«I Mondiali di nuovo in Ticino? Gli Europei sono più fattibili»
Bellinzona e il Sopraceneri avrebbero le carte in regola per ospitare un Mondiale di ciclismo su strada, ma finanziariamente l'impresa è ardua. Per molti impossibile. Già lo si sapeva e - dopo la proposta lanciata di recente dal direttore di BancaStato Fabrizio Cieslakiewicz, comunque salutata positivamente anche dal capodicastero Sport della Città Fabio Käppeli - la conferma giunge da un uomo di ciclismo. Sollecitato per un commento Rocco Cattaneo indica quindi un'alternativa: «Si potrebbe pensare ad un evento pure molto seguito ma meno impegnativo come i Campionati europei, una kermesse attualmente decisamente in crescita come dimostrato dall'edizione 2021 tenuta nel Trentino», afferma l'ex corridore professionista, oggi membro del comitato direttivo dell'Unione ciclistica internazionale oltre che imprenditore e consigliere nazionale.
Zurigo è il primo ostacolo
Ma partiamo dall'idea sorta nelle scorse settimane. Rocco Cattaneo sottolinea anzitutto come sia «positivo che in Ticino torna regolarmente la voglia di organizzare i Mondiali di ciclismo, se pensiamo che abbiamo già avuto quattro edizioni benché il Sopraceneri non abbia mai avuto questo onore». Solleva però subito un problema, ovvero che alla Svizzera è già stata assegnata una delle prossime edizioni (Zurigo 2024). Questo significa che «per tornare nel nostro Paese verosimilmente bisognerà aspettare qualche anno. Anche in considerazione di questo punto, qualora ci fosse un'intenzione seria e valida, consiglio comunque di inoltrare una candidatura il più presto possibile».
«L'idea è buona, ma serve una base solida»
Già solo l'allestimento di un dossier di candidatura, tuttavia, richiede uno sforzo gravoso tra tempo e soldi. Per non parlare dell'organizzazione in sé, qualora il progetto dovesse andare in porto. «I Mondiali di ciclismo su strada - afferma Rocco Cattaneo - sono un evento sempre più mediatizzato, che fa gola anche a grosse città, e di conseguenza risulta sempre più caro». A Mendrisio nel 2009 erano costati 13 milioni, come già ricordato sul CdT da Agnès Pierret che aveva diretto la macchina organizzativa; e al giorni d'oggi si parla di circa 20 milioni. Per questi motivi, oltre che per tutti i problemi logistici e di conciliabilità col territorio da mettere in conto, Cattaneo è quindi cauto, e del resto nessuno ha sin qui parlato di certezze, ma solo di scenari. Sottolinea però di non voler scoraggiare chi ha fatto questa proposta (per cui a breve dovrebbe tenersi un incontro esplorativo), anche perché ritiene che potenzialmente Bellinzona abbia i requisiti per farcela: «L'idea è buona, le strade e le infrastrutture sono adatte, ma come detto occorre partire da lontano, con una base finanziaria solida e con un team altrettanto solido».
Nel Trentino grande ritorno d'immagine
Già presidente dell'Unione europea di ciclismo oltre che numero uno dei Mondiali di Lugano 1996, Rocco Cattaneo come controproposta - sempre che ci sia l'interesse - consiglia allora di eventualmente candidarsi per l'organizzazione dei Campionati europei, un'esperienza ancora giovane per quanto riguarda l'élite (il primo titolo fu vinto da Peter Sagan nel 2016 in Francia), e che soprattutto costa molto meno (si parla di 2-3 milioni di franchi). Anche nell'ottica del marketing sarebbe un'ottima occasione, aggiunge. Lo dimostra il ritorno d'immagine dell'ultima edizione svolta, quella del 2021 a Trento. Secondo una ricerca di mercato realizzata da Nielsen Media Research su incarico degli organizzatori, l'investimento di «soli» 1,6 milioni di euro di sarebbe moltiplicato per 30 generando un ritorno d'immagine di quasi 50 milioni. Senza contare l'indotto diretto generato soprattutto a beneficio del settore turistico, con soggiorni alberghieri per 2,3 milioni di euro.
I molti vantaggi dell'alternativa
Un Campionato d'Europa, aggiunge l'ex ciclista, ha anche il vantaggio di essere meno invasivo rispetto ad un Mondiale, sia per il fatto che sono sufficienti percorsi più compatti e meno estesi, sia per la durata più breve della manifestazione. E nonostante si tratti di un appuntamento comunque meno noto, la maggior parte dei migliori ciclisti del Vecchio continente vi partecipa, l'attenzione generata è ampia e la competizione viene largamente ripresa a livello mediatico. «Dal punto di vista organizzativo, della sicurezza e della viabilità l'impatto è molto più soft, e quindi l'organizzazione è maggiormente fattibile».
