Tecnologia

E si parla già di 6G: «È un teletrasporto per il metaverso»

L'intervista ad Alessandro Trivilini della SUPSI: «Le resistenze verso il 5G? La Svizzera ha standard elevati ed esperti di cui dobbiamo fidarci: la Cina utilizza già il 6G in ambito militare»
Michele Montanari
19.09.2022 17:30

L’innovazione corre e non guarda in faccia nessuno: le discussioni introno al 5G non sono ancora esaurite, e già si parla di 6G. L’azienda sudcoreana LG ha recentemente condotto test molto positivi sullo standard che verrà per facilitare la continuità tra mondo fisico e digitale. Inutile dire che l’avvento del 6G permetterà la creazione di un metaverso sempre più concreto e performante, ben lontano da quello in fase embrionale che oggi porta a timidi risultati. Con il dottor Alessandro Trivilini, responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI, parliamo proprio di queste nuove tecnologie, partendo dagli ostacoli che il 5G sta incontrando sulla sua strada: tra questi, il timore che possa essere nocivo per la salute dell’essere umano.

Resistenze al 5G

Il 6G è già all’orizzonte, dunque, nonostante il 5G non sia ancora diffuso globalmente e non sia implementato a pieno regime. Secondo Alessandro Trivilini, per spiegare questa situazione, bisogna «collocare il 5G su un’asse temporale a due velocità: quella dello sviluppo tecnologico e infrastrutturale, e quella che riguarda la penetrazione di queste tecnologie e infrastrutture nella società civile digitale. In Svizzera le infrastrutture per il 5G sono pronte da anni, ma, come in altri Paesi, sono stati posti degli ostacoli. Questo perché è cambiato il paradigma: le nuove infrastrutture portano le persone a usare diversamente la tecnologia e in un qualche modo questo le spaventa. Il timore della gente, a mio modo di vedere, è stato causato da una campagna informativa sbagliata, che ha puntato unicamente sulla tecnologia e non sui benefici che essa porta in termini di qualità di vita, di servizi e infrastrutture». Secondo l’esperto vi è stato un rallentamento, quasi fisiologico, perché «l’essere umano, per natura, di fronte a cambiamenti così importanti tende a spaventarsi. Il 5G è stato introdotto male e spiegato peggio: questo va sottolineato, altrimenti continueremo a proporre tecnologia che non verrà percepita correttamente dai cittadini e, di conseguenza, non verrà accettata».

Tutte le tecnologie, se vengono integrate, distribuite e diffuse in modo non adeguato e sicuro, possono essere nocive. Questo vale pure per il telefonino

Timori per la salute

Non è solo il nuovo paradigma tecnologico a intimorire la società, ma anche la possibilità che il 5G possa nuocere alla salute. Il responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI commenta: «La gente è portata a pensare: “Più dati, più velocità: ci sarà un prezzo da pagare in termini di salute”. Questo è il messaggio lineare e un po’ banale che è stato diffuso un in tutto il mondo e che ha portato al rallentamento del nuovo standard. Bisogna essere intellettualmente onesti: alle persone va detta la verità». Trivilini sottolinea: «Tutte le tecnologie, se vengono integrate, distribuite e diffuse in modo non adeguato e sicuro, possono essere nocive. Questo vale pure per il telefonino. La Svizzera ha sempre mostrato grande attenzione verso le nuove tecnologie, ponendo limiti nei test, nella diffusione e nella validazione. Gli standard elvetici sono molto alti rispetto a quelli di altri Paesi, proprio per la tutela della salute. Dobbiamo fidarci di chi controlla questo tipo di tecnologie: in Svizzera gli esperti sono molto preparati e non andranno ad accelerare il volume delle frequenze per superare i limiti che sono stati imposti. Se non ci si fida non ne verremo mai fuori. Questo è sempre successo nell’ambito dell’innovazione, ma oggi si è più scettici perché sulla Rete circolano notizie che possono portarci ad abbracciare idee un po’ complottiste. Queste possono avere una ragione nella percezione, ma non trovano fondamento da un punto di vista tecnico. La Svizzera pone dei limiti di validazione dei test che sono sopra la media, dobbiamo fidarci».

