Lugano

Espulsione appropriata, ma è fattibile? «Si vedrà»

Confermata la misura nei confronti di un afgano condannato per rissa e lesioni – «Spetterà all’autorità competente stabilire se la stessa dovrà essere sospesa» vista la situazione geopolitica del suo Paese di origine
©Chiara Zocchetti
Nico Nonella
06.05.2025 06:00

Espulsione penale confermata per il 35.enne afgano condannato il 27 febbraio di due anni fa dalla Corte delle assise criminali a una pena detentiva di 30 mesi oltre all’espulsione dalla Svizzera per lesioni gravi, lesioni semplici e rissa. Lo ha stabilito il Tribunale federale nel respingere il ricorso dell’uomo contro la sentenza della Corte di Appello e revisione penale (CARP), la quale a sua volta aveva confermato il provvedimento e la relativa iscrizione al SIS.

L’uomo era arrivato in Svizzera nel 2015 e vi aveva chiesto asilo, ma la domanda era stata rifiutata. A suo dire, era stato dapprima poliziotto in Afghanistan, dove avrebbe subito minacce, e poi, dopo essere fuggito in Siria, era stato obbligato a combattere tra le file dell’ISIS.

Alla sbarra era finito per due episodi violenti andati in scena il 9 aprile e il 22 luglio del 2022. Per il primo, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni aveva promosso l’accusa di tentato omicidio (in alternativa, lesioni gravi). Dopo una serata in una discoteca di via al Forte, l’uomo aveva preso parte a una rissa con altre persone, le quali avevano litigato con un suo conoscente. L’imputato era intervenuto e almeno inizialmente aveva tentato di fare da paciere, poi la situazione era degenerata con calci e pugni immortalati dalla videosorveglianza. Ad avere la peggio era stato uno dei partecipanti, finito a terra e colpito più volte. Il secondo episodio era invece andato in scena al parco Ciani. In quel caso, l’imputato aveva colpito con pugni e testate al volto un uomo con in mano un coltello, causandogli una lieve frattura a una costola. Anche qui le tesi divergevano. Per la Procura, vi è stato un accanimento nei confronti della vittima; per la difesa, il 35.enne era passato ai fatti dopo aver più volte chiesto all’uomo che brandiva il coltello di smettere di giocarci.

Per questi fatti, la Corte delle assise criminali presieduta dall’allora giudice Siro Quadri aveva decretato l’espulsione penale obbligatoria. Dopo un primo ricorso, accolto dalla CARP, il 16 ottobre 2023 le Assise criminali avevano dovuto «ripronunciarsi compiutamente» sulla misura. La stessa era stata infine confermata il 23 luglio successivo anche in Appello e il caso era approdato al Tribunale federale.

Pronunciatasi lo scorso 9 aprile, l’Alta Corte con sede a Losanna ha dato ragione alle autorità giudiziarie ticinesi, le quali avevano stabilito che «il ricorrente non ha alcun legame personale in Svizzera, non parla l’italiano nonostante una permanenza di nove anni e non è integrato in questo Paese». Ha pure definito «allarmanti» gli atti di violenza commessi» e ritenuto che «l’espulsione non costituisce in concreto una grave ingerenza nella sua vita privata e familiare». In ogni caso, si legge nelle sentenza pubblicata ieri, «spetterà all’autorità competente per l’esecuzione dell’espulsione stabilire, a tempo debito (prima andrà scontata la pena detentiva, ndr), se la misura dovrà eventualmente essere sospesa» alla luce della «complessità della situazione geopolitica in Afghanistan».

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