Il caso

Ecco come la Città potrebbe aiutare il Casinò

Molto probabilmente, la casa da gioco luganese dovrà versare circa 8 milioni di franchi alla Casinò Locarno SA nell’ambito di un contenzioso che si trascina da quasi un ventennio – Il Municipio interverrà e tra i possibili scenari c’è un aumento di capitale oppure la vendita del terreno
© CdT/Chiara Zocchetti
Nico Nonella
23.12.2025 19:30

Franco più, franco meno, sono circa 8 i milioni che la Casinò Lugano SA dovrà con ogni probabilità versare alla Kursaal Locarno SA nell’ambito del contenzioso originato da una convenzione sottoscritta nel 2001 nell’ambito del riordino federale del settore delle case da gioco. Una cifra ingente, a cui la casa da gioco da sola non può far fronte integralmente. Di qui l’aiuto della Città.

Sostegno necessario

La stangata, lo ricordiamo, era stata resa nota dalla stessa casa da gioco luganese dopo che lo scorso 8 settembre la seconda camera civile del Tribunale d’appello aveva emesso una sentenza che accerta un credito a favore di Kursaal Locarno SA per il periodo 2002-2005 di circa 4,73 milioni di franchi. Ma non solo. Come comunicato ieri dal Municipio, «restano inoltre potenziali ulteriori pretese relative agli anni 2006-2021 che, applicando i criteri già confermati dal Tribunale d’appello nella sentenza dell’8 settembre e tenuto conto che la causa appena conclusasi era di natura parziale, comportano un’esposizione complessiva stimata in oltre 8 milioni di franchi».

Pertanto, l’Esecutivo luganese, su richiesta della Casinò Lugano SA, ha approvato il principio di un sostegno alla Casinò Lugano SA per un importo complessivo massimo di 8,55 milioni di franchi quale «misura di supporto straordinario legato alla situazione attuale». Il Municipio ha incaricato il Dicastero consulenza e gestione di elaborare le possibili opzioni di intervento, a tutela dell’interesse della Città, che saranno in seguito oggetto di un messaggio municipale da sottoporre al Consiglio comunale di Lugano all’inizio del prossimo anno.

Serve capitale proprio

Nelle prossime settimane, il Dicastero guidato dal municipale Marco Chiesa proporrà la modalità di intervento più opportuna. Quel che è certo è che al Casinò serve un’iniezione di capitale per onorare questo debito. « Gli scenari concreti sono al vaglio del Dicastero – dice Chiesa al Corriere del Ticino –. C’è la possibilità di ricorrere a un aumento di capitale, emettendo nuove azioni (che potrebbero essere sottoscritte anche dagli azionisti di minoranza) oppure tramite una vendita parziale o totale dell’immobile alla Città. Non c’è un Piano B: si può discutere e ragionare sulla modalità di intervento, ma questi mezzi finanziari sono necessari». Non va dimenticato che il Casinò di Lugano (non il sedime, che Lugano vorrebbe tenersi stretto) fa parte delle «rivalorizzazioni» della Città, annunciate in sede di Preventivo 2026 per calmierare il debito pubblico e per poter continuare a investire. La vendita nel 2027 dovrebbe fruttare 9,6 milioni.

L’accordo «Accento»

Questa vicenda ha origine il 14 maggio 2001, quando la Kursaal Locarno SA e la Casinò Lugano SA sottoscrissero una convenzione sotto l’egida della società Accento SA. Questo accordo nasceva in un contesto politico particolare: la nuova Legge federale sulle case da gioco limitava a una sola la concessione di tipo A per il Canton Ticino, e bisognava gestire il rischio di uno scontro diretto e distruttivo tra Locarno e Lugano. «L’“accordo Accento» (così venne chiamato) non fu quindi un’intesa commerciale ordinaria, ma un patto politico-economico. Si trattava di un compromesso voluto dalle classi dirigenti cittadine dell’epoca: chi avesse ottenuto la concessione di tipo A avrebbe dovuto riconoscere all’altro una compensazione (25% dell’utile netto e 0,65% degli incassi netti), così da garantire un equilibrio territoriale e, soprattutto, evitare ricorsi e blocchi che avrebbero potuto paralizzare l’assegnazione federale», recitava la nota stampa. Quando l’11 novembre 2002 il Consiglio federale attribuì la concessione A a Lugano e la concessione B a Locarno, l’accordo divenne attuale. Ma fu proprio la dirigenza di Lugano di allora a disconoscere l’intesa, contestandone la validità. Nel 2006 venne dunque avviata una causa civile. La sentenza del Tribunale d’Appello è stata nel frattempo impugnata al Tribunale federale.

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