Il caso

È partito il treno dei contrari

Officine FFS di Castione: opposizioni da più parti contro l'approvazione dei piani - La principale è quella del gruppo Marti: "L'ex Monteforno resta la soluzione migliore ed il Governo ha sbagliato" - Ma ci sono anche i contadini nonché WWF, Ficedula e Pro Natura
© CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
24.05.2022 06:00

Cinquanta pagine per dire no alle Officine FFS di Castione. Era la più scontata ma, parallelamente, anche la più attesa. Ed è partita in queste ore alla volta dell’Ufficio federale dei trasporti. Il gruppo Mancini & Marti si oppone alla domanda di approvazione dei piani del futuro stabilimento da 580,5 milioni di franchi. E lo fa perorando, nuovamente, la causa della soluzione alternativa dell’ex Monteforno di Bodio-Giornico. Entro il termine odierno arriveranno pure le censure dell’Unione contadini ticinesi, di WWF, Ficedula e Pro Natura e del Comune di Losone nonché di alcuni privati. L’Associazione per il miglioramento ambientale del quartiere (AMICA) non ha ancora sciolto le riserve; allo stato attuale sembrerebbe intenzionata a lasciar perdere, ma c’è ancora una giornata intera per rifletterci. Difficile quantificare il numero dei contrari (tra i 10 e i 20?). Alla Sezione autorizzazioni di Berna le bocche sono cucitissime. Se ne saprà di più (forse) nelle prossime ore, quando le Ferrovie saranno state informate dai preposti uffici.

Gli espropri fanno discutere

«Guardi, abbiamo dimostrato in modo cartesiano che le stesse FFS e l’intero Cantone guadagnerebbero a scegliere la bassa Leventina piuttosto che Castione quale ubicazione per il sito industriale». L’avvocato Franco Gianoni è da un mese scarso che sta lavorando all’opposizione del gruppo di cui fanno parte tre aziende (in primis l’Otto Scerri) che in quel comparto sono insediate da decenni. E che con l’arrivo della moderna Officina perderebbero 33.000 metri quadrati sui 240.000 complessivi.

«Optando per l’ex Monteforno si recupererebbe la zona industriale in disuso dando un segnale politico chiaro di sostegno alle valli. Inoltre, soprattutto, si potrebbe salvaguardare quella di Castione, destinandola ad altri contenuti, evitando altresì il sacrificio di 8 ettari di superfici per l’avvicendamento delle colture», annota il legale bellinzonese. Al quale non va giù, in particolare, quello che definisce «l’ampliamento a dismisura dei terreni che le Ferrovie intendono espropriare. Per capirci: la zona riservata è pari a 150.000 metri quadri, mentre gli espropri sono più del doppio. Mi sarei aspettato il contrario, nel senso che prima si individuano dei sedimi e poi si scelgono quelli che effettivamente servono per il progetto. In questo caso si è fatto il contrario».

"Nessuna speculazione"

Su questo punto la direttrice regionale dell’azienda Roberta Cattaneo, durante una delle due serate organizzate ad Arbedo a fine aprile, rispondendo ai dubbi di un agricoltore aveva ribadito che «non verrà fatta speculazione. Tutti i fondi che acquistiamo li abbiamo davvero bisogno per edificare lo stabilimento». Infine l’avvocato Franco Gianoni non le manda a dire nemmeno al Consiglio di Stato, che a suo dire ha sbagliato quando l’11 dicembre 2017 firmò la dichiarazione d’intenti: «Aveva il coltello dalla parte del manico, forte del fatto che già si sapeva che il Cantone e la Città di Bellinzona avrebbero garantito un sostegno importante, rispettivamente di 100 e 20 milioni. Si è lasciato sfuggire un’occasione d’oro per avere più voce in capitolo».

Zona riservata: addio iter

La procedura riguardante i piani dell’Officina 2.0 praticamente fa decadere il ricorso interposto al Tribunale federale, dalla stessa Mancini & Marti, contro il via libera alla determinazione della zona riservata. Una sentenza, quella del Tribunale amministrativo federale di San Gallo, che aveva fatto discutere in quanto i giudici avevano stabilito che i dieci opponenti non erano legittimati a ricorrere.

Ostacoli e tempistica

Mancano quattro anni e sette mesi all’inaugurazione delle nuove Officine. La tempistica verrà rispettata? Le Ferrovie sono fiduciose, ma certo l’ennesimo ostacolo sulla strada del moderno stabilimento non fa dormire sonni tranquilli all’ex regia. Dopo che si sarà pronunciato l’Ufficio federale dei trasporti (entro fine 2022, immaginiamo), vi sarà la possibilità di rivolgersi al Tribunale amministrativo federale e, in seguito, al Tribunale federale. La crescita in giudicato della procedura di approvazione dei piani è prevista (dalle FFS) nel novembre 2023. I lavori principali inizieranno il mese seguente.

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