Frammentati sui conti, il preventivo è una corsa a quattro

Non uno. Non due, come accadeva in passato. E nemmeno tre, come avvenuto negli ultimi due anni. I rapporti commissionali sul Preventivo 2026 che giungeranno in Gran Consiglio saranno addirittura quattro. Oggi in Commissione gestione e finanze si sono delineati i fronti politici attorno ai conti cantonali del prossimo anno. E, appunto, la situazione appare oggi più frammentata che mai.
La scorsa settimana ci eravamo lasciati con tre rapporti sul tavolo della Gestione: uno di PS/Verdi che puntava al compromesso con gli altri partiti per attuare almeno parzialmente le due iniziative popolari sulle casse malati; uno dell’UDC che bocciava i conti presentati dal Governo; e uno del PLR –annunciato poche ore dopo la riunione della Gestione di martedì scorso – che mirava all’intesa con il Centro (che come vedremo è poi riuscita) per approvare il documento dell’Esecutivo con pochi piccoli «ritocchi». Ora, questa mattina a questi tre fronti se n’è aggiunto un altro: anche la Lega intende dire la sua con un rapporto.
Tra un paio di settimane, dunque, in Parlamento si consumerà una corsa a quattro sul preventivo. Quattro fronti alla cui testa vi sarà il rapporto di maggioranza targato PLR e Centro. Ma anche quattro fronti perfettamente consci che nessuno, in realtà, ha i numeri in Parlamento per far passare la propria versione del preventivo. E che quindi sarà necessaria la mano di almeno un altro partito per approvare i conti cantonali 2026. Detto in parole molto povere: se la Lega si asterrà nella votazione sul rapporto di PLR e Centro, allora il preventivo avrà qualche chance di non essere bocciato. Se così non fosse, invece, il rischio di bocciare il preventivo e andare in gestione provvisoria si farebbe parecchio più concreto. Anche se, va detto, al momento tra i corridoi di Palazzo delle Orsoline nessuno crede veramente in questa possibilità.
L’intesa al centro
Ma – al netto delle speculazioni su come finirà in Parlamento – riavvolgiamo il nastro per capire come si posizioneranno i quattro fronti. Partendo da una delle novità emerse oggi: l’intesa raggiunta tra il PLR e il Centro. In mattinata, i due partiti tramite un comunicato hanno fatto sapere di aver trovato un accordo: «La maggioranza della Commissione, composta da il Centro e PLR, propone al Gran Consiglio di approvare il Preventivo 2026», si legge nella nota. Secondo i due partiti non approvare il preventivo «indebolirebbe il Parlamento, che perderebbe la possibilità di dare indicazioni vincolanti al Governo e di fissare i criteri per l’attuazione delle iniziative». Non a caso, i due partiti nel rapporto chiederanno all’Esecutivo «di presentare entro il 1. febbraio 2026 (ndr. prima dunque del termine «marzo-aprile» indicato dal Governo) un messaggio specifico sull’entrata in vigore delle iniziative», che dovrà avvenire «a partire dal 1. gennaio 2027, in modo sostenibile per i conti pubblici». Ma non solo: nel rapporto si specifica anche che, qualora Governo e Parlamento non dovessero trovare un accordo su come implementare e finanziare le iniziative, esse dovranno in ogni caso entrare in vigore dal 1. gennaio 2027. Ad ogni modo, hanno precisato PLR e Centro nel comunicato, il loro rapporto non sarà un «assegno in bianco», bensì «la base tecnica e politica necessaria per poter lavorare immediatamente all’attuazione delle due iniziative sui premi di cassa malati e agli altri cambiamenti decisi dal popolo». Come dire: senza un preventivo non si potrà nemmeno portare avanti i lavori per attuare le iniziative. L’unica modifica sostanziale che PLR e Centro apportano al documento del Governo riguarda lo stralcio dell’aumento dell’imposta di circolazione.
