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Dal LAC alle associazioni: ecco come Lugano risparmia 10 milioni

Il Municipio ha presentato alla Commissione della gestione la manovra di rientro sulla spesa corrente – Tra i tagli più ingenti ci sono le decurtazioni che toccheranno il centro culturale e il MASI – Marco Chiesa: «Le scorciatoie non esistono»
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
07.05.2025 06:00

Missione compiuta. Dieci milioni di franchi di risparmio dovevano essere, dieci milioni saranno. Nell’ambito del piano di riequilibrio finanziario, la Città di Lugano ha trovato la quadratura del cerchio che le consentirà di risparmiare a regime una decina di milioni l’anno nella gestione corrente. La richiesta di contenere le uscite agendo proprio su questa voce era arrivata dal Consiglio comunale dopo l’approvazione del Preventivo 2025, a inizio anno. Sindaco, capodicastero Finanze e municipali si erano detti d’accordo, chiedendo a loro volta di poter includere nel «perimetro» della manovra i contributi comunali, che comprendono gli aiuti alle associazioni. Come noto, il Preventivo 2025 recita «meno 24 milioni di franchi», ma a preoccupare è piuttosto il risultato globale. La Città non vuole rinunciare a investire, ma se lo fa in modo eccessivo e non attua dei risparmi, le cose rischiano di peggiorare rapidamente.

Resta molto da fare

«Siamo perfettamente consapevoli che ogni misura comporta sacrifici e può deludere delle aspettative. Ma assumere il ruolo in Municipio significa anche questo: prendersi responsabilità soprattutto nei momenti più complicati», commenta al Corriere del Ticino il capodicastero Finanze Marco Chiesa. «Siamo qui per fare ciò che riteniamo giusto, non ciò che è facile. Le scorciatoie non esistono. Rispetto chi esprime critiche: il dissenso è parte integrante della democrazia. Ma ciò di cui abbiamo bisogno oggi non sono illusioni, bensì realismo. È stato scelto di affrontare la realtà, non di nasconderla». Di qui la costituzione di un Comitato di risanamento «che ha lavorato con rigore e metodo, coinvolgendo i capi divisione per individuare di concerto delle misure concrete. Il risultato è un pacchetto di risparmi da 10 milioni di franchi» che è stato illustrato lunedì sera alla Commissione della gestione. Questo – sottolinea Chiesa – «è un intervento necessario, sebbene ancora insufficiente, se raffrontato a un preventivo 2025 che presenta un disavanzo di 24 milioni e un risultato globale che indica un aumento dell’indebitamento della Città che supera i 200 milioni solo nell’anno in corso con tra l’altro il riscatto dell’Arena sportiva». Gli assi di intervento sono due: la spesa corrente e gli investimenti. Per quanto riguarda la spesa corrente, come detto, il Municipio è riuscito a mettere sul piatto un risparmio di 10 milioni all’anno su una spesa corrente di 497 milioni di franchi, ma potendo agire solo su 228 milioni. Il resto sono spese sulle quali la Città non ha margine di manovra: parliamo dei contributi cantonali oppure, per esempio, degli stipendi degli agenti di Polizia, il cui numero minimo è fissato dalla legge.

Un po’ di cifre

Più in dettaglio, questi dieci milioni sono così suddivisi: il Dicastero istituzioni risparmierà 1,38 milioni di franchi, il Dicastero Consulenza e gestione 1,3 milioni, il Dicastero immobili 700 mila franchi, il Dicastero Sicurezza e spazi urbani 1,56 milioni, il Dicastero cultura, sport ed eventi 2,18 milioni e il Dicastero sviluppo territoriale 594 mila franchi. All’interno di ogni Dicastero ci sono misure più o meno sensibili: si va da tagli da poche migliaia di franchi per materiale di cancelleria o per le divise della Polizia e decurtazioni a cinque zeri, alla voce «contributi». In ogni caso, non ci sarà alcun licenziamento e si sfrutterà la fluttuazione del personale, per esempio non sostituendo eventuali partenze. Tra i «tagli» più ingenti in termini assoluti ci sono le decurtazioni che toccheranno il LAC (meno 420 mila franchi di contributi fissi – per analogia alle altre fondazioni culturali si prevede una riduzione del 5% – e meno 340 mila franchi di contributi variabili sulla base del carovita e dei costi energetici effettivi) e il MASI (meno 165 mila franchi, come previsto dalla convenzione con la Città). Inoltre, verranno intavolate discussioni con l’Università della Svizzera italiana sul contributo annuale di 630 mila franchi alla Fondazione USI. La Città farà leva in primis sulle disponibilità finanziarie dell’ateneo (liquidità di 74 milioni e capitale proprio di 25 milioni nel 2023).

