La reazione

Fabio Regazzi: «I dazi sono uno shock e una mazzata, ora bisogna agire»

Per il presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) «è ora necessario rivitalizzare l'economia svizzera, alleggerire il carico fiscale e burocratico»
© CdT/Gabriele Putzu

«È stato uno shock». Non usa giri di parole Fabio Regazzi, presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM), nel commentare la decisione di Donald Trump di applicare dazi al 39% per la Svizzera. «Che qualcosa non andasse per il verso giusto si era intuito, per il ritardo nelle comunicazioni. Inizialmente sembrava che in un paio di settimane avremmo trovato la soluzione, invece siamo arrivati a ridosso dell'ultimatum».

Regazzi non nasconde che «nella peggiore ipotesi» si aspettava che la Confederazione «non si sarebbe mossa dal 31%» annunciato in aprile. «E invece siamo andati oltre. Il 39%, per me, è incomprensibile. Ma l'abbiamo già detto: «Benvenuti nel pianeta Trump». Con lui e la sua amministrazione, che lo segue in questi suoi «ragionamenti», è come essere su una giostra».

L'entrata in vigore è prevista per il 7 agosto. Se ci sarà davvero margine di manovra e se il Governo farà un altro tentativo, non è dato saperlo. Ma la comunicazione odierna da Washington «è sicuramente uno shock e una mazzata che ci preoccupa e che, se non riusciamo a trovare una soluzione, farà molto male», commenta ancora il presidente dell'USAM. «A maggior ragione visto che l'Europa è riuscita a negoziare il 15%, quasi un terzo di quello che abbiamo negoziato noi».

Insomma, Regazzi va dritto al punto: «Siamo in una brutta situazione. È chiaro che ci saranno ripercussioni sull'economia svizzera. E, bisogna dirlo, non saranno colpite solo le multinazionali. Questa situazione colpirà anche le piccole e medie imprese (PMI)». Che cosa significa, concretamente? «I nostri prodotti diventeranno molto più costosi e ci sarà probabilmente una spinta inflazionistica». Secondo Regazzi, «questo è un problema che dovrà affrontare Donald Trump con i suoi elettori. Per la Svizzera, tuttavia, diventerà molto più difficile essere competitivi. Già solo con le aziende europee abbiamo una differenza importante. Aggiungiamoci la debolezza del dollaro e, esportare negli USA, soprattutto per le aziende non così "di punta", sarà veramente dura».

Le aziende svizzere dovranno di fatto affrontare una diminuzione delle vendite e delle esportazioni negli Stati Uniti. «Gli americani, a fronte di aumenti di prezzi così importanti, ridurranno i consumi, e compreranno di meno. Acquisteranno meno prodotti svizzeri e continueranno a guardarsi in giro per trovare alternative. Per noi diventerà molto più difficile».

Ci sono soluzioni?  «È indispensabile rivitalizzare l'economia svizzera», conclude Regazzi. «È necessario alleggerire il carico fiscale e burocratico. Dobbiamo dare respiro alla nostra economia attraverso misure interne. Questo non risolverà tutto, ma è il minimo che si possa fare per attenuare lo shock. E bisogna agire in fretta».

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