L’altra novità
L’intesa al centro, però, non è l’unica novità emersa oggi. Pure la Lega ha annunciato che presenterà un suo rapporto. Che, come spiegato dal capogruppo Boris Bignasca, prevede «conti in pareggio, ulteriori risparmi, senza nuove tasse». Essenzialmente, tra le varie proposte la Lega riprenderà nel suo rapporto le «famose» 40 misure di risparmio avanzate alcuni mesi fa e, nel frattempo, già bocciate dal Governo. Inoltre, proporrà la non sostituzione del personale partente in maniera più incisiva rispetto a quanto proposto dal Governo. Ma come mai la Lega ha deciso di non firmare il rapporto dell’UDC? «Perché – ha riposto Bignasca – non prevedeva la possibilità di approvare i conti e quindi ci porterebbe in ‘amministrazione controllata’».
Come spiegato dalla deputata democentrista Roberta Soldati (relatrice assieme al collega Tiziano Galeazzi), l’UDC nel suo rapporto prevede infatti di bocciare i conti poiché vorrebbe «misure strutturali pianificate sull’arco di quattro o cinque anni». Ossia: vorrebbe un piano di rientro più incisivo per contenere la spesa dello Stato. Anche l’UDC proporrà dunque la non sostituzione dei partenti nell’amministrazione nella misura del 50% (ben più importante rispetto al 10% proposto dall’Esecutivo). E chiederà pure di stralciare l’aumento delle stime immobiliari (su questo particolare aspetto torneremo più tardi) e anche di annullare i riversamenti di oneri ai Comuni. Sempre l’UDC, poi, con una nota firmata dal presidente Piero Marchesi nel pomeriggio ha fortemente criticato l’intesa trovata da PLR e Centro. In poche parole, secondo l’UDC questa era l’occasione per bocciare il preventivo, «l’unico modo efficace per obbligare il Consiglio di Stato a fare finalmente i compiti», ma i due partiti hanno preferito allinearsi al volere del Governo.
Sul fronte opposto
Dal canto suo il partito socialista ha essenzialmente ritirato la sua proposta di compromesso, formulata la scorsa settimana. «La nostra proposta – ha spiegato il capogruppo Ivo Durisch – era veramente a favore della cittadinanza e del voto popolare del 28 settembre. Ci meravigliamo quindi che non sia stata colta: leggo questa scelta come una questione più partitica che politica». Detto altrimenti, per Durisch il fatto che si arrivi in Parlamento con quattro fronti rappresenta un pessimo segnale: «Sempre più si privilegia la narrazione che ognuno vuole dare alla popolazione del proprio partito, a scapito di soluzioni pratiche e pragmatiche veramente a favore della cittadinanza».
Detto ciò, tornando al compromesso iniziale, nel nuovo rapporto del PS «questo punto – ossia l’accettare alcuni tagli alla spesa proposti dal Governo – verrà meno». Tagli che dunque nel rapporto targato PS saranno stralciati. Il PS, tuttavia, manterrà nel rapporto l’implementazione delle iniziative dal 2026 (con un anno di transizione), finanziate con le quote della BNS (che quasi sicuramente arriveranno) e con un aumento dell’imposta sulla sostanza.
Un’ultima questione
Da segnalare, infine, che a dicembre in Parlamento giungerà anche un altro dossier che – di traverso – riguarda il preventivo: l’iniziativa popolare costituzionale (promossa nel 2022 da UDC, Lega, PLR e Centro) che propone la neutralizzazione dell’aumento dei valori delle stime immobiliari. Come noto, infatti, quest’anno il Ticino avrebbe dovuto procedere a una revisione totale delle stime. Tuttavia, il Governo ha proposto – proprio nel Preventivo 2026 – di rimandare questo esercizio e nel frattempo di procedere con un aumento parziale, pari al 15%.
Oggi in Gestione, però, l’UDC ha insistito affinché si portasse al voto in Parlamento l’iniziativa (per poi portarla al voto popolare nei prossimi mesi/anni). Allo stesso tempo, il PS ha già annunciato che porterà in aula un rapporto di minoranza. Il tema, dunque, verrà discusso nella medesima sessione in cui alcuni partiti (che hanno sostenuto l’iniziativa popolare) potrebbero approvare il parziale aumento delle stime proposto dal Governo nel preventivo.

