Migranti

Il Cantone: «La situazione è delicata, cerchiamo 100 posti letto»

La crescente pressione registrata nei centri d’asilo, si fa già sentire anche a livello cantonale - L'intervista a Renzo Zanini, a capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
26.10.2022 20:09

«Non siamo ancora in una fase di emergenza, ma la situazione è delicata». La conferma arriva da Renzo Zanini, a capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino. La crescente pressione registrata nei centri d’asilo, si fa già sentire anche a livello cantonale. Dopo la primissima fase di gestione degli arrivi, infatti, la SEM si occupa di attribuire ai vari Cantoni una certa quota di migranti, secondo una precisa chiave di riparto, che per il Ticino è attorno al 4%. A quel punto, la palla passa alle autorità del Cantone.

Il Ticino ha già notato un aumento dei numeri?
«Sì, finora quest’anno abbiamo già ricevuto 267 attribuzioni, a fronte delle 273 totali del 2021. Significa che abbiamo quasi già raggiunto la quota dello scorso anno. Non solo. Le attribuzioni sono aumentate fortemente nelle ultime settimane. Alla fine di ottobre, ad esempio, le attribuzioni saranno molto più numerose di quelle di settembre, mese nel quale erano già aumentate rispetto ad agosto. In sostanza, a partire da agosto abbiamo notato un aumento importante delle attribuzioni, che adesso andranno a crescere in maniera ancora più rapida».

Come vi state muovendo per gestire la situazione?
«In Ticino ci sono tre centri gestiti da Croce Rossa Svizzera su mandato del Cantone: Cadro, Paradiso, al cui interno c’è anche un foyer per minorenni non accompagnati, e il foyer di Arbedo Castione. In queste tre strutture di alloggio ordinarie al momento c’è poco margine di manovra. Stiamo quindi cercando nuove soluzioni logistiche per poter accogliere i richiedenti l’asilo. A breve termine, l’obiettivo è riuscire a trovare 100 posti supplementari. Se sarà necessario, poi, dovremo trovare ulteriori posti e nuove soluzioni per rispondere ai nuovi bisogni».

Quali sono le opzioni?
«Stiamo cercando soluzioni nelle vicinanze di questi tre centri di alloggio collettivo perché l’esercizio non è solo quello di trovare uno spazio fisico in cui alloggiare le persone, ma anche di garantire la loro presa a carico. Di conseguenza la Croce Rossa, probabilmente, dovrà adeguare l’organico per rispondere all’aumento di persone alloggiate in strutture collettive».

Da dove arrivano le persone alloggiate in Ticino?
«In prevalenza sono persone in fuga dall’Afghanistan, dalla Turchia e dalla Siria. In particolare, però, abbiamo osservato una percentuale di minorenni non accompagnati molto più alta rispetto a quella consueta. Nel 2021, ad esempio, erano stati attributi al Ticino 16 minorenni non accompagnati, ossia il 6% del totale. Oggi ne abbiamo già 42, il 16%. La percentuale di minorenni non accompagnati è quindi triplicata. E praticamente tutti provengono dall’Afghanistan. Al momento, stiamo facendo fatica a trovare interpreti, soprattutto per alcuni idiomi, e di conseguenza si pone il problema di riuscire a comunicare con loro nella maniera ottimale».

Come vengono gestiti i minori non accompagnati, rispetto ad esempio a quanto avviene con le famiglie? Quali sono le sfide con cui dovete fare i conti?
«I minorenni non accompagnati richiedono una presa a carico molto diversa, più attenta e intensiva rispetto a quella di un adulto. Innanzitutto, occorre istituire una curatela formale del minore, inoltre si deve pensare alla sua scolarizzazione e inserire il ragazzo in un percorso di formazione e integrazione».

La recente pressione migratoria si va a sommare alla gestione dei profughi ucraini. Questo quanto mette sotto pressione il Cantone?
«Abbiamo già impiegato molte risorse ed energie per gestire l’arrivo degli ucraini e, ora che siamo usciti da una situazione di crisi acuta, ci troviamo a fare i conti con una nuova situazione difficile. Non possiamo ancora definirla una vera e propria emergenza, ma i numeri stanno certamente aumentando e occorre trovare soluzioni rapide, adattando il dispositivo di accoglienza. È difficile, però, capire come evolverà la situazione nei prossimi mesi, ma finché i numeri nei centri federali saranno alti, anche i Cantoni saranno sotto pressione».

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