Istruzione e aiuti

Il Legislativo aveva chiesto di non agire sull’istruzione e sulla socialità; spulciando le cifre del dicastero Formazione, spicca un -1,1 milioni per le scuole e un -629 mila franchi per gli aiuti. Una marcia indietro da parte del Municipio? No. «Ogni anno la Città stanzia a preventivo un milione per le prestazioni sociali, ma le ultime revisioni di spesa indicano un esborso attorno ai 400 mila franchi. Ci siamo adattati a questa previsione, ma non è un tetto massimo: se dovesse esserci bisogno di più fondi, allora verranno concessi», spiega il capodicastero Socialità, Lorenzo Quadri. Passando alla scuola, a far discutere in Gestione, paradossalmente, è stato un taglio molto più contenuto: quello di poco meno di 90 mila franchi per la chiusura della sede esterna degli Istituti scolastici di Mascengo e la conseguente riduzione da cinque a quattro settimane fuori sede. «Dovendo rinunciare a qualcosa, abbiamo scelto la misura più sostenibile e che non pesa sul complesso. Non dimentichiamo che il margine di manovra è molto ridotto, visto che gran parte delle spese sono regolate da leggi superiori», prosegue Quadri.

Politica estera: ci siamo

Come detto, sui versamenti imposti per legge la Città non si può fare nulla. O meglio: si può agire a livello di «politica estera», discutendone con il Cantone. C’è però un altro tema aperto: quello dei contributi di centralità, ossia il sostegno che i Comuni limitrofi dovrebbero dare a Lugano per le opere di interesse regionale come il LAC o il PSE. A questo proposito, prosegue Chiesa, «il Municipio, le direzioni e l’intera amministrazione hanno dimostrato che è possibile adottare misure di contenimento della spesa senza rinunciare alla qualità dei servizi né al rispetto delle persone. Sarebbe tuttavia un grave errore ridurre il tema del risanamento finanziario a una semplice operazione contabile. Lugano non è solo una città: è la locomotiva economica del Cantone, un motore che genera ricchezza, opportunità e innovazione per tutta la Svizzera italiana. Troppo spesso, però, ci si dimentica che questa Città si fa carico di molteplici oneri perequativi e di compiti ribaltati dal Cantone, assumendo responsabilità e funzioni che servono l’intero territorio, non solo i suoi cittadini. È arrivato il momento di intavolare con coraggio e lucidità una riflessione politica seria e costruttiva sul tema dei contributi di centralità».

La stagione dei disinvestimenti

Detto della gestione corrente, resta aperto anche il secondo asse di intervento, quello che riguarda gli investimenti. È musica del futuro: l’Esecutivo vorrebbe attenuare il loro impatto ricavando 250 milioni sull’arco di due legislature dai disinvestimenti, in particolare la cessione di proprietà comunali (si parla ad esempio del palazzo Ex dogane e di Villa Negroni) o delle quote pubbliche di società (Casinò in primis). E sul tavolo c’è sempre la possibilità, già ventilata qualche mese fa a La Domenica del Corriere, di vendere il terreno sui cui sorge l’USI, che è di proprietà della Città. L’ateneo lo acquisterà? In generale, l’idea è controbilanciare l’ammontare degli investimenti netti affinché Lugano non debba ricorrere troppo ai prestiti bancari nei prossimi otto anni, facendo crescere un debito verso terzi che oscilla già attorno al miliardo di franchi. Al contempo, si lavora sulla fissazione delle priorità dei vari investimenti, scegliendo i progetti che non possono aspettare e quelli che invece possono essere rimandati o diluiti nel tempo (un esempio in questo senso è la realizzazione del nuovo parco Viarno a Pregassona).

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