Confine

È finita la fuga di Elia Del Grande, l'uomo che sterminò la famiglia e cercò di fuggire in Ticino

Il 49enne scappato dalla Casa di Lavoro di Castelfranco Emilia (Modena) è stato fermato in provincia di Varese: per sfuggire alle autorità utilizzava pure un pedalò per spostarsi sul lago di Monate
Michele Montanari
13.11.2025 13:00

La sua fuga è finita, intorno alle 20 di ieri sera, in provincia di Varese. Elia Del Grande, il 49.enne scappato lo scorso 30 ottobre dalla Casa di Lavoro di Castelfranco Emilia (in provincia di Modena) è stato catturato.

L’uomo, condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per triplice omicidio, avrebbe dovuto trascorrere sei mesi nella struttura del Modenese a causa delle ripetute violazioni al regime di libertà vigilata al quale era sottoposto, 40 in tutto. Sei mesi al termine dei quali sarebbe stata rivalutata la sua pericolosità sociale. In Italia, l'esecuzione in Colonia agricola o Casa di Lavoro rappresenta una misura di sicurezza non detentiva che prevede il lavoro come strumento di rieducazione e reinserimento sociale di una persona colpevole di reati, la cui durata minima è di un anno. 

Del Grande però è scappato prima di una nuova valutazione attitudinale, facendo scattare l’allarme delle autorità, che fin da subito si erano concentrate nelle ricerche a pochi passi dal Ticino. Elia Del Grande è infatti originario di Cadrezzate, nel Varesotto. Proprio lì, nel gennaio del 1998 sterminò la famiglia, padre, madre e fratello, a colpi di fucile, in quella che venne ribattezzata dai media «la strage dei fornai». Tutta la sua famiglia lavorava infatti nel forno di proprietà, sempre a Cadrezzate, che tutt'oggi reca l'insegna «Del Grande».

E dopo quel terribile fatto di sangue, cercò di raggiungere il Ticino. L’uomo, allora ventenne, venne infatti fermato al confine dalle autorità svizzere: voleva arrivare all’aeroporto di Lugano-Agno per partire verso Santo Domingo, dove avrebbe potuto ricongiungersi con una ragazza della quale si era innamorato durante un viaggio ai Caraibi. Voleva tornare da lei, per sposarla. Un matrimonio impossibile, osteggiato dalla famiglia - stando alla sua versione dei fatti -, che portò Del Grande ad uccidere.

Dopo la fuga degli scorsi giorni, il 49.enne, in una lettera a Varesenews, aveva spiegato di averlo fatto per la «totale inadeguatezza» di strutture come le Case di Lavoro che sarebbero «in realtà i vecchi OPG», ossia gli ospedali psichiatrici giudiziari che a metà degli anni Settanta, in Italia, sostituirono i manicomi criminali.

I Carabinieri dei comandi provinciali di Varese e Modena e gli agenti del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) lo hanno fermato proprio a Cadrezzate, dove l’uomo ha tuttora delle proprietà.

E proprio la conoscenza di quelle zone, dove ha vissuto per anni, ha reso difficile la sua individuazione da parte delle forze dell’ordine. Stando a Varesenews, il fuggitivo si muoveva infatti tra la fitta vegetazione dell’area compresa tra Ternate, Travedona Monate e Cadrezzate con Osmate, potendo contare, secondo quanto riferito dagli inquirenti, anche sull’aiuto di alcuni conoscenti. Per sfuggire alle ricerche, inoltre, si serviva pure di un pedalò, con cui di notte attraversava il lago di Monate, muovendosi indisturbato tra i canneti.

Le ricerche, evidenzia l’ANSA, sono andate avanti anche attraverso tracciamenti telefonici sino a portare gli inquirenti al blitz decisivo. Del Grande sarebbe stato fermato con un'azione rapidissima, senza il tempo di reagire o fuggire ancora una volta. Il 49.enne è stato quindi portato in caserma al comando provinciale dei Carabinieri di Varese. Nelle prossime ore sarà probabilmente affidato alla Polizia Penitenziaria. Gli inquirenti ora sono al lavoro per capire se Del Grande abbia avuto uno o più complici, sia durante la fuga che durante il periodo di latitanza.

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