E se fossimo colpiti da un grande blackout come quello spagnolo? Ecco come reagirebbe il Ticino

Sono passate più di due settimane dal massiccio blackout che ha paralizzato, in un colpo solo, l'intera Penisola iberica. Uno stop totale alla fornitura elettrica che ha causato grandi e prolungati disagi a tutti i livelli: dai trasporti alle telecomunicazioni, dalle piccole economie domestiche alle grandi aziende.
Mentre, ancora, le autorità spagnole stanno cercando di ricostruire le cause esatte dello shutdown (la scorsa settimana sono finite sotto la lente di Madrid le difese anti-hacker delle centrali elettriche), emergono storie interessanti sulle ore in cui il buio si è fatto totale. Curioso, in particolare, il caso del villaggio di Oseja de Sajambre (300 anime o poco più), capace di ovviare, in tempi record, al blackout, facendo affidamento su un sistema che, in caso di crollo della rete elettrica nazionale, porta all'attivazione di collegamenti diretti con tre centrali idroelettriche situate nell'area. Risultato: dopo soli venti minuti, l'elettricità era tornata nella piccola comunità montana situata nella comunità autonoma di Castilla y León.
Il caso iberico fa riflettere: e se qualcosa del genere, un blackout così devastante, si verificasse alle nostre latitudini? Le numerose centrali idroelettriche situate nel nostro cantone potrebbero essere utilizzate come quelle di Oseja de Sajambre, per riportare rapidamente "online" il Ticino?
Per capire meglio come la Svizzera potrebbe reagire a un evento di tale portata, abbiamo deciso di fare un viaggio nel processo di fornitura elettrica svizzera, confrontandoci con rappresentanti di ogni gradino della "gerarchia" che alimenta le nostre case. Dalla rete nazionale di Swissgrid all'operatore cantonale, l'Azienda elettrica ticinese (AET), passando per le realtà locali OFIMA e OFIBLE.
La difesa svizzera
Sia chiaro: non vogliamo fare allarmismo. Né dipingere alcun fatto reale o probabile. Ma a volte vale la pena fare un esercizio mentale. Proviamo a immaginare uno scenario simile a quello iberico, ma in Svizzera. Da noi interrogato, il portavoce di Swissgrid per la Svizzera italiana, Gabriele Crivelli, mette le mani avanti: «Attualmente circolano diverse ipotesi su cause e conseguenze di quanto avvenuto nella Penisola iberica a fine aprile. Tuttavia, le reali ragioni non sono ancora conosciute e l'organizzazione preposta ha avviato le indagini del caso». Per questo motivo, evidenzia Crivelli, «non possiamo addentrarci nel campo delle ipotesi e speculazioni, in particolare in merito a un'ipotetica correlazione tra la composizione della produzione di energia e la probabilità e le conseguenze di un evento simile in Svizzera e in Ticino».

Quello che ci ha potuto dire Swissgrid, tuttavia, è che «quanto avvenuto in Spagna non ha avuto alcun impatto sulla rete di trasmissione svizzera. Sebbene in Svizzera siano state rilevate lievi fluttuazioni di frequenza, la sicurezza dell'approvvigionamento è stata sempre garantita». Il gestore della rete nazionale, dunque, «non ha dovuto adottare misure particolari e ha offerto assistenza agli operatori di rete dei Paesi colpiti. In particolare, Swissgrid è stata in grado di aiutare a compensare le fluttuazioni nella rete elettrica francese».
Swissgrid, di per sé, non produce elettricità, ma trasporta quella prodotta dalle centrali elettriche ai centri di consumo attraverso la rete di trasmissione. Questa funziona solamente se la produzione e il consumo di corrente elettrica sono in equilibrio. Tutto deve essere collegato. E nel caso in cui si verificasse un blackout della rete di trasmissione di Swissgrid, anche l’erogazione di energia nella rete di distribuzione di ogni singola azienda elettrica locale verrebbe immediatamente interrotta.


