Delitto di Aurigeno: «Non è un assassino»

Esasperato da 11 mesi di insulti e minacce dell’uomo che gli aveva «rubato» la moglie, il 44.enne del Locarnese con origini siciliane, quel maledetto 11 maggio 2023 ha deciso di agire. Ma non voleva uccidere l’allora custode del Centro scolastico della Bassa Vallemaggia, voleva solo ferirlo. L’avvocato Fabio Bacchetta Cattori, ribadendo quanto sostenuto dal suo assistito sia durante l’inchiesta sia durante il processo, ha tentato di spiegare le motivazioni che hanno spinto l’uomo a compiere quel «folle gesto».
Motivazioni che vanno cercate nel rapporto conflittuale, fatto di insulti e di minacce, con la vittima. E che hanno indotto al legale di contestare l’imputazione di assassinio, chiedendo che il suo assistito venga condannato per il reato di omicidio per dolo eventuale. «Non formulo una pena alternativa a quella proposta dalla pubblica accusa. E questo per rispetto della vittima, dei suoi figli e dei suoi familiari» ha concluso l’avvocato Bacchetta Cattori.