«Così valorizziamo la regione, ma il Comune unico è lontano»

«Le premesse per poter operare al meglio a tutti i livelli ci sono e sono ottime». L’orizzonte del nuovo Comune aggregato di Quinto appare decisamente positivo per il sindaco Davide Gendotti. Classe 1981, esponente del PLR, ingegnere civile e alla testa di Prato Leventina dal 2016, ricopre da qualche mese - dalle elezioni dello scorso 6 aprile, dove ha raccolto 610 preferenze - il ruolo di timoniere del neonato ente locale (creatosi, appunto, dal matrimonio con Prato Leventina). Lo abbiamo raggiunto per tracciare un primo bilancio dell’attività alla guida del Comune che ha sede a Quinto, conta 1.400 residenti e ha fissato il moltiplicatore al 90%.
«Ambiente costruttivo»
«Il tempo è passato più veloce di quanto sembri», racconta Gendotti ripercorrendo l’ultimo periodo. «E, anche se è ancora troppo presto per trarre delle conclusioni, posso dire di essere molto soddisfatto dei primi mesi di lavoro con questo nuovo “assetto”». Merito, in primis, dell’ambiente «molto positivo e costruttivo sia all’interno dell’amministrazione comunale sia negli organi politici eletti». Come detto, ottime premesse. Anche perché il lavoro non manca di certo. «Le sfide che dobbiamo affrontare rimangono sostanzialmente quelle dei due Comuni originari», precisa il nostro interlocutore. «Un primo passo operativo è senz’altro attuare al meglio la fusione, implementandola in modo razionale e produttivo. Grazie alla natura simile dei precedenti Comuni e al fatto che non si tratta di un’aggregazione “rivoluzionaria”, il lavoro è a buon punto e stiamo iniziando a coglierne le opportunità». Per quanto riguarda, invece, i progetti prioritari, «ce ne sono molti e con finalità diverse», spiega il sindaco. «La regione ha scelto di concentrarsi su temi generali come la qualità di vita, il lavoro e l’accoglienza turistica. Queste grandi sezioni si stanno traducendo in progetti concreti da ordinare secondo le priorità, tenendo conto dei numerosi investimenti tecnici e amministrativi necessari e delle possibilità finanziarie del Comune. Entro fine 2025 intendiamo definire il piano degli investimenti per i prossimi anni».
Valle, progetti e masterplan
Progetti che, soprattutto in una valle, si fanno forti anche di una rete di sinergie. «Attualmente la comunicazione fra tutti i Comuni della Leventina è buona e ciò facilita la condivisione degli obiettivi», rileva Gendotti. «Attraverso il masterplan Leventina si sta cercando di individuare progetti puntuali a cui dare la giusta priorità e importanza. Purtroppo notiamo che talvolta, nel tentativo di fare “troppo bene i compiti”, si sacrifica la razionalità dell’azione, e questo strumento al momento non sta dando i risultati sperati». Nonostante tutto, i Comuni hanno già una buona consapevolezza di ciò che deve essere valorizzato, spiega il sindaco: «Penso in particolare alla riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente». Valorizzazione che dipende però «sia dalle difficoltà nel rendere sostenibili i finanziamenti per la ristrutturazione degli immobili, sia dalla necessità di far diventare la regione attrattiva per le famiglie, offrendo i servizi e le condizioni oggi richiesti per vivere in valle. Ritengo che l’ente pubblico abbia il compito di realizzare il giusto equilibrio tra i vari attori e interessi che esistono sul nostro territorio, creando le premesse affinché ognuno possa trarne il meglio. È fondamentale che i singoli enti e i privati attivi sul territorio assumano iniziativa e responsabilità».
Tre realtà in dialogo
E quanto all’ipotesi lanciata dallo storico Fabrizio Viscontini che vedrebbe una Leventina completamente aggregata in un unico Comune, rispecchiando la tradizionale unità della valle, Gendotti è cauto. «È un’idea che potrebbe sembrare visionaria e risolutiva. A mio avviso si tratta però di uno slogan che si discosta troppo dalla nostra realtà». Innanzitutto, spiega, «vanno considerate le attuali risorse e l’impegno che richiederebbe un Comune unico in Leventina. Gli enti attuali fanno già fatica a trovare persone disposte a investire competenze per il bene comune». Meglio, invece, la situazione attuale: «Vedo tre realtà, corrispondenti ai diversi dislivelli altimetrici della valle, più simili tra loro e quindi più facilmente organizzabili. I prossimi anni, inoltre, continueranno a richiedere investimenti strategici in tutte queste aree: ritengo che quanto più enti e persone vi partecipano, tanto maggiori sono le probabilità di concretizzare nuovi progetti. Ci serve energia che verrebbe invece compromessa da una fusione su larga scala, che finirebbe per assorbire le risorse nella sola gestione ordinaria».