Diciotto mesi sospesi per il mortale di Novazzano

«Il compito della giustizia è giudicare i fatti anche se non sempre è facile non farsi trascinare dalle emozioni. E questo è un caso tragico che lascia l'amaro in bocca». È con queste parole che il presidente della Corte delle assise correzionali, il giudice Mauro Ermani, ha confermato la condanna a 18 mesi di carcere sospesi per due anni a carico del 29.enne italiano che il 17 giugno 2022, sulla A2, all’altezza di Novazzano, provocò il decesso di un motociclista della regione.
Il processo si è svolto con la formula del rito abbreviato in quanto le parti sono arrivate in aula con un accordo sulla pena. Un accordo che lo stesso Ermani ha sì confermato, ma non a cuor leggero. «Non ero convinto di approvare l'atto d'accusa – ha affermato nel motivare la sentenza –. Lei però si è rivolto a professionista (a uno psicologo, ndr.) e ancora oggi ha bisogno di sostegno. Auspico che lei riprenda in mano la sua vita. Il passato non si può cancellare e non è giusto dimenticare quanto accaduto».
Quella tragica notte, il 29.enne comasco attivo professionalmente in Ticino nel settore sanitario, stava rientrando a casa da una serata. Erano le 6.30 e, appena superata l'area di servizio di Coldrerio aveva urtato il conducente della Harley Davidson. L’uomo, un 53.enne della regione, era deceduto sul colpo. Le indagini coordinate dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis avevano stabilito che il giovane stava guidano a una velocità (calcolata) di 151 km/h con un tasso alcolemico superiore al limite (tra 1,27 e 1,74 g/kg). L'impatto era avvenuto a una velocità, sempre calcolata, di 80km/h. Il giovane – patrocinato dall'avvocato Samuele Scarpelli – era quindi stato rinviato a giudizio per omicidio colposo e guida in stato di inattitudine.
Dopo l'incidente, ha dichiarato durante l'interrogatorio, «bevo molto di rado». «Un tasso alcolemico dell'1,27 non è lieve», lo ha rimproverato il giudice. «O lei se ne è fregato oppure se non avverte sintomi è una persona abituata a bere. Lei che spiegazione si è dato?». «Credevo di essere in condizioni di rientrare a casa», ha riposto l'imputato con la voce rotta dai singhiozzi. «Dopo quanto è successo ha iniziato un percorso con uno psicologo per superare o convivere con questa cosa. Voglio fare le mie condoglianze ai parenti della vittima (una famigliare era presente in aula con il suo legale, l'avvocato Daniele Molteni, ndr), mi scuso di non averlo fatto prima ma non ho avuto il coraggio».
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