Ticino

Futuro della Polizia, l’alternativa è servita

Il tanto discusso progetto «Polizia ticinese» elaborato dal gruppo di lavoro è ora definitivo: da ieri è in consultazione presso Comuni, sindacati e partiti – Diverse le novità in termini di ripartizione dei compiti, dei requisiti minimi per i corpi e della governance politica per coordinare il loro lavoro
©Gabriele Putzu

La lettera del Dipartimento delle istituzioni è partita ieri via posta elettronica. Destinatari: tutti i Comuni ticinesi, i sindacati, i partiti in Gran Consiglio, la Conferenza consultiva sulla sicurezza, l’Associazione Polizie comunali e la Polizia cantonale. L’oggetto, lo avrete intuito, è il nuovo progetto «Polizia ticinese», volto a regolare la futura collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali e di cui si discute, ormai, da diversi anni. Una riforma dei compiti delle forze dell’ordine ticinesi, sulla scrivania del Governo da circa un decennio e il cui documento riassuntivo è stato inviato in consultazione proprio nella giornata di ieri. Parliamo di un progetto nato anche con l’obiettivo di offrire al Gran Consiglio, cui spetterà la scelta finale, una possibile alternativa al modello di «Polizia unica», proposto in una mozione dall’ex deputato Giorgio Galusero (PLR), che aveva incontrato la strenua opposizione degli stessi Comuni. Tanto che il relativo messaggio governativo era stato ritirato dieci anni fa dal direttore del DI Norman Gobbi. Ma che, potenzialmente, rimane la seconda alternativa sul tavolo.

Un corposo documento

Ma torniamo al presente, al documento di 31 pagine – che il Corriere del Ticino ha potuto consultare – nel quale sono illustrate diverse novità. In particolare (ma non solo) a livello di governance operativa e politica, un tema che in passato aveva fatto drizzare le antenne soprattutto nel Luganese (si veda l'articolo qui), ma anche quelle di altri Comuni (vedi qui) e dei sindacati (si veda quest'altro articolo). Ad ogni modo, agli interpellati viene in sostanza chiesto: preferite questo progetto oppure la già citata «Polizia unica»? Dalle risposte, da far pervenire entro il 15 settembre, verrà quindi delineato il futuro della polizia ticinese.

Gli incarichi da dividersi

Ma che cosa prevede, in sostanza, il progetto Polizia ticinese elaborato dal gruppo di lavoro istituito dal Cantone? Due, in estrema sintesi, i pilastri del progetto: la ripartizione dei compiti (tra Polizia cantonale e PolCom) e l’assetto organizzativo. Il gruppo di lavoro la definisce «una soluzione capace di adeguare autonomie e responsabilità di Cantone e Comuni, rendere più efficienti i servizi di ordine pubblico e offrire un modello alternativo alla cantonalizzazione, mantenendo la neutralità finanziaria per entrambi i livelli istituzionali». Concretamente, per la ripartizione dei compiti sono state analizzate 91 prestazioni di Polizia. È stato applicato un modello che distingue tra autonomia politica comunale (24 prestazioni), condivisa (11 prestazioni) e cantonale (56 prestazioni). Per le prestazioni di prossimità è stato inoltre definito il grado di autonomia operativa comunale, distinguendo tra autonomia completa (6 prestazioni) e residua (22 prestazioni, con autorizzazione cantonale). Ulteriori 23 prestazioni possono essere delegate dal Cantone ai Comuni, con la possibilità di porre vincoli formativi e normativi.

L’assetto organizzativo

Per l’assetto organizzativo «si è mirato a superare i limiti del modello attuale» e, all’atto pratico, è prevista l’eliminazione della distinzione tra Polizia polo e strutturata, nonché della figura dell’ausiliario di Polizia, a favore dell’assistente di Polizia. I Comuni senza un proprio corpo di Polizia dovranno convenzionarsi con un unico altro corpo (comunale o cantonale), cui delegare anche la gestione operativa degli eventuali assistenti assunti. Sempre per quanto riguarda l’assetto organizzativo sono state ritenute due forme possibili per i corpi di Polizia comunale: da un lato quella esistente del servizio interno all’Amministrazione comunale (aperto a convenzioni con altri Comuni) e dall’altra quella del Consorzio intercomunale, regolato da una specifica legge settoriale, cosa «che permette di superare i limiti funzionali denunciati in alcune realtà territoriali».

È stata inoltre stabilita una dimensione minima per i corpi delle Polizie comunali pari a 13+1 unità (tredici agenti e un comandante). Tra i requisiti minimi citiamo pure la «copertura oraria» da garantire: dalle 6 del mattino alle 22 tra domenica e mercoledì; dalle 6 del mattino alle 2 di notte tra giovedì e sabato. Poi, per definire ulteriormente la dimensione adeguata del comprensorio servito da un corpo di polizia comunale è stato elaborato un modello multi-criterio (basato sulla popolazione domiciliata e villeggiante, sulla popolazione a rischio e sulle attività economiche presenti nel territorio), con la necessità di soddisfare determinati criteri. «Sulla base di questi e delle relative soglie – scrive il gruppo di lavoro – , due corpi di Polizia comunali (Stabio e Losone) risultano sottodimensionati e dovrebbero aggregarsi ad altri corpi».

Questione di organizzazione

Resta poi la questione centrale del coordinamento tra i vari attori. Per quanto concerne il coordinamento puramente operativo, viene proposta l’adozione di quattro Consigli regionali dei comandanti (CRC), la cui conduzione sarà affidata ai comandanti delle polizie comunali di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio, e che si riuniranno quattro volte all’anno. Scopo dei CRC sarà discutere i problemi a valenza regionale. Oltre a ciò, si è deciso di istituire pure un Consiglio interregionale dei comandanti (CIC), a cui parteciperanno (una volta all’anno) tutti i comandanti delle PolCom.

Per la governance politica si propone invece la creazione di quattro gremii di coordinamento regionale (le Conferenze consultive regionali, CCR), composte dai municipali responsabili della polizia e presiedute dai capidicastero di Bellinzona, Locarno, Lugano e Mendrisio. Le CCR, va detto, avranno unicamente una funzione consultiva. Oltre alle Conferenze regionali, per «assicurare il coordinamento politico a livello sovraregionale» è stata inoltre proposta la costituzione di una Conferenza consultiva cantonale (CCC), anch’essa con funzione consultiva e voluta per discutere le strategie di sicurezza.

I prossimi passi

Infine, per dare il tempo necessario ai Comuni di adattarsi, per l’implementazione del nuovo modello è stato previsto un periodo transitorio di tre anni. «Durante questo periodo – precisa il gruppo di lavoro – i perimetri dei corpi di Polizia e le convenzioni in essere non potranno essere modificati». Il rapporto, come detto, è ora in consultazione presso Comuni, partiti e associazioni. E, dalle loro osservazioni, si procederà con eventuali revisioni del documento. È infine prevista la presentazione del messaggio definitivo del Governo. E poi, va da sé, la palla passerà al Gran Consiglio. Come dire: la strada è ancora lunga.

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