Un'interruzione di corrente diffusa e prolungata, spiega Crivelli, «è uno scenario molto improbabile in Svizzera». Il nostro Paese, infatti, «dispone di una delle reti elettriche più stabili d'Europa, grazie a un'infrastruttura di rete robusta, a sistemi di monitoraggio e protezione completi e a una stretta interconnessione con la rete europea». Un’interruzione su larga scala, insomma, potrebbe essere causata solamente da una concatenazione di diversi fattori sfavorevoli. «Questi includono eventi meteorologici estremi, errori tecnici o instabilità nella rete europea. Tuttavia, singoli eventi vengono generalmente gestiti in modo affidabile dai meccanismi di protezione del sistema». La Svizzera e Swissgrid, in ogni caso, sono pronte: «I nostri specialisti monitorano la rete 24 ore su 24 affinché rimanga stabile. Il loro compito è garantire che la quantità di elettricità immessa nella rete sia sempre pari a quella consumata, mantenendo così l'equilibrio tra consumo e produzione. Piccoli squilibri si verificano regolarmente e vengono compensati utilizzando la cosiddetta energia di regolazione. Squilibri maggiori sono estremamente rari e, come per tutte le situazioni straordinarie, non è possibile fare previsioni sull'andamento di tali eventi».
In generale, ci spiega Crivelli, «vale il principio che più grande è l'interconnessione, più stabile è l'intero sistema. Le interruzioni di corrente possono essere gestite più facilmente se più gestori di rete collaborano. La nostra rete elettrica fa parte della rete europea. Se in qualche parte d'Europa c'è una temporanea carenza di elettricità, altri Paesi possono intervenire. In questo modo, le fluttuazioni o le interruzioni vengono compensate più rapidamente. Questa stretta collaborazione rende la rete elettrica in Svizzera più stabile e sicura». Una collaborazione che con l'Accordo sull'energia elettrica tra la Svizzera e l'Unione europea (UE) - i cui punti cardine sono stati definiti la scorsa settimana in una seduta del Consiglio federale - sarebbe «rafforzata a tutti i livelli», evidenzia il portavoce di Swissgrid. «Sia il funzionamento tecnico della rete, sia la pianificazione dei flussi di elettricità e la collaborazione in generale verrebbero rafforzati» tramite l'accordo.
Riaccendere la luce
Che la luce si spenga su tutta la Svizzera, insomma, è molto difficile. Ma se un'interruzione su larga scala dovesse, effettivamente, verificarsi, le opzioni per riavviare la fornitura sono sostanzialmente due. Da noi contattato, il vicedirettore e responsabile reti di AET Fiorenzo Scerpella ci spiega: «La ricostruzione della rete in caso di blackout viene coordinata da Swissgrid sulla base di procedure prestabilite, e può seguire due modalità: ricostruzione dell’erogazione partendo da una rete nazionale confinante, oppure partendo da una centrale idroelettrica abilitata alla partenza al buio», il procedimento noto come "black start". «L’interconnessione della rete di Swissgrid con quella europea e la presenza di numerose centrali idroelettriche distribuite sul territorio garantiscono alla Svizzera più opzioni».


Le centrali elettriche, del resto, hanno bisogno di energia per iniziare a funzionare, ma in caso di interruzione totale della rete, serve una fonte di energia indipendente per l'avvio iniziale. Come l'acqua. Avviate autonomamente, le centrali elettriche con capacità di avviamento autonomo (come le idroelettriche ad accumulazione con pompaggio) creano piccole reti isolate, stabilizzano la frequenza e la tensione e alimentano i primi consumatori. Passo dopo passo, vengono collegate altre centrali elettriche e reti. Un processo, insomma, volto a ricostruire pezzo per pezzo, come un mosaico, la rete crollata. «Il processo prevede l’alimentazione iniziale di una porzione di rete, l’aggiunta graduale del carico, l’incremento proporzionale della produzione, in un ciclo progressivo e controllato. Il processo coinvolge tutti i gestori di rete del cantone ed è coordinato da AET», ci spiega Scerpella.
Chi, nelle centrali, dovrebbe occuparsi di seguire questi passi è addestrato tramite test: «La procedura nazionale di ricostruzione della rete ha come obiettivo il ripristino dell’intera rete elettrica nel minor tempo possibile e viene testata annualmente, mediante un simulatore, con la coordinazione di Swissgrid».
In quanto azienda elettrica cantonale, AET produce, trasporta e commercia energia elettrica nel nostro cantone. Ma le centrali idroelettriche incaricate di riaccendere la luce sul Ticino, in caso di blackout totale, sono controllate da OFIMA e OFIBLE.

