Dallo sparo di Massagno alle inchieste sulle supercar

Era il 12 settembre 2022. È notte, in via Nosedo a Massagno risuona uno sparo di una pistola di piccolo calibro. Un 33.enne rumeno viene ferito a un braccio mentre l’autore del fatto di sangue, un 27.enne pure lui rumeno fugge. Verrà arrestato a Milano qualche mese più tardi e estradato a febbraio 2024 in Svizzera. Il 13 settembre dello scorso anno viene condannato a 10 anni di carcere, oltre all’espulsione dalla Svizzera per 12 anni, da una Corte delle assise criminali. Secondo il presidente il giudice Amos Pagnamenta, quella notte il 27.enne è arrivato in Ticino con il preciso intento di regolare delle pendenze con la vittima. È stato cioè un tentato omicidio con dolo diretto. Ma dietro questo singolo fatto di sangue ci sono vari addentellati con un denominatore comune: il noleggio di auto di lusso.
Il ruolo della vittima
Torniamo però per un istante a Massagno. Questo filone della vicenda è approdato ieri di fronte alla Corte di Appello e revisione penale (CARP) presieduta dalla giudice Giovanna Roggero Will. Dopo che la Corte delle assise criminali aveva confermato l’atto d’accusa del procuratore pubblico Roberto Ruggeri – infliggendo però una pena più severa degli 8 anni e 8 mesi proposti dall’accusa –, la difesa, rappresentata dall’avvocato Demetra Giovanettina, aveva ricorso contestando proprio la commisurazione della pena. Nell’arringa, Giovanettina, che si è nuovamente battuta per una pena non superiore ai sei anni, ha contestato la premeditazione: quella sera, il 27.enne era partito dall’Italia non con l’intento di uccidere bensì di recuperare un’ingente somma che la vittima gli doveva (ci torneremo). Non ha agito con dolo diretto, bensì con dolo eventuale (ha messo in contro che avrebbe potuto ferire gravemente o uccidere la vittima, ma non era quello l’obiettivo). Dal canto suo, Ruggeri ha chiesto la conferma della condanna di primo grado. La vicenda si inserisce una questione di denaro tra vittima e aggressore. I due uomini si erano conosciuti nel 2019 ed erano diventati amici, almeno finché nel 2022 il primo non aveva dato al secondo del denaro (almeno 35 mila franchi, ma forse anche 105 mila) da investire in una società di autonoleggio. Investimento che però non si era concretizzato: di qui il risentimento da parte dell’imputato. Ne erano seguiti mesi di pesanti minacce da ambo le parti – la vittima non ha mai accettato i toni usati dall’imputato nei suoi confronti – sia tramite messaggi che telefonate, intervallati da incontri per chiarirsi. Fino alla sera del 12 settembre 2022. L’imputato ha affermato di essersi sentito minacciato dall’ex amico, e di aver di conseguenza acquistato una pistola – quella con cui poi sparerà – per sua sicurezza personale. Quanto al confronto, aveva dichiarato di aver voluto incontrare il 33.enne di persona per provare a recuperare il denaro, ma di aver poi avuto paura di essere finito in una trappola, dato che la vittima non era da sola. La sentenza della CARP verrà comunicata alle parti nelle prossime settimane.
Le altre inchieste
Ed è proprio sul (presunto) ruolo della vittima che la difesa ha posto l’accento. Tutto va ricondotto a una questione di soldi. Denaro che lo sparatore avrebbe dato all’ex amico per investirli in un’attività di autonoleggio, poi mai concretizzatasi. Ebbene, questa transazione è sotto gli occhi della giustizia: la vittima figura infatti quale sospettato di truffa – assieme a un’altra persona – nei confronti del giovane che gli ha sparato. L’incarto è ancora aperto e titolare ne è sempre il procuratore Ruggeri. Ma non è tutto: come appurato dal Corriere del Ticino, la vittima è indagata pure in un altro procedimento penale, aperto lo scorso ottobre per far luce su presunte irregolarità legate a leasing di automobili di lusso e ancora in corso. Il 33.enne era stato arrestato insieme ad altre quattro persone e scarcerato dopo alcune settimane di detenzione preventiva. Il quintetto è sospettato di aver stipulato contratti di leasing con un istituto di credito per acquistare automobili di lusso che poi erano noleggiate in Italia. Sotto la lente degli inquirenti, coordinati dalla procuratrice pubblica Francesca Nicora, ci sono numerose autovetture di alta gamma, alcune di esse recuperate. Una delle supercar – una Lamborghini Huracán dal valore di 200.000 franchi – era stata recuperata il 21 novembre 2024 dalla Polizia locale di Anzio, Comune a un’ottantina di chilometri da Roma. Il principale indagato di questa inchiesta, un cittadino svizzero scarcerato poco prima di Natale 2024 insieme ad altre due persone, avrebbe fornito parziali ammissioni, ma avrebbe negato di aver volutamente fatto sparire le auto. Il reato ipotizzato nei confronti degli indagati è di appropriazione indebita. In base alle prime ipotesi, che andranno ancora confermate dall’inchiesta, il principale imputato avrebbe utilizzato sia la sua società «ufficiale» con sede nel Luganese, sia altre SA «dormienti», ossia inattive da tempo, rilevate proprio per stipulare i contratti di leasing finiti nel mirino della magistratura e acquistare i bolidi. Le indagini sono scattate dopo la denuncia da parte dell’istituto di credito. Nei confronti degli imputati vale la presunzione di innocenza.




