cui stiamo assistendo all’interno del Corpo di Polizia».
La mozione, alla luce del malessere nuovamente messo in luce dal recente sondaggio, e delle gravi ricadute che lo stesso può generare a livello personale sugli agenti e sul loro operato, chiede dunque «l’avvio di un audit indipendente, che valuti la situazione generale in cui si trova oggi il Corpo di Polizia del Cantone Ticino e il clima di lavoro in cui gli agenti operano, così come delle proposte correttive per sanare eventuali disfunzionalità che potrebbero emergere».
Di nuovo: «L’indagine deve essere affidata tramite concorso pubblico ad un ente esterno al Cantone Ticino, di comprovata esperienza e affidabilità, in ambito legale, amministrativo e delle risorse umane. La Commissione gestione e finanze, nella sua funzione di alta vigilanza, fungerà da tramite per il Gran Consiglio».
L’indagine degli auditor «deve poter chiarire in tutti i suoi aspetti la presenza di eventuali criticità almeno in questi ambiti: gerarchie, conduzione, operatività, modalità di assunzione e di carriera, relative cause e responsabilità del malessere, indipendenza. Inoltre deve poter valutare l’adeguatezza o meno che il Corpo di polizia cantonale sia subordinato unicamente ad un solo Dipartimento. L’analisi deve infine poter suggerire eventuali correttivi necessari in ambito legislativo e/o di regolamento, con lo scopo di migliorare il clima di lavoro interno e l’attrattività della professione».
Se necessario, infine, «gli auditors dovranno poter garantire l’anonimato delle persone interpellate e disporre di poteri accresciuti. Gli auditor redigeranno un rapporto finale le cui risultanze dovranno essere presentate al Gran Consiglio e al Consiglio di Stato».