Un teletrasporto nel metaverso

La diffusione del 5G si è a tratti incagliata, mentre le prove per il 6G proseguono spedite. Probabilmente sarà proprio questo standard a guidarci in quella rivoluzione chiamata metaverso: in teoria, infatti, il 6G offrirà una velocità di connessione di 1000 giga al secondo (il 5G può arrivare al massimo a 2 giga al secondo, ndr). Secondo Alessandro Trivilini si arriverà ad avere una «multidimensione»: «Arriviamo da 25 anni di dati raccolti dai colossi del web, i cosiddetti big data. Oggi l’intelligenza artificiale con l’apprendimento automatico non è più fantasia: ora si possono costruire delle realtà, uguali se non migliori della realtà stessa, prodotte artificialmente con gli algoritmi. Perché dico “migliori”? Perché hanno tutte le funzionalità tipiche della tecnologia, dai filtri e alle numerose opzioni che si possono applicare. Con l’avvento del 6G avremo un ulteriore cambio di paradigma: se il 5G significa più dati, infrastrutture più veloci e maggiore qualità, il 6G introduce una multidimensione. Il metaverso diventerà effettivamente una realtà. Sarà la riproduzione di ambienti, di oggetti, di persone, di situazioni e di scenari, ricostruiti attraverso dati veri, i big data di cui parlavo prima». L’esperto puntualizza: «Questi elementi non vengono semplicemente ricostruiti in computer grafica, non parliamo più di avatar che si muovono in ambienti riprodotti in 3D. Le strade, le case, i negozi, gli scenari e le persone stesse, nel metaverso saranno costruite con i dati raccolti in 25 anni. A d esempio, una strada non sarà creata con un’immagine messa in un parallelepipedo, ma sarà ricostruita in modo preciso, con i dati della strada stessa e dell’ambiente circostante: il 6G porterà a tutti gli effetti il concetto di teletrasporto. Verremo teletrasportati in ambienti multidimesnionali in cui saremo davvero noi, non le nostre rappresentazioni grafiche. E l’ambiente che ci circonda sarà anch’esso teletrasportato grazie all’analisi dei dati raccolti».

Oggi c’è chi si esalta per il metaverso e ne parla in maniera iperbolica, ma quello odierno è solo una realtà virtuale aumentata, riprodotta artificialmente

Bozze di una nuova realtà

Dopo l’iniziale clamore intorno al metaverso, con Mark Zuckerberg in prima linea a suonare la carica, l’interesse col passare dei mesi sembra essersi affievolito. Questo perché siamo ancora ben lontani dal concetto di teletrasporto. Trivilini spiega: «Oggi c’è chi si esalta per il metaverso e ne parla in maniera iperbolica, ma quello odierno è solo una realtà virtuale aumentata, riprodotta artificialmente: per navigarla e muoversi nell’ambiente c’è bisogno di un artefatto, la user experience è ancora difficoltosa, e le persone non hanno reali benefici. Il metaverso di cui si parla oggi, quello in cui un marchio utilizza il proprio negozio virtuale per vendere merce, non è ancora così attrattivo per il consumatore. Nessuno oggi dice “vado a comprare un paio di scarpe nel metaverso”, perché non ci sono ancora le agevolazioni, la sicurezza, la tutela e la fluidità necessarie. Conviene ancora andare su un sito tradizionale o in un negozio fisico. Il metaverso diventerà attrattivo quando sarà parte integrante della realtà di un utente. Con il 6G sarà possibile riprodurre persone, negozi e situazioni: i big data finalmente assumeranno un senso compiuto».

Il 6G in ambito militare e l’alfabetizzazione

Se il 6G non è ancora realtà in ambito civile, sottolinea il responsabile del Servizio informatica forense della SUPSI, «in ambito militare sicuramente l’infrastruttura è già disponibile. Pensiamo alla Cina, che tecnologicamente ha un pensiero unilaterale e non deve mettere d’accordo nessuno: Pechino decide e gli esperti si mettono subito al lavoro». Trivilini constata: «Hanno una velocità di sviluppo molto accelerata, quindi in Cina è già una realtà in ambito militare, soprattutto in ottica di sicurezza. Un esempio: si possono simulare in tempo reale scenari di guerra realistici, con la possibilità di capire come gestire le risorse, i tempi e i movimenti.  Il 6G è già realtà ma appartiene a una nicchia ristretta. Probabilmente arriverà in ambito civile tra circa 7, 8 anni. Di sicuro non prima, ma non per un problema tecnologico, sarà piuttosto una questione di preparazione delle persone ad entrare in questo nuovo mondo tecnologico. Se nessuno prepara la gente con autorevolezza ad avvicinarsi all’innovazione, a vederne i benefici con trasparenza e onestà intellettuale, avremo resistenze come con il 5G». Secondo il nostro interlocutore, non si tratta solo di «diffondere le infrastrutture, ma investire – non solo le aziende, ma anche Confederazione e Cantone – in un piano di alfabetizzazione digitale, trasparente e autorevole, per avvicinare la gente alle nuove tecnologie. Bisogna coinvolgere esperti competenti e autorevoli, capaci di diffondere un pensiero positivo, ma critico. Solo così si potranno convincere tutti ed evitare che le persone più scettiche cerchino nella discarica dei complotti online. Probabilmente troveranno quello che vogliono sentirsi dire, ma nessuna onestà intellettuale».

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