Arzo

Gaggiolo in secca: la colpa non è dell'operaio

Nel luglio del 2022 il corso d’acqua si prosciugò anche a causa dell’utilizzo di una pompa idraulica per irrigare il campo sportivo – Prosciolto l’addetto che l’attivò: «Ha agito come da istruzioni ricevute» – Condannato, per contro, un superiore
© CdT/Gabriele Putzu
Stefano Lippmann
28.09.2024 06:00

«Era un semplice operaio che ha sempre agito come da istruzioni ricevute». Per di più, «con il materiale presente sul luogo, messo a disposizione dal Comune, suo datore di lavoro». Sono chiare le parole espresse dalla giudice Petra Vanoni durante la lettura della sentenza in Pretura penale a Bellinzona. Chiaro è anche il giudizio: prosciolto.

Non è l’operaio addetto alla manutenzione del campo da calcio di Arzo che deve assumersi la responsabilità della secca del fiume Gaggiolo avvenuta il 4 luglio del 2022. Quel giorno, ricordiamo, il fiume si era prosciugato anche a causa di una pompa idraulica posizionata nel greto del fiume per captare l’acqua necessaria all’irrigazione del campo sportivo. L’uomo –un 38.enne di Mendrisio attivo nella squadra del Verde pubblico della Città e successivamente inserito nel team di manutenzione dei campi sportivi –, come detto, è stato prosciolto. Così ha sentenziato la giudice Vanoni dopo che il 38.enne – difeso dall’avvocata Letizia Vezzoni – ha impugnato il decreto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis. Secondo la procuratrice, il collaboratore della Città si era macchiato del reato di infrazione alla Legge federale sulla protezione delle acque. Ma, come visto, ieri la Pretura penale ha ribaltato il giudizio.

Una pompa fuori luogo

«Sopra di lui vi è un responsabile diretto» ha ribadito ieri la giudice Vanoni, sposando di fatto la linea difensiva. Vi erano dei responsabili, insomma, che dovevano conoscere le modalità d’azione per irrigare il campo. Per attingere acqua dal fiume Gaggiolo, infatti, era attiva un’autorizzazione. Una decisione presa dall’Ufficio dell’energia del Cantone nel 2012 valida per una durata di 20 anni. Documento che permetteva un prelievo massimo autorizzato di 0,5 litri al secondo. La pompa in dotazione ai giardinieri del campo sportivo di Arzo però, a conti fatti, prelevava 6,6 litri al secondo. Inoltre, è stato accertato in aula, lo strumento per captare l’acqua era il medesimo dagli anni ‘80 del secolo scorso.

Una condanna c’è

Detto del proscioglimento dell’operaio, un colpevole per quanto avvenuto è stato identificato? Stando agli organi giudiziari, sì. In merito a questa vicenda il Ministero pubblico aveva emesso due decreti d’accusa. L’altro, non impugnato, è cresciuto in giudicato. Oggetto della condanna un quadro dell’Ufficio tecnico comunale ritenuto, appunto, colpevole di infrazione alla Legge federale sulla protezione delle acque. Un superiore, dunque, l’unico identificato dall’inchiesta. Diciamo questo perché, anche ieri in aula, è stato riconosciuto «un buco nell’organigramma» e, in sede d’inchiesta, «non è stata fatta una ricostruzione del passaggio di informazioni nella linea gerarchica». La stessa giudice, nel motivare la sentenza, ha spiegato che «l’inchiesta poteva coinvolgere altre persone».

Di più: «Effettivamente andavano interrogate altre persone». Il 38.enne, è stato ribadito, nell’irrigare il campo «non ha ricevuto le dovute informazioni» e, oltretutto, «ha utilizzato il materiale messo a disposizione dal Comune».

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