Ticino

Fuochi rinviati a Lugano, le parole del capo artificiere: «Non potevamo rischiare»

Andrea Colombo ha parlato con il CdT: «Il vento doveva cambiare direzione, ma è rimasto contrario, diretto contro il pubblico. Non era una questione di spettacolo, ma di sicurezza»
© Ti-Press /Gioele Pozzi
05.08.2025 14:00

Il Primo Agosto, in Svizzera, accende non solo lo spirito nazionale, ma anche il cielo. Non è solamente una data sul calendario: è un rituale collettivo, un’esplosione – anche letterale – di simboli, tradizioni ed emozioni. I fuochi d’artificio sono da tempo uno dei momenti più attesi delle celebrazioni per la Festa nazionale: un’occasione per ritrovarsi all’aperto, godersi lo spettacolo e vivere insieme un senso di comunità. Anche quest’anno, l’attesa per il tradizionale spettacolo pirotecnico era palpabile. Un evento che continua a incantare generazioni, accendendo gli occhi dei più piccoli e facendo brillare di nostalgia quelli degli adulti. Non sono solo luci nel cielo, ma segni luminosi di un’identità corale, di un passato celebrato e di un avvenire condiviso.

Ma dietro queste luci che ci tengono con gli occhi all’insù si cela un mondo fatto di scelte, preparativi e incognite. La magia dei fuochi d’artificio è infatti frutto di un’organizzazione complessa, spesso invisibile al pubblico. C’è chi lavora per settimane affinché tutto sia perfetto: permessi da ottenere, misure di sicurezza da coordinare e condizioni meteorologiche da monitorare con ansia. Ogni dettaglio è calibrato con precisione, perché tutto possa svolgersi al meglio e offrire uno spettacolo all’altezza delle attese. Eppure, nonostante l’accuratezza e la passione con cui tutto viene pianificato, l’imprevisto può essere dietro l’angolo.

È quanto accaduto anche quest’anno, quando lo spettacolo pirotecnico, inizialmente previsto per la sera del 1. agosto, è stato rimandato al giorno successivo a causa del maltempo. Una decisione sofferta, maturata dopo ore di attesa e valutazioni tecniche in tempo reale.

«Abbiamo atteso fino all’ultimo nella speranza che le condizioni migliorassero – racconta Andrea Colombo, il capo artificiere – le previsioni non erano così negative, si prevedeva che il vento cambiasse direzione. Invece è rimasto contrario, tirava contro il pubblico. Non potevamo rischiare». A complicare le cose, la presenza di raffiche di vento ben oltre i limiti imposti dalle norme federali: «Con la polizia abbiamo registrato venti tra i 55 e i 65 km/h. Oltre i 45, la normativa vieta di sparare. E in alto, dove arrivano le bombe, il vento è ancora più forte».

Alle 22:27 un fulmine ha illuminato il cielo e sancito, di fatto, la fine dell’attesa: «A quel punto la gente ha iniziato a scappare. C’erano fulmini, pioggia e vento forte. Non era più questione di spettacolo, ma di sicurezza». Un rinvio che ha suscitato polemiche sui social, ma che non è stato deciso dalla Città, come qualcuno ha suggerito: «Quando si tratta di sicurezza, ci assumiamo noi la decisione. Annullare o posticipare una manifestazione non è mai semplice, ma è necessario se c’è pericolo per le persone», spiega ancora Colombo, titolare insieme al fratello Luca della Pirotecnica Sagl ad Ascona.

Nonostante tutto, lo spettacolo non è andato perduto. «Fortunatamente, il materiale era già pronto e perfettamente coperto, quindi si è salvato dalla pioggia. Non ci sono stati costi aggiuntivi, ma il lavoro è raddoppiato: 14 artificieri sono rimasti fermi tutta la notte, per poi dover ri-innescare tutto il giorno dopo».

Quello di quest’anno è dunque un episodio che può servire da esempio: quando si ha a che fare con le forze della natura, il monitoraggio costante diventa imprescindibile. Al di là di eventuali critiche, non si possono attribuire colpe: il meteo resta imprevedibile, e le decisioni devono sapersi adattare con flessibilità ai cambiamenti improvvisi, sempre nel rispetto della sicurezza e dello spirito della festa. Un clima di celebrazione che, quest’anno, ha solo dovuto attendere una notte in più per poter esplodere, finalmente, nel cielo.