Fra mercatini e Natale al caldo: quali sono le mete più gettonate per le festività?
È tempo di mercatini e vin brulé, per dirla con Paolo Galli. E di viaggi. Il lungo fine settimana dell’Immacolata, infatti, si avvicina. Lo stesso dicasi per le vacanze di Natale. Tradotto: ai ticinesi non dispiacerebbe affatto prendere il trolley e salutare la quotidianità. Almeno per un po’. D’accordo, ma quali sono le mete più gettonate? E perché? Per capirne di più, ci siamo rivolti a Davide Nettuno, portavoce di Hotelplan per la Svizzera italiana.
«In realtà – afferma il nostro interlocutore – la richiesta per i mercatini di Natale sparsi per il continente, quest’anno, è un filo meno forte rispetto al passato. In compenso, è salita e di molto la richiesta per le capitali e le città europee. Una realtà che, invece, ultimamente era andata un pochino scemando». Nettuno, al momento, preferisce non sbilanciarsi circa i motivi: «Potremmo essere di fronte auna svolta, a un cambio di tendenza, oppure – banalmente – chi decide di visitare i mercatini non si rivolge a un’agenzia di viaggi o, ancora, si aggancia ai gruppi organizzati. Attraverso i quali, magari, è possibile vedere più destinazioni in pochi giorni».
A Parigi, anche in treno
Dicevamo dell’Immacolata. E delle mete a medio raggio. «Londra – prosegue Nettuno – sta tornando in auge. Con forza. E sta crescendo, di nuovo, anche Parigi. Non solo in aereo ma anche, oserei dire soprattutto, in treno. Un tipo di viaggio che la clientela sta riscoprendo. Da un lato, perché è nettamente più sostenibile rispetto alle alternative. Dall’altro, invece, perché viaggiando in treno le persone sono molto meno soggette ai controlli di sicurezza e alle restrizioni per i bagagli. Inoltre, sono più rilassate e tranquille. È un po’ come se il treno fosse un viaggio nel viaggio, mettiamola così».
A Nettuno, però, chiediamo se la minaccia terroristica – sempre presente in Europa, a maggior ragione nelle ultime settimane – rappresenti un freno al turismo sotto le feste. «C’è un po’ di incertezza» ammette il portavoce di Hotelplan. «E le prenotazioni, in alcuni casi, avvengono con un po’ più di ritardo. Stiamo notando altresì che le persone, sempre di più, stanno valutando di spostarsi al di fuori dei cosiddetti periodi critici, come possono essere l’Immacolata, Natale e Capodanno. Al di là della questione terroristica, c’è anche un discorso di densità turistica: viaggiando al di fuori delle date forti, infatti, si evitano assembramenti. E i prezzi, pure, sono decisamente inferiori».
Già, i prezzi. Per i periodi caldi, come quello in arrivo, si può arrivare a spendere anche «il 40, 50 o addirittura 60% in più di quello che sarebbe un prezzo adeguato» spiega Nettuno. «E questo perché parliamo di un periodo in cui, di fatto, quasi tutto il mondo va in ferie. Noi stessi, a volte, facciamo fatica a giustificare alcuni pacchetti. I prezzi, in simili casi, sono guidati unicamente dalla forte richiesta e, di riflesso, dalla scarsa disponibilità di posti».
Ma le mete per Natale?
Parlavamo di mete. Quali sono quelle preferite dai ticinesi per Natale e Capodanno? Ancora Nettuno: «In linea generale, i ticinesi stanno riscoprendo un pochettino la vacanza lunga. Lo vediamo anche con le richieste per il 2024. Parliamo di dieci-quindici giorni. Dall’altra parte, funzionano molto bene i viaggi brevi, in particolare per Capodanno, con destinazioni che possono essere coperte molto bene in quattro, cinque giorni. In questo senso, attira molto Rovaniemi considerando la possibilità di vedere l’aurora boreale».
Tornando alle vacanze lunghe, «il trend è piuttosto chiaro» spiega Nettuno. «Chi parte per dieci giorni o due settimane, in linea di massima, cerca il caldo. Le Maldive, Zanzibar, l’Oceano Indiano in generale, qualcosa ai Caraibi. Il caldo viene cercato anche da chi si sposta per meno giorni: gli Emirati Arabi Uniti, più o meno vicini visto che ci vogliono solo sei ore di volo, Maiorca, ma anche la Sicilia».
Dalla pandemia alla normalità
Infine, una considerazione ad ampio respiro: l’industria del turismo, nell’uscire dalla pandemia, ha vissuto e sopportato non poche difficoltà. Il peggio, ora, sembrerebbe alle spalle. «La situazione, adesso, è abbastanza tranquilla» chiosa Nettuno. «L’estate scorsa, in questo senso, sarebbe stata molto più normale se non avessimo avuto le problematiche legate agli incendi. Con inevitabili chiusure di aeroporti e spostamenti di turisti in altre strutture. Dal punto di vista strettamente operativo, qualche problemuccio c’è stato. Ma possiamo ritenerci molto soddisfatti. Anche adesso, venendo al presente e ai prossimi mesi, la prospettiva è buona. Non ci sono grosse agitazioni o scioperi all’orizzonte, le compagnie aeree si sono più o meno riconsolidate e sono tornate a volare in maniera continua e affidabile, gli alberghi lavorano a pieno regime. Siamo fiduciosi».
Fiduciosi sì, ma con tutti gli scongiuri del caso. «L’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Ma è altresì vero che il nostro è un settore, da sempre, molto soggetto a eventi esterni. È chiaro che, nell’immediato, lo abbiamo visto ad esempio con quanto successo fra Hamas e Israele, il mercato reagisce. Anche rapidamente. Poi, però, si assesta. L’impressione, quando siamo a fine novembre, è che l’industria del turismo abbia finalmente raggiunto livelli di operatività normali».