"Ero innamorato, altro che sesso..."

BELLINZONA - «Mi ero innamorato di lei. Ora voglio solamente che questa brutta storia si concluda il prima possibile per evitare inutili angosce ad entrambi». Un sentimento nato in uno studio medico, quello che ha portato nel 2009 il cuore di uno psichiatra del Bellinzonese - da oggi a processo di fronte alla Corte delle Assise correzionali presieduta dalla giudice Rosa Item - a battere per una paziente. Un amore malato, però, secondo l'accusa (sostenuta dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, la quale ha ereditato l'incarto da Mario Branda), dato che l'imputato avrebbe costretto la donna a compiere e subire ripetuti atti sessuali. Lui nega, sostenendo che la presunta vittima era consenziente. Anzi, sarebbe stata lei a volerlo. E che, quindi, non avrebbe sfruttato il suo stato di bisogno, reato di cui deve rispondere. L'avvocato del terapeuta, Rossano Bervini, ha preannunciato che chiederà il proscioglimento (senza pretendere indennità). La sentenza è attesa per oggi.
Tra tanti «non ricordo» ed alcuni «è possibile», il medico (sposato e alla prima scappatella extraconiugale) ha ricostruito in oltre sei ore la relazione durata mezzo anno. La donna si era rivolta allo specialista per cercare di mitigare il grave disturbo della personalità di cui soffre tuttora. Dopo poche sedute, psichiatra e paziente (che in precedenza aveva tentato di togliersi la vita) si scambiano le prime effusioni. Fu lui ad attirarla verso di sé: «Volevo baciarla sulle labbra perché mi faceva tenerezza e poi mi stavo innamorando. Lei invece mi baciò con la lingua». La donna, non presente in aula, a verbale ha affermato il contrario; confidandosi con un altro dottore, disse addirittura che l'episodio l'aveva sconvolta. Tanto che nella seduta successiva la presunta vittima pretese delle spiegazioni. «Ma comunque mi rassicurò che non si era sentita manipolata per il fatto che sono il suo medico», è sbottato l'imputato. Il quale mesi dopo si dichiara all'amata, che nel frattempo aveva tentato un altro suicidio: «Mi misi a piangere. Lei disse che provava lo stesso sentimento».
Fattostà che nelle settimane successive la coppia cominciò a frequentarsi con regolarità e a spingersi oltre. «Un giorno uscì dal bagno seminuda. Pretese di fare sesso. All'inizio mi rifiutai, perché provavo per lei un sentimento forte, non attrazione fisica. Poi cedetti», ha precisato l'uomo. Anche in questo caso la versione della paziente (difesa dall'avvocato Carlo Borradori) è discordante. Complessivamente le congiunzioni carnali furono una decina, consumate prevalentemente nello studio medico. L'ultima in estate. In inverno svanisce l'amore: «Le chiesi di prenderci una pausa. Lei si incavolò e minacciò di rivelare tutto a mia moglie. Ciò che fece». Quasi un anno dopo, la donna denunciò infine lo specialista alla polizia.