Gestori troppo anziani e taglio dei sussidi, le spiegazioni del Cantone

Nei mesi scorsi la richiesta di spiegazioni si è fatta sempre più rumorosa e insistente. Da quando, cioè, alcune storiche compagnie teatrali del Luganese si sono viste tagliare il sostegno per l’attività annuale in base (anche) all’età anagrafica dei propri gestori. Il motivo alla base si chiama «limitato budget a disposizione» del settore arti sceniche e performative. Questo taglio alle sovvenzioni ha creato non pochi malumori tra gli operatori culturali. Un sentimento che ha in seguito portato il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) a indire un incontro (avvenuto recentemente) con i servizi dipartimentali coinvolti e gli operatori del settore per fare chiarezza sulle scelte di politica culturale. Ebbene, le spiegazioni, in primis, sono arrivate per bocca della consigliera di Stato, Marina Carobbio, che ha ereditato sì il Dipartimento, ma anche la problematica che si è acuita sotto la precedente direzione. In buona sostanza, Carobbio ammette che «la comunicazione inviata alle compagnie oggetto di una riduzione del contributo all’attività corrente non è stata sufficientemente chiara», ma parla anche di uno «sbilanciamento nei sostegni finanziari».
Diminuzione progressiva
Partiamo proprio da quest’ultimo punto. A nostra precisa domanda sui motivi che hanno spinto la Sottocommissione arti sceniche e performative e la Commissione culturale consuntiva (CCC) a decidere i nuovi criteri di valutazione (come quello anagrafico) senza renderli pubblici o comunicarli, la consigliera di Stato premette che questi attori, per emettere i propri preavvisi all’attenzione del DECS, «si basano su criteri quadro chiari, pur mantenendo un legittimo margine di apprezzamento nelle proprie valutazioni». Non è chiaro, però, cosa si intenda per «margine di apprezzamento». Ma andiamo avanti. «Nel 2022 la sottocommissione arti sceniche e performative e la CCC hanno posto alla Divisione della cultura e degli studi universitari e alla direzione del DECS il tema dello sbilanciamento nei sostegni finanziari all’attività annuale nel settore – prosegue Carobbio –, segnalando che le risorse dedicate a questi sostegni ricorrenti non consentivano di sostenere adeguatamente anche le giovani compagnie meritevoli».
Entrando nel merito, ci viene specificato che «il 59% dei sostegni era destinato a compagnie con salariati regolari sopra i 60 anni, la cui attività annuale era sostenuta in alcuni casi ininterrottamente da oltre 40 anni, mentre solo il 18% dei finanziamenti andavano a compagnie con salariati regolari tra 35 e 40 anni e non vi erano sostegni residui per giovani sotto i 35 anni». Alla luce di queste osservazioni puntuali, «l’allora direzione del DECS ha dato seguito alla proposta commissionale di diminuire progressivamente il sostegno all’attività corrente di due compagnie storiche, mantenendo inalterata la possibilità di continuare a sostenere in modo importante anche in futuro le loro nuove produzioni, rassegne e festival teatrali. Queste decisioni sono state frutto di valutazioni specifiche, che hanno tenuto conto anche di altri indicatori oltre a quello dell’età, e non di una modifica legislativa di valenza generale, ragion per cui non vi è stata una comunicazione trasversale e anticipata a tutti gli operatori del settore».
Definire delle linee guida
Ma al netto di tutto, la consigliera di Stato come legge la situazione che si è venuta a creare? «Ritengo che la comunicazione inviata alle compagnie oggetto di una riduzione del contributo all’attività corrente non sia stata sufficientemente chiara e ciò ha comprensibilmente generato reazioni», precisa. E aggiunge: «Non esiste alcun criterio formale che escluda a prescindere dal sostegno pubblico le attività annuali di compagnie gestite da persone attive da molti anni. Le puntuali decisioni prese dalla precedente direzione del DECS hanno voluto tener conto dell’oggettivo disequilibrio che contraddistingue l’attuale distribuzione dei finanziamenti. Il mio obiettivo è definire delle linee guida della politica culturale per la legislatura e adattare, se dal caso, i relativi criteri». In ogni caso, l’obiettivo per la legislatura targata Carobbio è quello di «lavorare anche sulla comunicazione, migliorando chiarezza e trasparenza, in modo da evitare che simili attriti si riproducano in futuro».
«Ritoccare la chiave di riparto»
Oltre a tutte le domande sollevate da questa storia, c’è anche un fattore esclusivamente politico da prendere in considerazione. E si chiama «manovra di risanamento dei conti pubblici» scaturita dal disavanzo (80 milioni) del Preventivo 2023. Questi tagli alla cultura, quindi, potrebbero essere dettati anche da questo? «Il cambiamento è frutto della volontà di promuovere maggiormente anche le giovani leve, a fronte di una torta complessiva a disposizione del settore delle arti sceniche insufficiente per dar seguito positivamente alle richieste di tutti gli operatori del settore – rileva Carobbio –. Se non è possibile distribuire maggiori risorse, come è il caso, vista l’attuale situazione finanziaria del Cantone, l’unica soluzione residua è ritoccare la chiave di riparto».