Si riparte da Biasca e Olivone
Le Officine Idroelettriche della Maggia (OFIMA) e di Blenio (OFIBLE) controllano le catene di impianti alimentati, rispettivamente, dalle acque della Maggia e del Brenno, e dei loro affluenti. Le società gemelle, inoltre, gestiscono una delle quattro celle nazionali dedicate alla ricostruzione della rete elettrica ad alta tensione in caso di blackout.
Da noi contattato, il responsabile Pianificazione ed esercizio OFIMA Nicola Ferretti ci spiega che la cella posta sotto la responsabilità delle due officine dispone attualmente di due centrali accreditate per la funzione di black start. Si tratta delle centrali idroelettriche di Biasca e Olivone: «Queste hanno il compito di alimentare i primi comuni». Entrambe sono controllate da OFIBLE. Altre centrali OFIMA potrebbero eseguire questo processo, «ma non soddisfano più i criteri imposti da Swissgrid: la dimensione dei singoli generatori non raggiunge la misura minima richiesta. Per questo motivo non sono più accreditate».
Ferretti ci spiega, passo per passo, la procedura da seguire in caso di partenza al buio: «Il personale di picchetto di OFIMA/OFIBLE ha 30 minuti per raggiungere la propria centrale. Nel frattempo, Swissgrid e AET iniziano a segmentare le rispettive reti prive di tensione, preparandole per la progressiva ricostruzione. Tali manovre sono rese possibili dai sistemi di continuità d’emergenza», unità elettriche in grado di fornire energia alla strumentazione di base anche in caso di blackout, «che garantiscono l’operatività delle sottostazioni e delle centrali coinvolte».


Una volta in centrale, «il nostro personale verifica che l’impianto sia pronto a entrare in servizio e, appena possibile, avvia un gruppo di produzione incaricato di ripristinare tensione e frequenza nominali su di una sbarra della rete alta tensione svizzera». Il tutto nel giro di poco, pochissimo tempo: «Questo stato viene raggiunto al più tardi entro un’ora dall’inizio dell’evento. Da quel momento si procede con la progressiva connessione di altri elementi di rete, fino a raggiungere la prima sottostazione di trasformazione utile, identificata da AET. Da lì si inizia a rialimentare i primi utenti».
Questa, ci spiega il responsabile di OFIMA, «è la fase più delicata, poiché la cella di rete è ancora poco stabile. Il generatore attivo può essere quindi sollecitato solo con aumenti di carico graduali e controllati. In parallelo, seguendo le indicazioni di Ofima e AET, Swissgrid continua a connettere segmenti di rete ad altissima tensione per raggiungere ulteriori centrali e aree di distribuzione».
Non basta, insomma, premere un interruttore. Come già evidenziato, la fornitura elettrica deve essere ristabilita in maniera progressiva, di segmento in segmento. Ed è per questo motivo che nelle ore immediatamente seguenti il grande blackout spagnolo, lo status della procedura di ricostruzione è stato espresso in percentuale. Dopo lo shutdown delle 12.38 di quel lunedì 28 aprile, il ripristino della rete è stato avviato grazie alle centrali elettriche posizionate a nord, sud e ovest della Penisola iberica. Alle 19.20, il 20% della domanda era stata ripristinata, grazie anche all'aiuto di Spagna e Francia. Ma con l'aggiungersi di nuove sottostazioni e centrali, la situazione è rapidamente migliorata: a mezzanotte la percentuale di rete ricostruita era il 61,35%, fino ad arrivare al 99% entro le 7 di martedì 29 aprile. E così anche in Ticino: «Appena possibile, OFIMA avvia altri generatori o centrali, contribuendo ad aumentare la stabilità e a velocizzare il processo di ricostruzione».
Ma a chi arriverebbe la prima energia? «La selezione dei primi utenti da rialimentare è stabilita da AET, in collaborazione con le aziende di distribuzione», chiosa Ferretti. «Ogni scelta viene fatta in base all’aumento del consumo richiesto da OFIMA per procedere con la crescita controllata e stabile della cella di ricostruzione». Già, perché nel controllo della fornitura elettrica vale la legge dell'equilibrio: la corrente non può essere immagazzinata nella rete di trasmissione, dunque per garantire stabilità la quota di immissione in rete (produzione) e il prelievo (consumo) devono essere sempre uguali. Una bilancia che gli operatori svizzeri e ticinesi si impegnano, ogni giorno, a mantenere stabile.