Grampa: "Non l'abbiamo coperto"

Il vescovo emerito spiega come mai l'ex sacerdote attualmente a processo ha potuto insegnare nelle scuole nonostante le voci sulla sua pedofilia
Red. Lugano
29.07.2016 09:17

LUGANO - Il male commesso dall'ex sacerdote sotto processo (vedi suggeriti) non è stato un fulmine a ciel sereno. È cresciuto con il tempo, si è manifestato in diversi luoghi e situazioni, ha ferito più di una persona. La domanda è inevitabile: non era possibile fermarlo prima? Ad esempio nel 2007, quando svolgeva il ruolo di parroco e di docente di religione alle elementari a Magliaso pur avendo alle spalle la condanna del 1988 per atti di libidine su fanciulli e i sospetti di pedofilia del 2002.

Per quanto riguarda il ruolo scolastico, l'allora sindaco Marino Monti spiega che l'imputato era diventato maestro in quanto sacerdote, come da prassi, e che il Municipio si è sostanzialmente fidato di una persona mandata dalla Curia. «Noi come Esecutivo non avevamo voce in capitolo nella scelta – spiega Monti – Di quel precedente penale non sapevamo niente e non abbiamo mai ricevuto denunce o sentito voci a riguardo».

Sulla stessa frequenza il vecchio sindaco di Brione sopra Minusio Stefano Valli, dove il prete aveva a sua volta predicato e insegnato religione. «Non so niente di quello che è successo in paese. Quanto alla scuola, di solito è il consiglio parrocchiale insieme alla Curia a decidere a chi affidare l'insegnamento della religione». Abbiamo quindi girato la domanda al vescovo allora in carica Pier Giacomo Grampa: perché far restare il parroco vicino ai ragazzini? «A Brione sopra Minusio, dove ancora oggi c'è chi lo difende, sono intervenuto subito decidendo per il trasferimento nonostante la Magistratura avesse decretato un non luogo a procedere sulle accuse di pedofilia – premette il nostro interlocutore – Della sua condanna nel 1988 non sapevo nulla: nei nostri archivi non ho mai trovato copia di quell'atto d'accusa». Il secondo intervento della Curia risale invece al 2011.

«Quando è emersa la vicenda dei filmati pedopornografici, l'ho sollevato completamente dal suo incarico. L'ho anche mandato in un convento in Svizzera interna per far sì che recuperasse la sua fede, ma il problema era psicologico, non etico. Il caso è triste e con il senno di poi avrei forse agito diversamente, ma non pensavo che quell'uomo fosse così devastato dentro. Si fatica a pensare così male del prossimo». In tutte le scelte sul da farsi – rimarca Grampa – quel «non luogo a procedere» ha avuto un certo peso. «Fra l'altro la Magistratura aveva ricevuto segnalazioni sul caso anche dalla commissione sui reati sessuali presieduta da padre Callisto. Cosa potevamo fare di più? Di certo non c'è mai stata la volontà di coprirlo! Qualcuno penserà che si poteva evitare, ma anche un incidente come quello di Quinto si poteva evitare. Con il senno di poi...».