Il progetto

Grand Hotel, parte il restauro ai dipinti nel Salone delle feste

Continua a pieno ritmo il rinnovo dello storico albergo monumentale in zona stazione di Locarno, a cura di Artisa - «Siamo nel pieno di una nuova fase del cantiere, con interventi strutturali, installazione degli impianti e il recupero decorativo»
Alain Artioli, presidente di Artisa, osserva i progressi nel fiore all’occhiello della futura struttura ricettiva © CdT/Gabriele Putzu
Jona Mantovan
02.08.2025 06:00

Più che un albergo - e comunque un bene tutelato a livello nazionale - ora come ora sembra un «castello d’acciaio». Almeno dall’esterno, con tutti quei ponteggi che luccicano sotto il sole di luglio. È un buon segno, perché significa che i lavori per il rinnovo del Grand Hotel Locarno (la cui conclusione è prevista tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027) continuano senza intoppi. Decine di operai sono impegnati, da tre mesi, su altrettanti fronti del cantiere. A fare il punto al Corriere del Ticino è il presidente di ArtisaAlain Artioli: «Siamo nel pieno di una nuova fase, con interventi strutturali quasi conclusi, l’installazione degli impianti e il recupero artistico e decorativo», racconta il 39.enne salendo le scale provvisorie all’interno, con tanto di casco d’ordinanza (obbligatorio).

Superata l’impalcatura metallica, posta a vari metri dal pavimento del Salone delle feste, ecco apparire i dipinti murali. In tutto, decine e decine di metri quadrati raffiguranti soggetti sfarzosi. Sullo sfondo di un cielo azzurro nuvole, cavalli, putti, stemmi. C’è persino un gruppo di bimbetti che gioca con un leone, simbolo della Città.

Sulla Città e dintorni abbiamo in ballo vari investimenti, per una somma totale di 200 milioni di franchi
Alain Artioli, Presidente di Artisa Group, 39 anni

Gli strati di carta velina

In un angolo, due restauratrici levano con delicatezza ampi fogli di carta velina, rivelando - sotto lo strato pallido, applicato per evitare il deterioramento dell’opera a causa delle vibrazioni provocate dai lavori per la sostituzione delle solette in legno del 1875 - colori un filo più sgargianti.

«Questa grande pittura risale al 1925, in occasione del Patto di Locarno», racconta ancora il nostro interlocutore. Sottolineando come da allora, per un secolo, non sia stata oggetto di alcun intervento di consolidamento per favorirne la longevità. «Ma presto le specialiste metteranno mano a questo ambiente, riconferendogli la bellezza originaria e garantendone la fruizione al suo massimo splendore almeno per prossimi cinquant’anni». «No, non mi era mai capitato di lavorare su una superficie così ampia», spiega Clara Dewinter. La 29.enne aggiunge che i disegni sono stati realizzati a secco usando la tempera, «ma abbiamo notato alcuni piccoli ritocchi con vernice acrilica, integrati nelle parti più deteriorate».

Anche per la sua collega, Greta Bacco, la possibilità di mettere in pratica le proprie competenze nello stabile monumentale di fronte alla stazione di Locarno rappresenta una grande sfida: «Abbiamo salvato un patrimonio la cui pellicola pittorica avrebbe rischiato di staccarsi».

«Una grande sfida»

La 28.enne, tuttavia, non è nuova a operazioni sul periodo storico rappresentato dal «paziente» ora in esame: «Capita sovente, con tutto il gruppo di lavoro, di trovarsi di fronte a queste annate». Il discorso vale per entrambe, diplomate alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana e impiegate per l’azienda La Maddalena, la quale si è occupata, sempre con lo stesso personale, pure della vicina «Casa Rossa», edificata ancora prima del corpo principale dell’hotel, e dalla caratteristica facciata di ispirazione veneziana.

Le società in gioco

L’impegno nel ripristinare il fascino della struttura ricettiva, rimasta abbandonata per due decenni, non è da tutti i giorni: la stessa cura la si riserverà per i materiali e i motivi dei pavimenti, come anche per i corridoi e altre parti comuni: è proprio qui che gli esperti hanno trovato, sotto strati di tinteggiatura sintetica bianca degli anni Ottanta, una serie di rifiniture che saranno ripristinate.

«Mio padre ha voluto aprire una nuova fase lavorativa della sua vita, raccogliendo nuove sfide, tra le quali il rilancio di San Bernardino e ha scommesso tanto su questo immobile; io, con Artisa, sono al suo fianco», riprende Alain Artioli. «Artisa Group si occupa di sviluppo immobiliare come investitore diretto, ma opera in alcuni casi affiancando investitori terzi selezionati, come nel caso del Grand Hotel, dove l’investitore è inoltre il fondatore del gruppo. L’intervistato chiarisce l’aspetto relativo alle società in gioco: la GHL SA è la proprietaria del Grand Hotel e fa parte di Art Family Office di Stefano Artioli. Quest’ultima ha avviato una collaborazione con Arabella Hospitality - annunciata di recente - per aprire il «cinque stelle» sotto il marchio Marriott Luxury Collection.

Gli altri progetti

«Tutto questo è sinonimo di qualità, sia dal punto di vista costruttivo, sia dell’esperienza che offrirà ai suoi ospiti», afferma in conclusione, precisando anche l’entità degli altri progetti in Città sostenuti da Artisa Group, tra i quali l’ex Globus e un palazzo affacciato sul lato occidentale piazza Grande: «Parliamo di investimenti complessivi per 200 milioni di franchi. Cifre importanti che riflettono lo sforzo per ottenere un risultato di alto profilo».

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