Processo

Condannata una vittima dei «giustizieri di pedofili»

L'uomo era convinto di avere un rapporto sessuale con una 14.enne, ma è stato insultato e picchiato da un gruppo di minorenni
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Valentina Coda
08.05.2025 17:26

Era convinto di incontrare Nicole, una ragazza di 14 anni, con l’intento di avere un rapporto sessuale con lei in un appartamento del Luganese. Ma quando si è seduto sul divano, nel salotto sono sbucati nove ragazzi - di cui otto minorenni - che l’hanno insultano, aggredito e tagliato anche le sopracciglia con un rasoio elettrico. L’hanno costretto a ballare e ad ammettere di essere un pedofilo. L’hanno filmato e poi lasciato andare. Nicole è esistita solo su un’app di incontri. Dietro il falso profilo si celava in realtà uno dei minori che ha aggredito l’uomo e che faceva parte di un gruppo di «minorenni giustizieri». E questa mattina davanti alla Corte delle assise correzionali è stato condannato l’uomo aggredito, un 60.enne residente in Ticino, a dieci mesi sospesi per tentati atti sessuali con un fanciullo e ripetuta pornografia.

Nella trappola

Questo è il secondo caso – dopo quello dello scorso ottobre – a varcare la soglia di un’aula di tribunale. Tutti e due fanno parte, lo ricordiamo, della maxi inchiesta condotta dalla Magistratura dei minorenni, e parallelamente dal Ministero pubblico, che ha coinvolto una trentina di minori per una ventina di casi (riusciti e tentati) di spedizioni punitive ai danni di presunti pedofili (per la maggior parte cittadini italiani, ma anche svizzeri). Inchiesta tuttora aperta e che procede a ritmo serrato. Prossimamente infatti, riporta la RSI, verrà processato un maggiorenne in Pretura penale. Sempre lo stesso il modus operandi: sfruttando le app di incontri, i social media e avvalendosi anche di profili falsi, i minori entravano in contatto con persone intenzionate ad avere degli incontri a connotazione sessuale. Organizzavano quindi un appuntamento che si tramutava poi in una spedizione punitiva. Non fa eccezione il caso approdato oggi davanti alla Corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. L’uomo ha intrattenuto per mesi conversazioni di natura sessuale e scambi di immagini osé con Nicole, la quale gli avrebbe comunicato di avere 14 anni. L’uomo, senza saperlo, era già finito nella trappola di un gruppo di minorenni che adescava, appunto, presunti pedofili per poi farsi giustizia da sé. Sapeva, però, che la (presunta) ragazza era minorenne. Propone e organizza comunque un incontro con Nicole in un’abitazione del Luganese (di proprietà di un’amica di uno dei ragazzi), convinto di trovarsi da solo con la giovane e avere un rapporto sessuale con lei. Le cose, come detto, sono andate molto diversamente. La pena inflitta al 60.enne è frutto di un accordo tra il procuratore pubblico Simone Barca e la patrocinatrice dell’uomo, l’avvocato Elisa Lurati. Il processo si è quindi svolto con la procedura del rito abbreviato. 

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