I soldi “sporchi” del marito morto, in una banca di Lugano

Sequestrati 7 milioni di euro, mai dichiarati prima del 2015, a una vedova bergamasca - La donna ha sempre nascosto l'origine delittuosa del denaro - Confiscati beni anche in Italia
Red. Online
11.10.2018 08:38

BERGAMO/LUGANO - Sette milioni di euro depositati in una banca di Lugano, ma quei soldi, mai dichiarati prima del 2015, dopo aver aderito alla Voluntary Disclosure, sarebbero il frutto di attività illecite del marito defunto. La 60.enne vedova bergamasca è finita nel mirino dei militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Bergamo, che hanno sequestrato beni e disponibilità finanziarie in territorio svizzero e italiano per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro. Il provvedimento cautelare nei confronti della donna è già stato firmato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bergamo. Come detto la 60.enne ha aderito alla Voluntary Disclosure, per regolarizzare l'ingente patrimonio, non dichiarato e detenuto all'estero. La donna è accusata di riciclaggio e false attestazioni nella presentazione della procedura di collaborazione volontaria, per aver sottaciuto l'origine di quei 7 milioni di euro. In particolare, l'indagata non avrebbe indicato che le attività finanziarie da rimpatriare erano in realtà collegate ad altri soggetti e che erano il frutto di condotte delittuose, diverse da quelle per cui la legge consentiva la regolarizzazione.

L'attività d'indagine dei finanzieri e della Procura di Bergamo, condotta anche attraverso perquisizioni, accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche e rogatoria internazionale, ha portato ad ipotizzare che le somme depositate presso la banca elvetica e dichiarate come proprie dalla vedova, erano invece da ricondurre ad attività illecite commesse dal marito defunto, già condannato nel 2004 dal Tribunale di Milano, insieme ad altri sette complici, per aver costituito un'associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta ed alla commissione di reati tributari. Gli investigatori hanno scoperto che le disponibilità finanziarie, riconducibili alla donna, erano state trasferite in Svizzera negli anni Novanta, attraverso l'interposizione di una società avente sede in Belize. Sono state così richieste ed ottenute, confermate dal Tribunale del Riesame, misure cautelari per sequestrare i beni nella disponibilità dell'indagata in Svizzera, pari a 7 milioni di euro, e in Italia, tra cui si annoverano anche una società immobiliare e 29 tra fabbricati e terreni. 

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